La Juventus, in leggera ripresa grazie alle ultime due vittorie ottenute contro Salernitana e Genoa, affronta, in una fredda serata torinese, il Malmoe, per l’ultimo atto del girone H di Champions League. Se, da una parte, guardando la classifica del gruppo, la partita ha poco da dire, dal momento che una vittoria del Chelsea a San Pietroburgo spegnerebbe qualsiasi ambizione di primo posto eventualmente ancora nutrita in casa bianconera, la sfida ai campioni di Svezia, rappresenta per la Juventus un ulteriore passo, da compiere con sicurezza e decisione, verso una definizione tattica e di squadra che fino ad ora non è riuscita a trovare del tutto. 

Allegri, nei limiti di una rosa che ancora risente di alcune assenze, sceglie di operare significative rotazioni rispetto alle ultime gare. La formazione scelta dal tecnico bianconero, presentata dai canali di comunicazione della società con un 352, vede Perin in porta; in difesa, debutto dal primo minuto per Koni De Winter, giovane difensore centrale della squadra under 23, che assieme a Bonucci e Rugani compone il trio arretrato. A centrocampo, si rivede dall'inizio Arthur, regista di un reparto completato da Bentancur e Rabiot. Bernardeschi e Alex Sandro si muoveranno invece sulle due fasce. In avanti, accanto a Dybala, Allegri concede a Kean un’occasione per mettersi in evidenza. Tra i ragazzi che l’allenatore ha portato con sé in panchina figura anche Fabio Miretti. Centrocampista cresciuto nel settore giovanile e che promette di essere uno dei prospetti più vicini al salto in prima squadra. La serata dello Stadium potrebbe rappresentare una buona occasione per vedere all’opera anche lui, almeno per qualche minuto. Il Mamoe, guidato in panchina da Jon Dahl Tomasson, si dispone in campo con un 442. Diawara; Moisander, Ahmedhodzic, Nielsen, Olsson; Berget, Christiansen, Innocent, Rakip; Birmancevic, Colak; rappresentano l’undici scelto dal tecnico per una sfida sulla carta fuori dalla portata della formazione svedese.
Il campo di gioco che accoglie le due squadre, guidate dall’arbitro bosniaco Peljto, si presenta in discrete condizioni nonostante la neve caduta su Torino per gran parte della giornata. Il buon funzionamento dei teloni e dell’impianto di drenaggio scongiurano l’utilizzo del pallone arancione. Lo stadio, come sempre più spesso accade, presenta diversi spazi vuoti quando il direttore di gara fischia l’inizio dell’incontro. La partita non fa quasi nemmeno in tempo a cominciare e già l’idea di poter raggiungere la prima posizione nel girone sembra tramontare. A San Pietroburgo segna subito Timo Werner. Nessuno dei membri del piccolo gruppo di ascolto si rammarica più di tanto. Il primato nel raggruppamento è stato compromesso nella disastrosa trasferta londinese. In questa partita conta di più vedere la Juventus confermare i progressi mostrati nell'ultimo periodo.

La squadra di Allegri parte in maniera determinata, si impadronisce del pallone e porta fin dalle prime battute la sfida nella metà campo svedese. Grazie anche a raddoppi sempre puntuali sul portatore di palla avversario e alla tempestiva chiusura di tutte le possibili linee di passaggio, segno di una squadra che ha approcciato la gara nel modo più giusto, il pallone è sempre nella disponibilità dei giocatori bianconeri che, a dispetto di quanto comunicato dalla società, attraverso i vari canali social, che sempre più spesso stanno lasciando a desiderare in quanto a conoscenze tattiche, sul campo si muovono con un 442. Nel sistema di gioco che più volte Allegri ha proposto fino a questo momento, De Winter occupa la posizione di terzino destro, Arthur e Rabiot formano la coppia di centrocampo, mentre Bentancur ricopre una insolita posizione da esterno a sinistra che non sembra del tutto rientrare nelle sue caratteristiche. Il Malmoe, raccolto a protezione della propria area, non pare in grado di creare pericoli alla Juventus, libera di proporsi in avanti con tutti i suoi effettivi. Anche il giovane De Winter mostra una certa intraprendenza sulla fascia destra dove, con il passare dei minuti, si propone con sempre maggiore costanza in appoggio a Bernardeschi. I padroni di casa arrivano alla conclusione con una certa facilità, creando preoccupazione nella difesa avversaria fin dai primi minuti. Rugani di testa, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, impegna Diawara in una parata a terra. Pochi istanti più tardi, Bernardeschi prova, con un sinistro di prima intenzione, a concretizzare uno spunto di Dybala sulla destra. La conclusione dell’esterno parte però debole e centrale e viene facilmente gestita dal portiere. Ancora Dybala, con una verticalizzazione dalla trequarti, lancia Kean verso la porta. L’attaccante resiste alla pressione di Ahmedhodzic e con il destro sfiora il palo alla sinistra di Diawara.
E’ una buona Juventus quella che si vede sul prato dello Stadium. Concentrata, determinata, tecnicamente pulita. Il baricentro offensivo tende maggiormente a destra, dove spesso anche Dybala si propone per offrire un tocco di qualità alla manovra. E’ proprio in quella zona del campo che nasce l’azione con cui la Juventus si porta in vantaggio. Un gol nell’aria già da qualche minuto e che arriva quando il cronometro segna il diciassettesimo. Bonucci serve Bernardeschi largo sulla destra. L’ala punta il fondo del campo e con l’esterno sinistro calibra un cross perfetto che cade esattamente sopra la linea dell’area di porta, dove Moise Kean di testa anticipa i difensori e brucia il tentativo di uscita di Diawara. La Juventus riesce a sbloccare il risultato. Anche in questo caso, la sensazione è che la squadra di Allegri sia riuscita a portare a termine relativamente presto il compito più difficile della serata. I tanti replay evidenziano la giocata pregevole di Bernardeschi e l’ottima scelta di tempo di Kean, da centravanti vero.

Il Malmoe, quasi inesistente nel corso della prima mezz'ora di gioco, cerca di mettere la testa fuori dalla sua metà campo nella parte finale del primo tempo, approfittando di un evidente calo di tensione degli uomini di Allegri, che si perdono in qualche errore di troppo in fase di palleggio e di scelte che in parte compromettono la qualità, fino a quel momento molto alta, della gestione della palla. Gli svedesi, comunque, non sembrano in grado di offrire molto alla partita. Due calci d’angolo senza esito, una conclusione di Innocenti dalla media distanza finita in fallo laterale ed un’azione centrale ben contenuta da Perin in uscita bassa, rappresentano la produzione offensiva della squadra ospite nel corso dei primi quarantacinque minuti. La Juventus però ha bisogno di recuperare l'atteggiamento e la concentrazione esibiti durante la prima mezz’ora. 
Nel finale di tempo, San Pietroburgo torna a farsi sentire. Le notizie che arrivano dalla Russia sono quelle più attese dall’ambiente bianconero. Nel giro di cinque minuti, lo Zenit ha segnato due volte, prima con Claudinho, poi con Azmoun, ribaltando il risultato. E’ ancora lunga ma adesso nel piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv si insinua una maggiore convinzione circa la possibilità di raggiungere la prima posizione. Proprio allo scadere dell’unico minuto di recupero concesso, la Juventus si presenta di nuovo alla conclusione con un destro di Arthur, appena dentro l’area di rigore, che termina a lato passando non troppo lontano dal palo alla sinistra di Diawara.

Il duplice fischio dell’arbitro Peljto manda le due squadre negli spogliatoi per l’intervallo. La Juventus, almeno per il momento, è in testa al girone. Sui vari gruppi whatsapp che solitamente accompagnano i quindici minuti di pausa, regna una certa tranquillità. La sensazione è che in qualche maniera il Chelsea troverà la strada per ribaltare la partita e prendersi il primo posto. I messaggi dei vari amici si concentrano di più sulla prova fin qui buona della Juventus e soprattutto rimarcano la necessità di trovare almeno un’altra rete, chiudere l’incontro e mettersi in serena attesa delle notizie che arriveranno dalla Gazprom Arena.

Al ritorno dagli spogliatoi, Allegri propone la sua prima sostituzione. Fuori Dybala, dentro Morata. Un cambio che sembra programmato fin dall’inizio. Con lo spagnolo, la squadra adesso si dispone con un chiaro 433, nel quale proprio Morata prende la posizione di attaccante esterno sulla sinistra. La Juventus riparte bene. I primi dieci minuti della ripresa ricalcano l’andamento della prima parte di gara, anche se alcuni errori nelle scelte di passaggio in fase di rifinitura dell’azione, commessi principalmente da Bernardeschi e Morata, limitano la produzione offensiva dei bianconeri a due tiri da fuori di Bentancur e Rabiot che non provocano particolare affanno a Diawara.
Arrivano nuove notizie da San Pietroburgo. Stavolta l’euforia trascina il telecronista Gentile che annuncia, con voce piena e soddisfatta, la rete del pareggio del Chelsea in Russia. Il “Romelu Lukaku” scandito con enfasi dal telecronista anticipa anche la piccola grafica che, in un angolo dello schermo, tiene i telespettatori informati su tempo e punteggio della sfida in corso alla Gazprom Arena. La tensione in campo cala in maniera vistosa, la Juventus nella parte centrale della ripresa fatica a ritrovare linee di passaggio pulite, favorendo un Malmoe che ora prova con maggiore insistenza ad affacciarsi dalle parti di Perin. Seri pericoli la squadra di Allegri non ne corre, resta però la fastidiosa sensazione di una partita ancora aperta e il conseguente rischio di sprecare quanto di buono sta arrivando da San Pietroburgo. L’azione propositiva del Malmoe si esaurisce comunque in due conclusioni da trenta metri facilmente gestite da Perin. Gli svedesi, rispetto al primo tempo, lasciano maggiori spazi per ripartire ma la Juventus non sempre, a causa dei soliti errori in rifinitura e nella scelta della giocata, riesce ad approfittarne. 

Allegri, a venti minuti dal termine, propone la seconda sostituzione. Richiama in panchina De Winter, autore di una buona prestazione nella quale ha mostrato personalità e padronanza tecnica, e manda in campo De Sciglio, bisognoso di accumulare minuti dopo l’infortunio di ottobre. L’ultima parte della gara vede di nuovo i bianconeri riportare la partita nella metà campo avversaria. Nascono una serie di buone opportunità che però non vengono capitalizzate. Prima di lasciare il posto a Cuadrado, Bernardeschi cerca una conclusione dal limite in diagonale respinta da Diawara. Sulla ribattuta, da posizione in verità piuttosto defilata, Kean non riesce ad inquadrare la porta. A dieci minuti dal termine, Rabiot dal limite dell’area cerca la porta. Diawara respinge centralmente e sulla ribattuta, Kean, questa volta da posizione estremamente favorevole, tira addosso al portiere il pallone del raddoppio. 
Mancano cinque minuti alla fine delle partite. Riccardo Gentile, questa volta con meno enfasi e in contemporanea con la grafica, annuncia il gol di Timo Werner. Il Chelsea torna avanti e a questo punto sembra in maniera definitiva. La partita dello Stadium adesso ha poco da dire. La Juventus si presenta ancora alla conclusione. Questa volta è Cuadrado a sprecare un contropiede, condotto da Morata, calciando altissimo in diagonale da buona posizione. Allegri sfrutta gli ultimissimi minuti per regalare il debutto europeo ai giovani Miretti e Da Graca, quest’ultimo attaccante dell’under 23 che già aveva esordito con Pirlo nella scorsa stagione. Lasciano il campo Bentancur e Moise Kean. La partita scorre verso la conclusione. L’arbitro Peljto concede tre minuti di recupero, mentre Gentile informa i telespettatori che in Russia si giocherà ancora per sei minuti. Il tempo di recupero a Torino scorre senza particolari emozioni. La partita finisce 1-0, lasciando nel tifoso davanti alla tv una punta di rammarico per le tante occasioni non concretizzate e per diverse scelte poco lucide in fase di rifinitura che hanno compromesso sul nascere alcune potenziali occasioni.
Si cambia canale. Si passa a Zenit - Chelsea, giusto per vedere le ultimissime battute di una sfida che è stata in bilico più di quanto i pronostici lasciassero immaginare. Il tempo di sintonizzarsi e Ozdoev, dal limite dell’area, con un destro potente batte Kepa. Lo Zenit pareggia. Stavolta il Chelsea non ha più tempo. La Juventus chiude il girone al primo posto. Un traguardo importante per il sorteggio ma soprattutto per una questione di prestigio. Finire nell’urna delle otto prime classificate, a livello di immagine, mantiene un forte significato. Potrebbe inoltre avere un'influenza positiva su una squadra che, nonostante le difficoltà fin qui incontrate, nonostante un organico ritenuto dalla maggior parte degli opinionisti, non all’altezza delle rivali in serie A, è riuscita a chiudere il girone davanti alla squadra campione d’Europa, con 15 punti ottenuti in sei partite. Un risultato, per quanto poco determinante, che nessuna delle altre formazioni italiane impegnate nei gironi di Champions League è riuscita a raggiungere.