Ieri sera si è consumata l’ennesima sconfitta di questo ultimo scorcio di stagione e, ovviamente, si sono riversati su Massimiliano Allegri i fulmini di una gran parte del popolo bianconero che, periodicamente, si scaglia contro il tecnico livornese per il non gioco della squadra. Al coro si sono uniti i soliti giornalisti da operetta ed opinionisti da oratorio, ribadendo che il tecnico della Juventus è uno dei principali responsabili della fallimentare stagione bianconera.

Ebbene, a parere dello scrivente, ad Allegri possono essere attribuite ben poche – e comunque non rilevanti – colpe, tenuto conto di tutta una serie di fattori, che proverò a declinare in questo articolo.
Molti critici stroncano il tecnico, omettendo di prendere in considerazione il contesto in cui lo stesso si è trovato ad operare, da quando è rientrato a Torino, dopo le parentesi di Sarri e Pirlo.

Rispetto al favoloso quinquennio della prima era, il ritorno di Allegri è coinciso, lo scorso anno, con una delle rose più scarse della squadra bianconera (tanto è vero che a gennaio, per tentare la scalata al quarto posto, siamo stati costretti a prendere e a strapagare quello che si riteneva - a torto -come il miglior centravanti del campionato, anche in prospettiva). Al fine di porre rimedio alla povertà tecnica della rosa, quest’anno sono stati presi Di Maria,Pogba e Paredes (potenzialmente in grado di elevare – e di molto - il tasso tecnico di qualunque squadra), Kostic, al fine di assicurare i benedetti traversoni per il nostro pippone serbo e Milik, allo scopo di affiancare e/o far rifiatare il citato pippone. Infine, si attendeva a Gennaio, il rientro di Chiesa che, ad un anno dall’infortunio, si reputava completamente riarruolato alla causa. In difesa è stato infine acquistato Bremer, il miglior difensore della scorsa stagione. Insomma, sulla carta, c’erano tutti i presupposti per allestire una formazione di ottimo livello, finalmente in grado di sfoderare un centrocampo di assoluto spessore (Paredes, Pobga, Rabiot con Locatelli a supporto), un attacco fantasioso e potente e una difesa blindata.

Peccato che: Pogba si sia subito infortunato e, anziché farsi operare, abbia deciso di affidarsi agli stregoni per guarire dalla lesione meniscale (ci fosse stato Moggi, il francese sarebbe stato accompagnato subito in sala operatoria dalle orecchie); Paredes si sia rivelato un’ameba, smentendo clamorosamente le aspettative riposte per aver ritrovato un regista di nome e di fatto; Vlahovic abbia confermato di essere un autentico pippone con evidenti limiti tecnici, in quanto non è in grado di stoppare un pallone e nonostante Kostic abbia riversato in area almeno un centinaio di cross, il serbo non ne ha mai beccato uno..; il rientro di Chiesa a Gennaio sia stata un’autentica chimera, in quanto per il nostro vero e unico giovane talento questa stagione si è rivelata una mera transizione. Infine, Bremer: il difensore brasiliano pur confermando di avere uno strapotere fisico fuori dal comune, pecca di ingenuità clamorose, che condizionano il risultato delle partite.
In sintesi, le uniche note veramente liete (a parte l’affidabilità di Danilo), si sono rivelati Rabiot e Kostic, con sprazzi (ma solo sprazzi) di un immenso Di Maria (il goal dell’argentino a Nantes merita di essere inserito nelle reti da antologia del Calcio), che ha iniziato a giocare come sa e a sprazzi solo al rientro dal Mondiale.
Con una rosa in queste condizioni, Allegri poteva impostare la squadra solo in un modo: difesa attenta, squadra corta dietro e ripartenze. Il tecnico sperava, così impostando la formazione, di sfruttare gli spazi lasciati liberi dalle squadre avversarie ma, dinanzi alla pochezza tecnica del serbo e dell’altro enfant prodige Kean, solo un miracolo poteva consentirci di realizzare almeno una rete a partita. Ed infatti, ecco il..”corto muso”, come unica tattica spendibile.
Ma vi immaginate cosa sarebbe potuto accadere se avessimo tentato di giocare, con questi uomini (Locatelli, Fagioli. Miretti, Soulè, De Sciglio, Alex Sandro..) nella metacampo avversaria? Avremmo subito almeno tre reti a partita. Quando siamo costretti ad attaccare e, ovviamente, avendo limiti di palleggio, perdiamo a ridosso dell’area avversaria se non addirittura a centrocampo, palloni sanguinosi, le altre squadre (tutte, senza nessuna eccezione) ripartono, creando sempre le premesse per un’azione pericolosa.

Allegri non può fare le nozze con i fichi secchi. Adatta il gioco della squadra alle qualità e alle caratteristiche dei propri giocatori. Se poi gli vengono mancare, per un motivo o per un altro, pedine fondamentali, cosa dovrebbe fare? Inventarsi la macumba.
E non mi dite che con un altro allenatore, avremmo visto qualcosa di meglio. Vi siete già dimenticati di Sarri? Vi è parso che con il tecnico smoccolante, la Juve avesse sfoderato un calcio scintillante? Sì, con Lui abbiamo vinto il nostro ultimo scudetto, ma la squadra era entrata in modalità auto gestione, con Ronaldo e Dybala che hanno fatto la differenza. Con Pirlo abbiamo vinto la Coppa Italia e la Supercoppa, ma siamo entrati in CL – unico, vero obiettivo di ogni stagione - solo perché il Napoli si è sportivamente suicidato nell’ultima di campionato contro il Verona.

Ad Allegri, in questa stagione, imputo esclusivamente il modo squallido con il quale siamo usciti ai gironi di CL. Si può essere battuti dal Paris e dal Benfica, ma perdere anche in Israele è stata una “tragedia” sportiva senza precedenti. E dire che Allegri ci aveva abituato a partite epiche in CL: il ritorno a Monaco contro un Bayern stellare (Robben, Ribery & co) fu incredibile; identicamente il ritorno a Madrid dopo lo 0-3 di Torino contro il Real coincise con una Juve memorabile. Infine il goal di Higuain a Montecarlo, dopo un’azione fantastica dal nostro limite dell’area con Dani Alves e Dybala, fu da incorniciare.
Eppure, il tecnico livornese ha raggiunto, lo scorso anno, il minimo sindacale, qualificandosi, con largo anticipo, per la Champions e, in questa stagione, arrivando a sette partite dalla fine in terza posizione in campionato e in semifinale di Europa League, uscendo sempre in semifinale dalla Coppa Italia, contro un Inter oggettivamente più forte. Ma, onestamente, cosa ci può fregare della Coppa Italia, avendo già snocciolato vittorie in serie di questa competizione?

Per tutti questi motivi, insomma, io sto con Allegri… finoallafine ed il fatto che abbia polemizzato con i dirigenti dell’Inter al termine della semifinale di Coppa Italia, mi suscita un sorriso di compiacimento, perché me lo fa sentire sempre più bianconero...