E’ da diversi mesi che sono assente dalla community di vivoperlei, ma non potevo non cogliere l’occasione di redigere qualche riga sull'affaire Juventus in un momento come quello attuale. Era inevitabile segnalare alcuni aspetti, per ripristinare un minimo di verità storica che ai più sfugge (o fa finta di sfuggire), obnubilati da un tifo becero e/o dalla smania di apparire i censori del Male.
A costoro rammento, in primo luogo, che sul cadavere del leone festeggiano i cani credendo di aver vinto.
Ma il leone resta leone e i cani resteranno cani
e, in secondo luogo, che, prima di gioire e banchettare occorre ucciderlo il leone.

Esaurita la doverosa premessa, esprimo qualche considerazione - del tutto oggettiva e quindi scevra da connotazioni di bandiera - in merito a quanto sta emergendo dalle indagini promosse dalla Procura di Torino
In primo luogo, dalla spaventosa mole di intercettazioni, di cui non oso pensare a quanto possa ammontare il relativo costo per la comunità (ovvero per ciascuno di noi) emerge un quadro desolante sul Sistema Calcio, dove in bocca a personaggi, il più delle volte improbabili, si parla di milioni come se fossero quelli del Monopoli. E’ evidente come in un contesto normativo e regolatorio, che si presta a svariate interpretazioni soggettive, giuridicamente sostenibili, sino a prova contraria (vedi plusvalenze), si assista al festival dei magheggi, manovre, aggiustamenti, rifiniture, maquillage contabili, etc.
Il contenuto delle intercettazioni pubblicate (la cui stragrande maggioranza è per altro del tutto irrilevante sotto il profilo penale, oltrechè decontestualizzata) evidenzia una gestione, a volte “macchiettistica” o quantomeno dilettantesca che, evidentemente, è propria del sistema calcistico, non solo a livello nazionale.

A parte i tifosi, che assolvo per definizione, qualche giornalista sportivo e non, che si improvvisa esperto in materia societaria (prima tutti virologi ora tutti societaristi) sostiene, per marcare la differenza con le altre società calcistiche: “Sì, però la Juventus è una società quotata”, senza neanche sapere di cosa stia parlando. 
In tema di falso in bilancio o di cessioni di pacchetti azionari sospetti (vedi cessione del Milan al misterioso Yonghong Li) come di operazioni a debito quantomeno bizzarre (vedi l’esposizione debitoria dell’Inter, che ripaga il debito comprando altro debito e così via) o di altre plusvalenze “creative” (vedi acquisto di Osimeh da parte del Napoli), non esiste differenza tra società quotata e non.
Vorrei ricordare che se in una società non quotata, il sistema di controllo non sempre (diciamo così) è particolarmente puntuale; mentre in una società quotata, il livello di controlli, endogeni ed esogeni, è particolarmente rilevante. Mi riferisco a Collegio Sindacale, Comitato per il Controllo Interno, Comitato per il Controllo Rischi, Società di Revisione, Autorità di Borsa.
Di conseguenza, eludere, a livello preventivo, tale sistema di controlli è tutt’altro che semplice. Vieppiù quando – come nel caso di specie – le decisioni del Consiglio di Amministrazione della Juventus sono state supportate – come sempre avviene nel contesto di operazioni delicate o che si prestano ad interpretazioni divergenti – dal parere di esperti indipendenti, legali e contabili, esterni alla Società.
Per effetto di quanto sopra, prima di blaterare o sputare sentenze sulla base di quanto pubblicato a livello di intercettazioni, occorre necessariamente attendere l’iter di un procedimento giudiziario.
Allo stato, è nota unicamente la posizione della Procura di Torino (ovvero l’“accusa”) e nulla più.

Per esperienza professionale, posso assicurare che indagini su operazioni societarie di Società quotate molto più rilevanti di quella che sta coinvolgendo la Juventus, valutate oltremodo sospette e partite con un clamore mediatico simile ma non con la stessa enfasi, perché la Juventus fa ovviamente molto più notizia, si sono poi concluse con clamorose assoluzioni “perché il fatto non sussiste”.
Nel “piccolo”, credo che a nessuno sia sfuggito il fatto che sul c.d “caso Suarez “ si levò parimenti un clamore mediatico senza precedenti e dopo le solite affermazioni lapidarie degli opinionisti schierati (serie B, penalizzazioni, lapidazione), il tutto si è concluso con l’assoluzione dei dirigenti della Juventus.

Infine, una considerazione di costume di carattere generale, forse sfuggita a tanti ma non a qualcuno (mi riferisco a Lotito, uomo scaltro ma acuto e lungimirante), ovvero che la Juventus, oltre a rappresentare un patrimonio sportivo fondamentale a livello non solo nazionale, è l’unica Società che, in questi ultimi anni, ha finanziato il Sistema Calcio nazionale: dall’acquisto di Higuain a quello di Vlahovic passando, solo per ricordarne alcuni, per Pjanic, Bernardeschi, Kulusevsky, Locatelli, Chiesa, Bremer.

Se non ci fosse la Juventus, il calcio in Italia sarebbe ridotto ad una confraternita amatoriale, con le squadre a disputarsi un campionato ancor meno attrattivo (modello torneo bulgaro) rispetto a quanto già non lo sia oggi.
Se non ci fosse la Juventus, non potrebbero sopravvivere, prive di un bacino di utenza di oltre 8 milioni di tifosi bianconeri presenti in Italia, quattro quotidiani nazionali sportivi per 3/4 dedicati al calcio o trasmissioni esclusivamente dedicate al calcio
Se non ci fosse la Juventus, i diritti televisivi di cui si nutrono le società di calcio sarebbero, nella migliore delle ipotesi, drasticamente ridotti a cifre ancora più ridicole di quanto non lo siano oggi; mentre, nella peggiore, non si porrebbe neanche il problema perché non ci sarebbe alcuna emittente a pagamento disposta ad investire in Italia.

La Giustizia faccia quindi il suo corso, anche se, in attesa delle sentenze, occorrerebbe sin da ora riflettere sul fatto che, se non ci fosse la Juventus… bisognerebbe inventarla.