In esito all’ufficializzazione del mancato rinnovo dell’argentino con la Juventus, ho letto osservazioni e commenti d vario tipo ma ciò che più mi colpisce (negativamente) è l’amore viscerale che molti (anzi troppi) tifosi bianconeri palesano ancora nei confronti di Dybala. Di conseguenza, a ciò si associano le critiche severe nei confronti della Società – e in particolare del nuovo AD, Arrivabene – per il “trattamento” riservato alla Joya.
Ma stiamo scherzando???
Nel tentativo di ripristinare un minimo di verità storica sulla carriera dell’argentino nella Juventus, invito l’(eventuale) lettore a riflettere sui seguenti punti.

La tecnica
L’unico aspetto sicuramente positivo riguarda la tecnica calcistica del 29enne sud americano. Su quella c’è poco da discutere. Ma basta qualche colpo di tacco, un tiro a giro, un dribbling, un assist o un calcio di punizione a determinare la grandezza di un calciatore? Non credo proprio.
Negli anni ci sono stati calciatori dalla tecnica sopraffina, che sono sempre e solo rimasti ai margini del grande calcio. Per rimanere in ambito bianconero, su tutti, richiamo la memoria (visiva per i diversamente giovani come il sottoscritto, mentre per i tifosi meno datati invito alla consultazione degli almanacchi calcistici o anche solo di Wikipedia) di due meteore juventine (purtroppo non più viventi): il “mitico “ Gianluigi “Titti” Savoldi, fratello del più celebre bomber Beppe Savoldi e Roberto “Bobo” Vieri, padre del formidabile attaccante Christian “Bobo” Vieri.
“Titti” Savoldi fece capolino due volte in orbita bianconera (dal 1970 al 1973 e stagione 1975/76). Si trattava (proprio come l’argentino dei tempi attuali) di una funambolica mezza punta, tutto dribbling e veroniche con un rapporto confidenziale con la sfera di cuoio. Vederlo giocare al calcio era una goduria per gli occhi, tanta era la tecnica che si ammirava. Peccato fosse poco funzionale e, soprattutto poco incisivo, nell’economia del gioco di squadra. Rimase sempre ai margini.
Roberto “Bobo” Vieri, mezzala, ebbe un’esperienza bianconera ancora più breve. Militò nella Juventus per un’unica stagione (1969/70).
A differenza di Titti Savoldi, Bobo Vieri aveva una bella struttura fisica e, nelle (ahimè rare) giornate di gran vena era in grado di fare con il pallone ciò che voleva. Era talmente bravo sotto il profilo della tecnica pura, che considerava il figlio Christian un’autentica pippa, mentre si riconosceva in Alex Del Piero.

Agli emuli dell’argentino del passato, Dybala ha militato invece ben sette stagioni nella Juventus, senza combinare un granché nelle partite che contavano realmente per la Vecchia Signora. A memoria, ne ricordo veramente poche (una su tutte quella della doppietta al Barcellona nell’aprile 2017, dove pensavamo di avere trovato il nuovo Messi ed invece ci ritrovammo con l’eterno incompiuto).

La precarietà fisica
Esaurito l’unico aspetto positivo, iniziamo con la lunga lista degli elementi negativi, quali la precarietà dal punto divista fisico.
Nelle ultime due stagioni il calciatore ha collezionato assenze in partite ufficiali per il 42%. A parte il Covid, l’argentino ha subito infortuni muscolari, qualcuno, di recente, addirittura strano, tanto che Dybala potrebbe rendersi degno interprete della nota commedia di Moliere, “Il malato immaginario”. Sarebbe uno straordinario Don Argante.
Mi riferisco alle uscite dal campo al minimo accenno di “dolorini”, mentre i successivi esami strumentali certificavano l’assenza di patologie. Rammento lo scorso anno che rimase fermo per mesi perché “sentiva il ginocchio in disordine”.

La complicata posizione tattica
Dopo sette anni, non ho ancora compreso quale possa essere il ruolo di Dybala. Seconda punta? Dietro la punta/le punte? Laterale destro o sinistro? Boh. E’ evidente come un calciatore di questo tipo determini una ricerca di equilibrio tra i reparti piuttosto complicata. La sua tendenza a rientrare (inevitabile, altrimenti non toccherebbe una palla) per ricucire il gioco determina, da una parte, il vuoto in avanti e, dall’altra, l’intasamento a centrocampo.

L’assenza nelle partite decisive di CL
Nelle partite decisive di CL, Dybala ha sempre “brillato” per assenza, nel senso che il più delle volte era infortunato o, se presente, totalmente inconcludente. Tanto per fare un esempio, a contrariis, bisogna citare il tanto bistrattato Cristiano Ronaldo o Enrico Chiesa.
Il primo, nelle sue tre stagioni bianconere, ha (i) nel 2018/2019 (ottavi) ribaltato da solo a Torino con una tripletta lo 0-2 al Wanda Metropolitano contro l’Atletico; (ii) nel 2018/2019 (quarti) siglato il momentaneo vantaggio contro l’Ajax ad Amsterdam e a Torino; (iii) nel 2019/2020 segnato una doppietta contro il Lione a Torino.
Il secondo, alla sua prima esperienza in CL, ha segnato tre reti nelle due gare degli ottavi contro il Porto.
Infine, anche il giovanissimo Vlahovic, ha segnato l’unica rete rete bianconera, tanto fulminea quanto pregevole, negli ottavi della CL di questa stagione, contro il Villareal (andata) e colpito (ritorno) una traversa clamorosa con una giocata da favola.
E Dybala? A parte la performance contro il Barcellona e, in misura minore, a Londra con il Totthenam nel marzo 2018, il nulla mischiato con il niente.

Le richieste economiche
Dybala è approdato in bianconero nella stagione 2015/2016 con uno stipendio netto iniziale di Euro 2,2 milioni annui, salito progressivamente sino agli attuali Euro 7,3 milioni annui. Dopo l’ultimo campionato vinto dai bianconeri con Sarri (2019/2020) ed essere stato eletto miglior calciatore della serie A, l’argentino, nonostante la situazione di crisi del calcio causa Covid, pare abbia avanzato una richiesta di ingaggio per il nuovo contratto ad Euro 20 milioni netti all’anno. Forse l’argentino e il suo entourage nella formulazione della richiesta economica dell’epoca, avevano omesso di ricordare che Dybala era stato messo sul mercato l’anno prima.
Sembra inoltre che il Presidente della Juventus, Andrea Agnelli avesse avallato, più o meno nello stesso periodo, una controproposta di Euro 10 milioni netti, mai accettata dall’argentino. Si può solo immaginare il “fastidio” che deve aver provato la dirigenza bianconera nel vedersi rifiutare da parte del clan di Dybala la citata offerta, faraonica se solo si consideri il fatto che fu formulata in piena crisi pandemica.

E la Juve non dimentica….
L’ultimo biennio in bianconero della Joya è stato talmente deprimente da aver (fortunatamente) generato un cambio di rotta a 360 gradi da parte della Società, che si è abbattuto sull’argentino (nessuna offerta) e che avrà il suo riverbero su altre “perle” della rosa.
Infatti, al fine di centrare l’obiettivo minimo (quarto posto), a gennaio 2022 la Juventus è stata “costretta” al clamoroso quanto oneroso acquisto di Vlahovic. Il ragionamento di sintesi deve essere stato questo: “Abbiamo un monte ingaggi spaventoso ma, ciononostante, siamo lontanissimi dal quarto posto: la squadra è da rifondare!”

L’investimento a fondo perduto
Credo sia evidente a ciascun tifoso dotato di un minimo di intelletto, che non è aziendalmente comprensibile un investimento pluriennale importante rispetto ad un calciatore ormai prossimo ai 29 anni, mai determinante e costantemente infortunato. Arrivabene deve aver pensato che le “donazioni” dovevano cessare, perché di casi “Ramsey” ne bastava ed avanzava uno..
L’acquisto di Vlahovic ha tracciato una riga, perché, in ogni caso, il serbo si rivelerà un investimento, che porterà i suoi frutti. Potrà essere venduto, ancora giovane ma già con un’esperienza di primo livello (generando una plusvalenza clamorosa) o potrà essere il fulcro (insieme con Chiesa e sperabilmente con qualche altro giovane talentuoso italiano…) sul quale impiantare il nuovo ciclo bianconero. Insomma, in ogni caso, sarà un successo. Nel frattempo, Dybala potrà andare dove meglio ritiene, anche all’Inter (contento Marotta)

Il rifiuto del trasferimento al Manchester Utd
Nell’agosto 2019, lo scambio Dybala vs Lukaku era stato sostanzialmente perfezionato con l’accordo di tutte le parti in causa, ad eccezione dell’argentino che, come noto, rifiutò il trasferimento, facendo saltare una trattativa, che avrebbe giovato non poco alla Juventus sotto l’aspetto economico (eccezionale plusvalenza) e sportivo, in quanto la coppia Ronaldo-Lukaku avrebbe realizzato almeno 50 reti in campionato e ci avrebbe finalmente fatto sorridere in CL (oltre a far piangere i nostri “amici” prescritti..).
E’ strano che Dybala non avesse compreso come già nel 2019 rappresentasse un esubero per la Juventus, magari di lusso ma sempre un esubero. Il mancato perfezionamento della cessione, valutato anche con il senno di poi, deve aver generato una tale incazzatura alla Continassa, che i dirigenti tutti (passati e presenti) avranno giurato di farla pagare al bizzoso argentino…come i fatti recenti hanno ampiamente dimostrato.

Insomma, cari tifose e tifosi, nel corso degli anni e delle epoche della leggendaria storia bianconera abbiamo visto transitare ed uscire di scena mitiche icone come, ad esempio, Platini, Vialli, Zidane, Del Piero e Buffon e ora dovremmo piangerci addosso per Dybala??!!. Siamo seri, per favore.
I calciatori, come le mode, passano, mentre lo stile, come la Juventus, resta e resterà per sempre.