Da bambini si sa, siamo sognatori per eccellenza, la vita ci sembra estremamente semplice e il futuro è un libro di pagine bianche tutto da scrivere.

Poi si cresce e la vita ci obbliga compiere delle scelte e spesso il risultato di esse non è quasi mai quello che ci eravamo immaginati.

Crescendo ci si rende conto di cosa fa o non fa per noi, si sceglie una strada, la quale a volte si rivela sbagliata e allora si cambia, si ricomincia e ci si rimette in gioco, consapevoli che nessuno ti regala niente e che alle favole non bisogna più crederci.

Eppure, ogni tanto le favole accadono e un certo Harvey Esajas ne sa qualcosa.

Si perché proprio lui, da aiuto cuoco/ lavapiatti quale era, divenne un giocatore di un Milan pieno di campionissimi.

 

Ma iniziamo dal principio.

Harvey Esajas nasce ad Amsterdam il 13 giugno 1974, ha origini surinamesi e fin da subito coltiva il sogno di diventare calciatore.

Un sogno che pare poter diventare realtà, infatti l’ Esajas calciatore cresce nelle giovanili dell’ Ajax che, soprattutto in quegli anni, vantava uno dei migliori settori giovanili al mondo e proprio lì stringe una grande amicizia con un futuro “ Professore “ del calcio, Clarence Seedorf.

Le strade dei due si separano nel 1993, Esajas passa ai rivali del Feyenoord e debutta nella prima divisione olandese proprio contro l’Ajax, dove segna anche un gol alla sua ex squadra.

La carriera pare iniziare al meglio, ma non è così. Infatti Harvey gioca solamente 8 partite in 3 anni con la maglia del Feyenoord e nell’ultimo anno non scese mai in campo.

Decise allora di lasciare la squadra di Rotterdam per andare al Groningen, dove anche lì collezionerà solamente 9 presenze.

Insomma la carriera di Esajas pare non decollare, anzi sembra già in fase di atterraggio.

Si trasferisce quindi al Cambuur dove però non viene mai impiegato, poi prova al Dordrecht ‘90 e anche li gioca solamente 7 partite.

Dopo aver di nuovo fallito nel Real Madrid B, nello Zamora e nel Mostoles, Harvey subisce anche un un brutto infortunio al tendine d’achille che lo costringe ad una lunga riabilitazione di ben sette mesi e decide quindi di ritirarsi dal calcio.

Per tirare avanti Harvey inizia a fare lavoretti vari e in questo periodo il suo pesoforma lievita notevolmente, fino a raggiungere i 110 kg, ma dentro di sé il sogno di diventare qualcuno nel calcio che conta non muore e allora ci riprova.

Nel 28 dicembre 2001 ha un’ occasione con la Fiorentina, ma non lo prendono nemmeno in considerazione, poiché la società toscana non navigava in buon acque e infatti, in quell’anno, i viola dichiareranno il fallimento.

Dopo questo ennesimo tentativo andato a vuoto, entra in gioco il suo grande amico Clarence Seedorf ( il quale si trovava all’ Inter in quella stagione ) che lo consiglia a Sandro Mazzola ( allora dirigente del Torino ), il quale accetta di far fare un provino al surinamese.

<< Se mi danno il tempo necessario sono sicuro che riuscirò a convincere il Torino a prendermi >> dichiarò Harvey prima del provino.

Ma non sarà così, la forma fisica è scarsa, Esajas è troppo in sovrappeso e la dirigenza granata lo boccia senza alcun dubbio.

Seedorf non si arrende e prova a convincere Moratti, ma non riesce nell’impresa. L' olandese passa poi al Milan e durante una cena con la dirigenza rossonera, racconta la storia del suo amico a Galliani, il quale si commuove per il ragazzo e si convince a dargli un’ opportunità.

Esajas in quel periodo lavorava in un ristorante come lavapiatti-aiuto cuoco ad Amsterdam e, ricevuta la chiamata dei rossoneri, va quindi ad allenarsi con il Milan ( sempre da svincolato ) e inizia a seguire un programma dietetico per raggiungere una forma fisica accettabile per giocare a calcio.

Dopo 5 mesi ce la fa, Harvey ha perso quasi 30 kg e la dirigenza rossonera lo ingaggia per la stagione 2004-2005. Per lui è un sogno che si avvera.

<< La settimana scorsa sono stato nell’ufficio di Galliani e mi ha fatto l’offerta. A momenti cadevo dalla sedia quando ho appreso la notizia, Mi sarei accontentato anche di una piccola squadra, ma andare al Milan è veramente incredibile >>. dichiara dopo l’ingaggio.

Insomma finalmente l’occasione tanto cercata è arrivata, ma Esajas inizialemente il campo non lo vede mai. Poi Ancelotti decide di mandarlo in campo.

E’ una sera del 12 gennaio 2005, partita valida per gli ottavi di finale di Coppa Italia, il Milan sta vincendo per 2 a 0 contro il Palermo e a tre minuti dalla fine Carletto sostituisce Ambrosini e fa esordire Harvey Esajas con la maglia del Milan.

L’olandese entra bene in parita e con una bella azione personale sfiora un assist e guadagna anche un calcio d' angolo a favore dei rossoneri.

Al triplice fischio Esajas sorride ed è un sorriso che illuminerebbe tutto San Siro, poi si avvicina ad un Seedorf a sua volta sorridente e i due si abbracciano. Una scena bellissima.

Harvey ormai trentenne ce l’ha fatta, è nel calcio che conta e sopratutto in una delle squadre più forti del mondo.

Dopo quella partita, scoppiò a piangere negli spogliatoi ringraziando tutti per la bella opportunità.

<< Volevo dimostrare a tutti di non essere qui per caso, di meritarmi questa maglia >> disse poi.

Ancelotti addirittura lo inserisce nella lista Champions dei rossoneri e Esajas si ritrova in panchina durante la famosa finale di Istabul, poi persa malamente dal Milan.

Il surinamese,però, non vede più il campo con la squadra rossonera e si trasferisce prima al Legnano e poi a Lecco, ma la sua carriera non sboccia nemmeno lì e la favola volge al termine.

Harvey torna a lavorare nei ristoranti, ritirandosi definitivamente dal calcio giocato.

 

 

La storia di questo ragazzone del Suriname è più unica che rara, una vera favola del calcio, di un ragazzo un po’ sfortunato che realizza il sogno di giocare in una delle squadre più forti al mondo.

Il merito è stato tutto di Seedorf che credeva fortemente in lui e ha insistito molto per farlo tornare in una squadra di livello.

<< Quando eravamo giovani lui aveva molto più talento di me >> dichiarò l’ex campionissimo del Milan.

 

A chi non piacerebbe interrompere il proprio lavoro per vestire la maglia di una squadra di serie A? Beh, noi non abbiamo Seedorf come amico, ma chissà, in fondo sognare non costa niente.