Il tempo è una di quelle poche cose che riesce ad essere sia amico che nemico. La decisione, però, spetta e spetterà sempre a lui e noi, non possiamo far altro che essere schiavi di questo eterno padrone. Potremmo lodarlo, perché è caro nei nostri confronti e può appagarci con soddisfazioni che bramavamo da tanto. Non è un caso che esiste il detto “il tempo è galantuomo”. Allo stesso modo, però, potremmo demonizzarlo, perché può metterci in difficoltà, decretare la fine di qualcosa o sancire il nostro fallimento. Il tempo è in grado di fare il doppio gioco ed è impossibile scovarlo, perché saprà sorprenderci sempre. Il tempo sancirà l’inizio e una fine per ogni cosa e, questa volta, il termine “fine” ha bussato a Miralem Pjanic.

Quello del talentino francese è stato uno dei nomi più caldi di questo periodo. Non è salito in agenda come tanti altri acquisti fatti sotto banco, ma è stato uno di quelli in cui si sono spese davvero poche parole e ha fatto poco scalpore. È strano tutto ciò, perché stiamo parlando di un giocatore di grande spessore, con una caricatura internazionale che, la prossima stagione, vestirà il ruolo del “Piccolo Principe” (uno dei tanti soprannomi) con un’altra veste. Insomma, le varie notizie di mercato, i rumors che si propagavano tra le testate giornalistiche in televisione, sul web e tra i quotidiani sportivi, hanno confermato – poi anche dai giocatori stessi – il trasferimento: Pjanic guiderà il nuovo centrocampo blaugrana e Arthur quello juventino.
Come si è arrivati a questo scambio?
Miralem Pjanic, prima di varcare le porte della corte bianconera, era il fantasista della Roma e, prima ancora, quello del Lione, squadra che l’ha messo in luce. Fino a quel momento, il buon “Mire” presidiava una zona offensiva del campo: giocava come mezzala destra di possesso e quindi svolgeva il ruolo del playmaker offensivo, andando a ricoprire la figura del catalizzatore per gli attaccanti. Spesso e volentieri si lasciava trascinare da giocate personali, dribbling ai danni degli avversari, ma quello che più lo elogiava, erano quei passaggi al bacio, millimetrici per i compagni e impossibili da prendere per le parti avverse. Ma non era la sua parte migliore. Infatti, da sempre, ma con la squadra giallorossa c’è stato l’exploit, le punizioni sono state il suo pallino fisso. Miralem era imbattibile e, ogni volta che posizionava la palla a diversi metri dagli avversari che componevano la barriera, era come se fosse un calcio di rigore. Più distante, sì, ma sempre un calcio di rigore era. In questo era indiscutibile: in 9 stagioni di Serie A, il pennello ha colorato il suo quadro per ben 16 volte, piazzandosi al settimo posto nella classifica dei migliori del nostro campionato. Il rapporto stagioni/gol su punizione è uno dei migliori. 16 in Serie A, 21 in carriera e all’inseguimento – ahimè soltanto simbolico – di Juninho, che ne ha collezionate 77.

Ma in tutto questo mare magnum di statistiche a suo favore e una preferenza per le zone più appetibili del campo, al momento del suo passaggio alla Juventus, Pjanic viene relegato in un ambiente più vicino alla sua porta che a quella degli avversari. Non solo, ma sul fronte punizioni, da un paio d’anni ormai, è stato adombrato – posso capire per il nome, ma non per le statistiche – da Cristiano Ronaldo. Insomma, dal 2016, Miralem viene preferito come regista basso di qualità da Massimiliano Allegri. Un ruolo che non aveva mai giocato e, nota dolente, pronto per prendere le veci di un certo Andrea Pirlo. Tutto questo ha creato al giocatore non pochi scompensi, specie nella fase di impostazione, ove ha abbondano verticalizzazioni per i suoi attaccanti – complice anche il gioco di Allegri – per lasciar spazio a passaggi che dilatavano le mezzali alle sue spalle. Con Maurizio Sarri, la musica cambia di nuovo, ed ecco che il modo di giocare di Pjanic diventa ancora più statico di quanto non lo fosse anche prima: l’ex allenatore del Napoli preme moltissimo affinché il francesino palleggi assiduamente con i centrali di difesa, così da invogliare la squadra a confluire verso l’area nemica e, se si riesce a trovare l’imbucata, ecco che il centrocampista può dare il ben servito. In tutto questo, i passaggi azzeccati del calciatore aumentano esponenzialmente, andando a migliorare sempre di più i progressive passes e cioè i metri di campo guadagnati per ogni passaggio andato a buon fine. Ciò che porta ad un rendimento calante sono sia i passaggi nella propria trequarti, causa il relegamento in una zona così lontana del campo e sia un’ottima attenzione da parte degli allenatori avversi che hanno sempre – più o meno - tenuto a bada le possibili giocate del “neoruolo” del centrocampista. Come se non bastasse, sono arrivati anche due infortuni – novembre 2019 e febbraio 2020 – che ne hanno penalizzato le condizioni fisiche.

Perché questo scambio?
I problemi fisici non sono la causa principale di ciò
. Tutti possono incontrare delle difficoltà e non è questo il punto per cui Pjanic è stato mandato via; anche perché penso che sia uno dei giocatori chiave della Juventus, forse solo dietro a Ronaldo e Dybala per età. Uno dei motivi principali a cui si potrebbe pensare – è stato il mio primo pensiero quando lessi che il suo nome era sulla lista dei partenti - è che la dirigenza stia pensando di avere la soluzione in casa propria. Già, perché se si dà un’occhiatina alla rosa bianconera, spicca il nome di Rodrigo Bentancur, classe ’97 e amatissimo da Sarri. In diverse partite che vedevano l’uruguaiano titolare nel ruolo di vertice basso, spesso, sfornava prestazioni migliori di quelle di Pjanic. Ora, l’ho ribadito anche precedentemente, l’ormai ex giocatore della Juventus, non aveva mai ricoperto quel ruolo prima e, con il tempo, nemmeno si è mai abituato a farlo, perché non è nelle sue caratteristiche naturali. Come è stato possibile vedere in diverse partite, Miralem andava in difficoltà non appena riceveva la palla dalla difesa perché accusava la pressione avversaria: si allungava il pallone dalla parte opposta, frapponendo il suo corpo rispetto a quello del “predatore”. Ma questo lo mandava in tilt. Con Bentancur diventa tutto più semplice: sfrutta la sua fisicità e riesce ad andarsene con più scioltezza nel dribbling. Insomma, sembra perfetto per sostituire il bosniaco.
Ma così non è e non lo è stato, perché al suo posto arriverà dal Barcellona Arthur Melo, classe ’96, un anno più anziano di Bentancur. Il calciatore brasiliano si adatterebbe perfettamente alla sinfonia di Sarri. È una mezzala sinistra, estremamente tecnica e che soddisferebbe l’allenatore nella sua richiesta da palleggiatore basso, quello che, fino adesso, ha ricoperto Pjanic. Uno scambio “alla pari” tra le due società, con la Juventus che deve dare qualche compenso in più dilazionato con il tempo.

Quindi Pjanic quale ruolo andrebbe a ricoprire al Barcellona?
Una domanda che purtroppo apre una valanga di interrogativi. Vedere il bosniaco nello stesso ruolo che ha ricoperto in questi anni alla Juventus potrebbe essere inverosimile. Adesso, la zona da regista basso, è occupata da Sergio Busquets e il suo erede è Frank de Jong, di certo non Pjanic; non solo, ma anche se si ipotizzasse un ritorno agli albori da mezzala destra, c’è sempre Rakitic che la presidia. Ma questo, è un altro discorso…

E così, dopo un amore durato quattro anni si arriva al divorzio, a causa di un modulo che non l’ha mai visto protagonista (eppure le statistiche nei suoi confronti non sono affatto male). Sta di fatto che, nel bene o nel male, la carriera di Pjanic è stata solo un crescendo: Lione, Roma, poi Juventus e, adesso, il coronamento di un sogno di molti, probabilmente anche il suo. Il tempo con lui è stato clemente e gli ha portato solo soddisfazioni. Ma non bisogna mai abbassare la guardia perché arriverà un momento, anche inaspettato, che ci volterà le spalle e potremmo solo guardarlo come il nostro peggior nemico.