Storie di calcio - stagione II - episodio VIII

“Quel Re davanti al mio cognome, è un regalo del re. Vittorio Emanuele II passò per Busto Arsizio e per Nerviano e gradì la buona cucina, l’accoglienza ricevuta. Allora volle beneficiare la gente delle nostre campagne lombarde con un dono simbolico ma indelebile. Così, i Cecconi diventarono pomposamente Re Cecconi, i David Re David, in base al riconoscimento stampato. Il regalo di Vittorio Emanuele II, trasmesso di generazione in generazione, l’ho accolto con orgoglio. È una ricchezza che il mondo non potrà mai portarmi via. Ho il cognome ornato. E suona bene”

Franco Melli intervistò un noto centrocampista, che sarà una pedina importante nella Lazio guidato dal maestro Tommaso Maestrelli. Un calciatore che nonostante il suo talento, vivrà una brutta esperienza che gli costerà caro la sua vita. L'ottavo episodio lo dedichiamo a Luciano Re Cecconi "l'angelo biondo."
Nato il primo dicembre del 1948 a Nerviano in provincia di Milano, il ragazzo è figlio di un muratore. Ancora adolescente, Luciano inizia a lavorare come carrozziere nell'officina del cugino, allenandosi nel tempo libero che gli rimaneva, fino a quando il suo stipendio da calciatore non gli permise a lasciare il suo lavoro per dedicarsi alla passione per il calcio.
Cresciuto nel campo polveroso dell'oratorio di Sant'Ilario Milanese, Re Cecconi muove i primi passi nell'U.S.D. Aurora Cantalupo, passando poi alle giovanili del Pro Patria dove esordì il 14 aprile 1968 in Serie C. Oltre ad essere nominato "l'angelo biondo", i suoi capelli gli valsero un secondo soprannome: Cecconetzer. Era un misto di parole sul nome di un'altro giocatore: il tedesco Günter Netzer. Il motivo? Tra i due c'era una somiglianza fisica.
Un giorno, il Foggia di Tommaso Maestrelli decise di portarlo con sé nei rossoneri, facendolo esordire all'undicesima giornata di Serie B 1969-70 contro il Perugia. Re Cecconi sorprese il tecnico, collezionando 14 presenze e una sola rete segnata. Grazie a lui, il Foggia conquistò la promozione in Serie A. L'annata dei Satanelli durò a mala pena poco e il Foggia tornò in Serie B.
Nella serie cadetta, il centrocampista venne riconfermato da Hector Puricelli che lo assegna nel ruolo di regista e ottiene solamente 34 presenze e una sola rete segnata. 
La sua carriera, però, sta per andare verso un punto di svolta. Tommaso Maestrelli diventa il nuovo allenatore della Lazio e indovinate chi portò? Proprio lui, Re Cecconi. Il destino ha deciso che questi due protagonisti si devono rincontrare per la seconda volta.
Anche con la maglia biancoceleste si rivela il migliore. Con 29 presenze e un goal trascina la Lazio al terzo posto a soli due lunghezze dalla Juventus campione d'Italia. Nell'annata 1972-73, il team di Maestrelli conquista il primo tricolore della loro storia. Re Cecconi nonostante l'infortunio, emerge per il secondo anno consecutivo come miglior giocatore. 
Però nelle annate successive, la Lazio vive dei periodi complicatissimi. I biancocelesti non poterono disputare la Coppa dei Campioni a causa della rissa scoppiata all'Olimpico nella Coppa UEFA contro l'Ipswich Town dell'anno precedente e subì la squalifica di ben 3 anni (poi ridotta ad uno) dalle competizioni europee. In campionato, la squadra non riesce a difendere nemmeno il tricolore in una stagione al ridosso delle aspettative.

Poi nella stagione 1975-76, il mister Maestrelli è costretto a lasciare la panchina a causa di un tumore grave al fegato. Se ne andò anche Giorgio Chinaglia e i biancocelesti rischiarono la retrocessione. Maestrelli riesce a tornare per un breve periodo sulla panchina laziale e grazie alla prestazione sontuosa di Re Cecconi, conquistò una disperata salvezza. 
Con l'addio di Maestrelli, la dirigenza scelse Luis Vinicio e si affidò a Re Cecconi e a Bruno Giordano nella stagione della rinascita. Il centrocampista è autore di una rete bellissima nel debutto del campionato 1976-77 contro la Juventus allo stadio Olimpico. Però alla terza giornata, il giovane subì un grave infortunio al ginocchio sinistro dopo l'intervento del bolognese Tazio Roversi che lo costringe allo stop di parecchi mesi: sarà la sua ultima partita. La stagione è scossa dalla morte di Maestrelli, avvenuta il 2 dicembre 1976.
Con la nazionale ebbe una parentesi.
Disputò il mondiale di Germania Ovest 1974 con l'Italia che viene eliminata al primo turno. Tuttavia Re Cecconi mise in mostra le sue doti calcistiche, ma anche le sue qualità umane e caratteriali. Viene convocato anche Fulvio Bernardini per amichevoli contro Jugoslavia e Bulgaria dove chiude l'esperienza azzurra con soli due presenze.

Una triste scomparsa

La sera del 18 gennaio 1977 Re Cecconi si trovò con due amici, Pietro Ghedin e il profumiere Giorgio Fraticcioli, accompagnando quest'ultimo in una gioielleria di Bruno Tabocchini nel tranquillo e decentrato quartiere della Collina Fleming della capitale, per consegnare dei profumi. 
La dinamica al giorno d'oggi, non è ancora chiara. Re Cecconi venne colpito dal proiettile sparato da una pistola Walther calibro 7,65. Tabocchini fu poi arrestato e accusato di "eccesso colposo di legittima difesa". Dopo 18 giorni venne processato e tuttavia viene assolto per "aver sparato per legittima difesa putativa".
Morì alle ore 20.04 a soli 28 anni, Re Cecconi lascia una moglie e due figli. A pochi giorni dal decesso, l'ingegnere Agostino d'Angelo, dirigente della Lazio e suo grande amico, inaugura la Fondazione Luciano Re Cecconi - Contro la violenza.

In seguito ci furono vari omaggi, tra questi la canzone "Re Cecconi" dell'orchestra Casadei del 1973. Carlo D'Amicis scrisse il romanzo "Ho visto un re" che ripercorre la vita sportiva e personale di Cecco. Infine nel 2009 il cantante Toni Malco gli dedicò il singolo "Un riflesso biondo."
Resta l'immagine di un centrocampista che nonostante la sua abilità calcistica, ha lasciato un vuoto nella Lazio e oggi viene considerato come una bandiera.

Un abbraccio Pasqui