Ormai sono diversi anni che i tifosi rossoneri soffrono le pene dell'inferno… (per rimanere in argomento Diavolo..).

In sostanza, dalla stagione 2013/2014 (con l’unico squarcio di sereno della Supercoppa Italiana vinta nella stagione 2016/2017) è stata una progressiva ed inarrestabile discesa della squadra che, in assoluto, ha dato il maggiore lustro in Europa al calcio italiano, essendo seconda solo all'inarrivabile Real Madrid.

Leggo ed ascolto commenti impietosi e anche sarcastici da parte di giornalisti, opinionisti nonché di tanti sostenitori rossoneri, ipercritici nei confronti delle varie proprietà, che si sono succedute, della dirigenza che si è alternata alla guida manageriale della società, dei vari allenatori che si sono seduti in panchina e – ultimo ma non ultimo – dei calciatori che hanno indossato nel corso di queste ultime stagioni la maglia rossonera.

Posso ben comprendere la rabbia e la tristezza del popolo rossonero, in quanto i tifosi milanisti hanno vissuto nel passato relativamente recente un lungo periodo di assoluto splendore e mi riferisco, ovviamente, all'era berlusconiana: in 26 anni (dal febbraio 1986) quel Milan conquistò 28 trofei, di cui 13 internazionali con ben 5 coppe dei campioni e 15 nazionali con ben 8 scudetti. In quello stesso periodo, i giocatori del Milan vinsero 7 palloni d'oro. Un palmares incredibile e irripetibile, praticando un calcio innovativo, senza eguali in Europa.

Le uniche riserve che lo sportivo rossonero può muovere nei confronti dell’“epopea” berlusconiana, sono rappresentate dalle ultime deludenti quattro stagioni alla guida del Milan e, soprattutto, dalla discussa cessione, sotto diversi profili, del pacchetto azionario al veicolo societario, creato dal fantomatico cinese Yonghong Li. La cessione fu completata dopo un lunghissimo travaglio, nell’aprile 2017, solo grazie al prestito di Euro 300 milioni operato dall‘Hedge Fund Elliot e la cui mancata restituzione comportò nel 2018, come ben noto, la perdita del club a favore del citato fondo.

Rimanendo però – e per un tifoso non potrebbe essere altrimenti – al solo ambito calcistico, quel Milan era veramente di un altro pianeta. Schiantava gli avversari con un gioco, fondato su schemi rivoluzionari per l'epoca, che si basavano sul collettivo e che era interpretato da calciatori formidabili. Da juventino, se, da una parte, nutrivo un senso di delusione ed impotenza di fronte allo strapotere milanista; dall'altra, non potevo non riconoscere l'assoluta superiorità e bellezza di quel calcio totale.

Tutti coloro che hanno ammirato il Milan dell'era berlusconiana, di qualsiasi fede calcistica siano, non possono quindi non ricordare quel periodo aureo di dittatura milanista nel mondo del calcio; ma, in questa sede, c'è un fatto che vorrei evidenziare e che forse non tutti ricordano ma che, a parere mio, rende ancora più merito al Milan e, soprattutto, alla sua dirigenza dell’epoca.

L'avvento di Silvio Berlusconi nel calcio determinò - in sinergia con il mondo della comunicazione televisiva, di cui era il precursore - una sorta di “new deal” anche per quanto riguarda l'ampliamento dell'offerta di spettacolo calcistico e, in tale ambito, nel 1991 fu ideato dallo stesso patron del Milan, il "Trofeo Berlusconi" intitolato alla memoria del padre Luigi. La Juventus fu la squadra che venne invitata nell'anno dell'inaugurazione e per ben 18 edizioni consecutive dal 1995 al 2012 (il trofeo terminò con l'edizione 2015).

Era insomma una sorta di appuntamento fisso per le due squadre, grandissime rivali sul campo ma con lo stesso spirito imprenditoriale.

Le partite del torneo si disputavano in genere ad agosto, in preparazione del campionato. E così fu pure per l'edizione 2005. La partita si svolse il 14 agosto e, in occasione di uno scontro fortuito di gioco (uscita a terra contro giocatore lanciato), Kakà non riuscì a saltare Buffon ma gli rovinò sulla spalla. Buffon subì un grave infortunio (lussazione della spalla) e pochi giorni dopo fu costretto ad operarsi con una prognosi di oltre tre mesi. L'infortunio di Buffon creava un grandissimo problema alla Juventus (alla vigilia della Supercoppa e del campionato e con i gironi di Champions alle porte).

Intervenne Berlusconi (pare che già al termine della partita, avesse rassicurato in tal senso la dirigenza bianconera), il quale propose alla Juventus - a titolo di "risarcimento" - il prestito gratuito per un anno di Christian Abbiati (ottimo portiere chiuso al Milan da Dida e in procinto di trasferirsi al Genoa).

Si trattava di un atto tanto inusuale quanto generoso e del tutto non dovuto - stante la casualità dell’infortunio a Buffon - rivolto alla principale rivale dei rossoneri e che dimostrava la grandissima classe del Milan di quel periodo, anche fuori del campo. Abbiati fu titolare della Juventus per il primo semestre della stagione 2005/2006 e il suo contributo fu importante per la conquista dello scudetto, poi revocato per i fatti di “Calciopoli”

Il vertice della dirigenza bianconera rese dichiarazioni ufficiali del seguente tenore: “Il prestito di Christian Abbiati da parte del Milan rappresenta senza dubbio un chiaro segnale del mondo del calcio”; “Questa operazione è la sintesi dei valori di amicizia e lealtà sportiva, pur in presenza di una sana rivalità sul campo”; “Desideriamo pertanto ringraziare ufficialmente il presidente Silvio Berlusconi per un gesto che, da uomo di sport ,consideriamo di grande valore simbolico, oltre che di concreto aiuto nell’imminenza dell’avvio della stagione ufficiale”

Insomma, sono passati 14 anni ma sembrano veramente tempi ben più remoti rispetto agli attuali, in cui il fair play non era quello (presunto) finanziario ma a livello di relazioni tra club e se si considera che nel 2005 erano già comparse indiscrezioni di stampa, anticipatorie di Calciopoli, il gesto di Berlusconi, in particolare, ma anche le dichiarazioni della dirigenza bianconera, appaiono ancora più stridenti ed anacronistiche.

L’auspicio di un “vecchio” juventino è che il Milan torni presto dove merita, perché il calcio italiano ha bisogno di ritrovare al vertice una compagine dal passato memorabile e perché sarebbe emozionante tornare a rivaleggiare sul campo con una squadra, che il vero tifoso juventino ha sempre e solo rispettato.