Quando nel gennaio 2007 entrarono in vigore per le banche gli accordi di Basilea II, nel mondo della finanza e dell'economia si parlo' di rivoluzione. L'onere per le banche di rispettare precisi vincoli patrimoniali si traduceva in una radicale modifica del metodo di valutazione del credito da erogare alle imprese che da soggettivo qual era in precedenza si trasformava in oggettivo e numerico riducendo lo score valutativo delle imprese ad un rating ossia un indicatore della sua affidabilità. Quel che è successo ha dimostrato che introdurre il "rating" non ha migliorato la solvibilità del sistema ma ha comportato nell'immediato una stretta creditizia che ha tolto ossigeno alla ripresa.

A distanza di tempo il nuovo proprietario del Milan ci annuncia che il rating sarà applicato nella valutazione dei giocatori in entrata nel club rossonero calcolandone il potenziale in base ad algoritmi che terranno conto delle loro caratteristiche tecniche, agonistiche e personali.
In assoluto l'idea non è sbagliata. Giungere ad un sistema condiviso nella valutazione dei calciatori e delle loro prestazioni potrebbe risolvere ad esempio il fenomeno delle plusvalenze fittizie di cui abbiamo recente esperienza.
Il punto è un altro: la condizione è che sia un sistema condiviso, ossia applicato da tutti, e che sia integrato da una robusta dose di intervento umano. 

Nel caso del Milan sembra di capire che l'algoritmo (tecnicamente "sabermetrica") servirà solo a scremare l'enorme parco giocatori valutati per l'acquisto dai rossoneri lasciando agli "scout" (coordinati da Moncada) il compito di scegliere. In pratica il "rating" sul giocatore sarebbe il prerequisito per il selezionatore che manterrebbe comunque la propria discrezionalità. 
Il sistema, nato nel mondo del baseball, ha un suo santone acclarato (Billy Beane) ed una società (partecipata da Cardinale) operativa che è già attiva nel campo calcistico. Chi l'ha sinora adottato in maniera integrale  (i francesi del Toulouse e i danesi del Midjylland) ha ottenuto qualche miglioramento ma non si tratta certo squadre con un ranking paragonabile al Milan, né con aspettative alte.
Sostituire un binomio di grande esperienza come Maldini-Massara con Beane-Moncada ed il supporto dell'intelligenza artificiale è visto dalla tifoseria come un azzardo che può anche minacciare i delicati equilibri dello spogliatoio.

Visto che ormai la strada sembra essere questa ci auguriamo che l'adozione nel Milan di "Moneyball" (il nome viene dalla nota pellicola con Brad Pitt che ricorda l'esperienza di Beane nel baseball) sia fatto con cautela e lasciando al fattore umano l'ambito decisionale.
Il Milan è stato precursore in passato (con Sacchi) mostrando al mondo cosa si intende per Arte di vincere. 
Speriamo che "Moneyball" non si traduca solo in un modo per la proprietà di lesinare sugli investimenti Fare una grande squadra con pochi soldi è come fare le nozze con i fichi secchi.