Dopo lo choc della separazione stanno emergendo i particolari di quanto avvenuto e i nuovi rapporti di forza all'interno della galassia Milan. Si, perchè ormai è legittimo parlare di una galassia articolata in tre mondi distinti e percepiti come separati anche all'esterno: la "Proprietà" la "Dirigenza Tecnica" e la "Squadra". Questi tre mondi si sono evoluti nell'ultimo decennio in maniera diversa e a volte contrapposta separandosi come in un grande "Big Bang" dall'ultimo Milan vincente di Berlusconi dove la "Proprietà" fagocitava a tutti gli effetti sia "Dirigenza Tecnica" che "Squadra" e le campagne acquisti venivano di fatto decise dal Capo. Questo sistema patriarcale ha caratterizzato a lungo non solo il Milan, ma gran parte del calcio italiano e, per quanto riguarda i colori rossoneri, ha anche dato vita ad una lunga striscia vincente perchè quando il proprietario è il primo tifoso e percepisce la squadra come espressione del proprio successo personale allora i suoi desideri si traducono in acquisti a prescindere dai risultati di bilancio. 

Il problema del Milan è stato abbandonare questo sistema di "governance" all'improvviso con la cessione, ancora nebulosa, da Berlusconi ai cinesi che ha visto la prima netta differenziazione tra una "nuova proprietà", assente e sotto parecchi aspetti persino inconsapevole dell'andamento della società, ed una "squadra" costretta ad adeguarsi ad una nuova realtà di comprimari che indossavano la nostra maglia più per caso che per precisa scelta tecnica. Il merito di Elliott - nessuno lo disconosce - è stato quello di mettere a posto i conti e riportare società e squadra a buoni livelli ma Singer non ha certo dimenticato come viene gestito lo sport negli USA ed il modello di "business" da cui proviene. Così è intervenuto allargando la base azionaria (con il coinvolgimento di RedBird) e inserendo, sin da subito, uomini provenienti dalla finanza come Furlani il cui "background" di boccononiano prima ed harvardiano poi ha avuto modo di specializzarsi nell'attività svolta come analista e "portfolio manager" prima di Lehman Brothers poi della stessa Elliott. Pochi ricordano che è stato Furlani l'uomo chiave di tutti i passaggi intervenuti nella cessione dai cinesi a Singer e quindi pochi sanno che l'iceberg prepotentemente emerso in questi giorni con il siluramento di Maldini era preparato da lungo tempo in profondita. 

Maldini rappresentava infatti quel romantico punto di contatto tra l'immagine del Milan vincente dei tempi berlusconiani e la  "media business company" che Elliott e RedBird vogliono realizzare, un soggetto nuovo che ha nel calcio solo il "core business" originario ma si diversifica nell'"entertainment" nel "merchandising" e nella gestione di uno stadio di proprietà aperto a tutte le diverse anime societarie. L'obiettivo, come ha dichiarato in passato Furlani, è ridurre il peso dei giocatori nell' "assett management" per puntare ad una crescita sostenibile dei ricavi aumentando l'area delle plusvalenze "reali" con investimenti mirati su giovani promesse rivendute una volta lanciate. L'uscita di Maldini ha portato in primo piano il ruolo, sinora oscuro, svolto da Moncada che da semplice "scout" del Milan è diventato, negli articoli che si leggono in questi giorni sui giornali, il vero artefice delle operazioni Leao, Hernandez, Maignan, Kalulu e Tomori. 

La "Proprietà" in altre parole vuole comunicare all'"Utenza" che la tripartizione del Milan è finita e la "Dirigenza Tecnica" verrà assunta in prima persona da un suo uomo (Furlani che è l'AD del Milan) che opererà con una selezione (curata da Moncada) basata più su parametri oggettivi (i famosi "algoritmi") che su valutazioni soggettive. L'allenatore dovrà (non sappiamo quanto volentieri) assumere un ruolo manageriale (alla Ferguson) coadiuvando e condividendo le scelte della "Dirigenza Tecnica" (che, a onor del vero, nel corso di questa stagione sono state più sopportate da Pioli che condivise).
Vale solo la pena ricordare che un processo analogo l'ha già portato avanti la Juventus ma in "salsa italiana" differenziandolo infatti per una Proprietà che continua a riportare alla famiglia Agnelli anzichè ad un Fondo.

Da parte mia sono ben lungi dal dichiarare che questo nuovo sistema sia quello giusto e, soprattutto, che porterà i risultati attesi dai tifosi. Sono dell'opinione che una "media business company" produca utili nella misura in cui il suo "core business" sia vincente: in parole povere se la squadra vincerà le altre attività andranno al traino. Vedremo nei prossimi mesi, con la probabile sterzata anche sul fronte "stadio" oltre che sul mercato, come si muoverà il nuovo Milan.   

Nell'immediato, come milanista di ieri, di oggi e di sempre, mi piacerebbe non dover assistere anche nel mio Milan ad una rapida discesa da un carro non più vincente. L'anno scorso di questi tempi si osannava Maldini per aver costruito con poco un Milan da scudetto, oggi sembra quasi che poche scelte sbagliate (vedremo poi se lo sono davvero) ed una visione più da tifoso che da dirigente abbiano comportato un rapido cambio di posizione da parte di molti, troppi opinionisti anche di parte. 

Maldini è e resterà sempre un grande milanista a prescindere da quello che ci porterà il futuro.