Quando Stefano Pioli è arrivato nel disastrato Milan di Giampaolo nell'ottobre 2019 molti (me per primo) dubitavano di lui. A livello di grandi squadre non aveva certo un curriculum esaltante dopo aver guidato Lazio, Fiorentina ed Inter a sprint esaltanti ed altrettanto avvilenti crolli. Si diceva che avrebbe traghettato la squadra alla fine della stagione per poi cedere il posto a qualcun altro più valido. 

Invece è rimasto! Si è rimboccato le maniche ed ha cominciato a lavorare in silenzio e soprattutto con umiltà, qualità che manca a molti suoi colleghi e che Pioli ha saputo da allora esaltare come suo carattere distintivo e vincente. In un mondo che valorizza tecnici aggressivi ed autocelebrativi (tipo Conte) oppure attenti solo al massimo risultato con il minimo sforzo (tipo Allegri) Pioli ha saputo sposare meglio di chiunque altro una nuova strategia che, senza rinnegare il bel gioco e l'aggressività, lo coniugava con interpreti giovani dando loro spazio per dimostrare le loro qualità. 

Fiore all'occhiello di questa nuova impostazione sono le riconversioni di Leao e Tonali, giunti senza tanti clamori, lasciati crescere con calma ed esplosi nell'anno dello scudetto.
Ma il merito maggiore di Pioli non è stato solo valorizzare il loro talento, ma anche far crescere giocatori meno talentuosi ma diventati comunque utili alla causa, tipo Saelemakers, Krunic, Kalulu tutti arrivati per poco e rivalutati col tempo. Ha inventato un nuovo ruolo per Bennacer, rispolverato e rilanciato un campione che sembrava a fine carriera come Giroud, persino convissuto con il totem di un calciatore (Ibra) che per i tanti meriti acquisiti in gioventù sul campo poteva diventare ingombrante ed invece è diventato un valore aggiunto per la squadra.
Ma il merito maggiore di Pioli è la pacatezza e la calma con cui si presenta ai "media" spiegando con parole chiare e mai banali sia perchè si è vinto sia perchè si è perso. Il frasario degli allenatori di calcio, anche ad alto livello, è pieno di banalità e frasi fatte che non dicono nulla. Pioli riesce ad essere sè stesso anche e sopratutto nella maniera di comunicare e, se lo fa efficacemente con i giornalisti, si può capire come ci riesca egregiamente anche nello spogliatoio.

Si capisce altresì come abbia fatto una squadra distrutta dall'Atalanta (dicembre 2019) o dall'Inter (aprile 2022) a riemergere sempre compiendo il piccolo prodigio di passare da piazzamenti inadeguati ad entrare nell'ultimo triennio stabilmente tra le prime quattro, conquistando un titolo e competendo su tutti i fronti.