Come ogni buon italiano che si rispetti, ricorro al famoso proverbio che “Tutti i nodi vengono al pettine” per fotografare il singolare e curioso ripetersi di episodi arbitrali, che si sono verificati sempre a favore della squadra nerazzurra nel corso della corrente stagione calcistica.
In proposito, devo riconoscere che mi sono molto divertito nell’ascoltare, durante la trasmissione delle partite della “banda” degli onesti, il coro “Come la Juve. Voi siete come la Juve...” rivolto ai prescritti da parte dei tifosi avversari. In fondo, sapevo che la cronaca avrebbe ristabilito la verità storica, per cui era solo una questione di tempo e, puntualmente, ciò che ipotizzavo si è verificato: una sorta di nemesi storica.

“Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico”.
Come discettava Confucio, si trattava solo di attendere, di fare quindi propria l’arte dell’attesa. Di conseguenza, ho accolto, con vivo compiacimento, le spoglie del milite ignoto interista “onesto”, che fluttuavano in riva al Po. Certo, non avrei pensato che, come un orgoglioso salmone, il suddetto milite ignoto interista sarebbe passato e ripassato, in questa stagione, più e più volte ma tant’è.

Limitando l’analisi agli episodi più eclatanti, come non ricordare il mancato rigore a favore del Torino, per il netto fallo di Ranocchia su Belotti, quando i granata erano già in vantaggio. Se poteva essere comprensibile che l’arbitro di campo (Guida) non fosse riuscito a comprendere la dinamica dell’intervento, è risultato incomprensibile che il Varista di turno (Massa) possa essere incorso nel medesimo “errore”: ascoltare l’audio tra Massa e Guida in merito all’intervento appare surreale: “ha preso prima la palla! Sì la palla!” quando tutti i telespettatori collegati avevano apprezzato che le immagini dimostravano esattamente il contrario.
Purtroppo, però, l’episodio non riguardava quei 'ladri' patentati della Juventus, ma l’Inter, ovvero la società universalmente nota per la sua specchiata onestà. Pertanto non si sono aperte gogne mediatiche, presentate istanze parlamentari, denunciati Guida e Massa al Tribunale dell’AJA per crimini contro l’umanità, intentata un’azione di tutela collettiva da parte di qualche estemporanea Associazione dei Consumatori (peraltro allo stato ancora alle prese con la formazione dell’atto di citazione per il ben più grave caso del passaporto di Suarez, ovvero di un calciatore mai tesserato o tesserando per la Juventus. In proposito, pare che tutti gli avvocati interpellati dall’Associazione per redigere l’atto di citazione siano stati barellati al pronto soccorso neurologico, perché ancora con il foglio in bianco dopo ore ed ore di brain storming giuridico).

In occasione della successiva partita in trasferta, ovvero Juventus/Inter, si verificano diversi episodi dubbi a favore della squadra meneghina ma quello più eclatante riguarda il fallo di Bastoni su Zakaria che l’arbitro di campo (Irratti) valuta fuori dall’area di rigore. Il successivo check con l’addetto al VAR (Mazzoleni) conferma il giudizio e poi si scopre l’esistenza di immagini, che smentiscono il tutto, in quanto il fallo avviene inequivocabilmente sulla linea dell’area di rigore.
Ora, è noto che in sala VAR si hanno a disposizione tutte le possibili immagini. Eppure non era disponibile quella universalmente nota a tutte le regie delle emittenti collegate. Un vero peccato ma, trattandosi di un episodio “incidentalmente” avvenuto a favore della squadra degli 'onesti', lo strano caso della mancanza dell’immagine incriminata non desta il benché minimo sospetto. Ove l’episodio fosse stato a favore della Juventus, allora ci sarebbero state tutte le condizioni per un giudizio sommario nei confronti della società bianconera. In primis, l’immagine manca perché la regia della partita era curata dalla stessa Juventus. Alla luce di ciò, la “famosa” Associazione dei Consumatori avrebbe già preannunciato una class action nei confronti di Exor. In secondo luogo, il varista Mazzoleni conferma il giudizio dell’arbitro, perché si scopre che, alle elementari, lo scolaretto Mazzoleni fu avvicinato da un losco figuro, di cui si indicano le sole iniziali di nome e cognome (LM), che lo minacciò di rinchiuderlo nello sgabuzzino delle scope del bidello, ove, nel torneo scolastico, lo scolaretto (già arbitro in erba) avesse fischiato un rigore a favore della Prima A, la cui squadra di classe era stata denominata “Giuve”.
Precedentemente al citato episodio, l’arbitro aveva concesso agli onestissimi prescritti un calcio di rigore, garantendo che, in caso di errore dal dischetto, lo stesso si sarebbe potuto ripetere sino ad intervenuta realizzazione e ciò sulla base di una regola introdotta in corsa dalla FIGC (modello Nakata, per i non più giovani).

Giungiamo così alla finale di Coppa Italia di qualche sera fa, dove si verificano due episodi, tanto dubbi quanto determinanti e mi riferisco, in ordine di tempo, al mancato secondo giallo a Brozovic e alla concessione del primo rigore.
Nel primo episodio, il croato - appena ammonito e visibilmente in preda alla rabbia per aver appena subito (5 minuti prima) la doppietta dai bianconeri, che aveva capovolto il risultato – scaglia il pallone fuori dallo Stadio, ululando contro il direttore di gara. Incredibilmente, l’arbitro non commina il secondo giallo e quindi l’espulsione. Tutti i commentatori delle emittenti collegate restano increduli, perché il gesto di Brozovic è da sanzionare con il giallo ai sensi del regolamento mondiale arbitrale. L’unica voce fuori dal coro è quella di Massimo Moratti che, intervistato da un’emittente interista non appena uscito dal sarcofago, dichiara che il gesto del centrocampista risale alla infanzia del croato. All’epoca, Brozovic si divertiva con i compagni nel gioco della “palla più alta” nei giardini di Zagabria. Niente a che vedere – aggiunge Moratti – con il mancato secondo giallo a Pjanic di qualche anno prima.
Arriviamo ad una decina di minuti dalla fine dei tempi regolamentari e Valeri decreta il calcio di rigore a favore dell’Inter per un fallo (?) di De Ligt e/o Bonucci su Lautaro. Valeri viene richiamato al VAR e conferma la propria decisione. Ora, non si può non rilevare quanto segue: (i) le immagini dimostrano che De Ligt non compie alcun intervento falloso su Lautaro e Bonucci sbraccia con l’argentino, il quale, astutamente, infila la propria gamba tra quelle del difensore bianconero. Ciononostante, Lautaro Martinez stramazza al suolo e Valeri concede la massima punizione; (ii) se il VAR interviene, invitando Valeri a ricontrollare l’azione, è del tutto plausibile che l’addetto al VAR avesse notato che il fallo non sembra essere evidente, altrimenti per quale motivo il Varista invita l’arbitro a ricontrollare l’azione?

In relazione a tutti questi fatti, non deve quindi stupire che negli stadi italiani – in caso di decisione su episodio dubbio a favore degli onesti – si scateni il gustoso coro “Come la Juve. Voi siete come la Juve” e il caro tifoso interista, onesto e prescritto deve quindi farsene una ragione e fare un esamino di coscienza, smettendola, una volta per tutte, di sfrantumare i c@@@@ con il (presunto) fallo di Juliano su Ronaldo o il mancato secondo giallo a Pjanic.
Il “caro” tifoso interista deve infatti comprendere (anche se capisco come non sia semplice farlo, essendo che solo dall’anno scorso i prescritti sono tornati ad esistere) che vincere espone alle contumelie ed alle offese. Di conseguenza, se posso permettermi un consiglio, non sentitevi offesi se vi paragonano alla Juventus, perché ciò significa che siete, indubitabilmente dallo scorso anno, la squadra italiana più forte e qui ci supporta il famoso inciso andreottiano, ovvero il potere logora chi non lo ha.

Ciò dovrebbe riuscire ad insegnarvi (ma dubito fortemente che ciò avvenga nella stragrande maggioranza dei casi) che, ora come da sempre, vince la squadra più forte.
E’ la legge dello sport e il calcio ovviamente non fa eccezione, nonostante gli eventi del 2006 abbiano vanamente tentato di dimostrare il contrario.