Quando scrivo un articolo cerco sempre di essere impersonale e imparziale e di non scrivere mai in prima persona.
Stavolta, vogliate scusarmi non ci riesco proprio e non mi sforzerò nemmeno nel farlo.
Il sentimento che mi lega a Paolo Maldini è veramente troppo profondo e voglio raccontare questo fantastico giocatore, con gli occhi di un bambino che ha sorriso tanto per il Milan di cui Paolo era capitano.

Due giorni fa, Maldini ha compiuto 50 anni, il suo volto adesso ha qualche ruga in più, i suoi capelli, una volta tinti di un lucente castano, adesso sono più spenti e grigi. I suoi occhi azzurri invece, sono sempre i soliti: belli, vispi e svegli e gli donano, anche da cinquantenne, l’aria di un ragazzino.

Maldini nasce il 26 giugno 1968, figlio d’arte del grande Cesare Maldini, anche quest’ultimo difensore, bandiera e capitano del Milan che fu.
Buon sangue non mente e Paolo ha seguito le orme del padre superandolo in tutto.
902 presenze con la maglia del Milan ( record ), 647 presenze in serie A ( record ), record assoluto di minuti giocati nei mondiali ( 2.216 ), 5 Champions League, 5 Supercoppe europee, 2 coppe Intercontinentali, 1 mondiale per club, 7 campionati di serie A, 5 Supercoppe Italiane, 1 coppa Italia e infiniti titoli individuali.

Per i miei occhi Maldini era pura poesia in movimento: bello, elegante, corretto, intelligente e fortissimo.
Un leader, un esempio dentro e fuori dal campo e su questo, nel 2007, l’ Equipe scrisse: “In 23 anni di carriera non si è mai allontanato da un senso della morale, del dovere, della fedeltà e dell’ etica che ne fanno un’ icona del calcio“.

Oltre a questo, Maldini non ha mai avuto peli sulla lingua, ha sempre detto come la pensava e l’ episodio più lampante è stato dopo la finale persa contro il Liverpool a Istanbul.
Anche se cerco ancora di convincermi che la Champions League nel 2005 non sia mai stata giocata, ahimé ricordo benissimo quella finale.
Il Milan chiuse il primo tempo avanti 3-0 ( Maldini segnò il primo gol con una stupenda girata ), ma nel secondo tempo si fece recuperare tre gol in 6 minuti.
Ricordo bene il gol regolare di Shevchenko annullato per fuorigioco, le due parate incredibili di Dudek proprio sull’ucraino e la successiva sconfitta ai rigori.
Ricordo che piansi tanto.

Probabilmente non ero l’unico ad aver pianto per quella sera. Infatti a Malpensa, durante il rientro della squadra a Milano, ci fu una grande contestazione alla squadra che era accusata di aver festeggiato la vittoria già dopo la fine del primo tempo.

Maldini non apprezzò la contestazione e dichiarò:
“Avevamo giocato una finale stupenda, nettamente meglio del Liverpool. All’aeroporto siamo stati contestati: “Dovete chiederci scusa". Io giocavo da una vita e dovevo chiedere scusa ad un ragazzo di 20 anni? E poi scusa di cosa? Di aver perso una perso una partita giocata in modo straordinario? Per inciso, quella sera il Liverpool ci surclassò a livello di tifo.“

A detta di alcuni tifosi presenti, il capitano del Milan avrebbe commentato la contestazione anche con un “ Poveri pezzenti “, ma non è sicuro che sia stato lui a pronunciare quelle parole.
La curva Sud non ne volle sapere e, il 24 maggio 2009 durante l’ultima partita del capitano a San Siro, ha contestato e esposto striscioni contro Maldini.
Quelle scene mi lasciarono a bocca aperta. Non era possibile, non era giusto. In quel momento mi sono vergognato di essere tifoso del Milan e non mi sentivo degno di quell’ uomo che tanto aveva dato alla squadra e a noi tifosi. Paolo, non smentendosi mai, non fece finta di niente e mostrò il dito medio alla curva.
Era una scena surreale, semplicemente incredibile.

“ Hanno rovinato tutto “ pensai schifato e tutt’ora lo sono se ci ripenso.
Per fortuna, durante l’ultima partita di campionato a Firenze, contro la Fiorentina, tutto lo stadio ha reso il giusto omaggio all’ uomo Paolo Maldini.

Spero che quei tifosi, a distanza di nove anni, si siano pentiti di aver contestato una leggenda vivente come il capitano del Milan.
Tutti e dico tutti, dobbiamo considerarci fortunati per aver assistito alle gesta di questo infinito campione.

Sappiamo tutti che non nascerà più un altro Paolo Maldini, protagonista di un calcio romantico e poetico, dove l’ amore della maglia era tutto e i soldi non erano niente.

Un calcio che a me manca tantissimo. Paolo mi manca tantissimo.

Pensate che il 9 luglio 2006, dopo il rigore di Grosso che ci ha regalato la vittoria del mondiale, il mio primo pensiero fu: “ Abbiamo vinto, ma non c’è Maldini, ma perché si è ritirato dalla nazionale? “.

Ero felice e triste nello stesso tempo. Cavolo se lo meritava, se lo meritava più di qualsiasi altro giocatore di quella nazionale.

Probabilmente si è ritirato così presto dai colori azzurri ( 2002 ), proprio per amore di quella maglia rossonera, per poter dare tutto al Milan e i suoi tifosi. Sapeva che a 34 anni la nazionale gli avrebbe portato via troppe energie e non voleva permetterlo.

Appassionato di basket quale sono, voglio concludere dedicando a Paolo una frase di Kobe Bryant:

“ Chi avrà coraggio di prendere delle decisioni diventerà un giocatore...chi saprà prendere quelle giuste, rimarrà leggenda. “

E tu Paolo non ne hai sbagliata una.

Grazie di tutto.