La Superfuga dalla SuperLega

Ciò che avrebbe dovuto rivoluzionare il calcio – tanto che alcuni ne avevano decretato la morte – è già cessato. C’è stata più la convinzione ad uscire piuttosto che ad entrare. E già questo avrebbe dovuto evidenziare le crepe di un qualcosa gestito male, troppo superficialmente, facendo i conti soltanto con i propri “conti” in tasca senza andare a considerare altri fattori circostanziali. Che poi, più di circostanza, sono apparsi decisivi.
Poco dopo la mezzanotte di lunedì 19 aprile, un comunicato recita di aver raggiunto un <<accordo per costituire una nuova competizione calcistica infrasettimanale, la Super League, governata dai Club Fondatori>>. 15 Club Fondatori, ma ne vanno trovati altri tre, perché si è fermi a 12: 6 inglesi (le due di Manchester, Chelsea, Tottenham, Arsenal e Liverpool), le 3 di Spagna (Barcellona, Atletico Madrid e Real Madrid) e 3 italiane (Juventus, Inter e Milan). I Club Fondatori hanno il diritto di partecipare annualmente alla competizione, mentre, le restanti 5, si sarebbero aggregate per “meriti sportivi”. Comincia il valzer dei disaccordi di tutte le istituzioni, con Ceferin che tuona l’esclusione da Mondiali ed Europei dei giocatori dei club secessionisti.
Alle ore 19 del 20 aprile, diversi quotidiani inglesi, filtrano alcune indiscrezioni di uno scioglimento anticipato da parte di Manchester City e Chelsea. Alle 21 l’indiscrezione diventa conferma, tanto da avviare una “riunione d’urgenza” dei 12 Club.
Alla mezzanotte del 21 aprile, esattamente due giorni dopo il comunicato della Super Lega, le 6 inglesi si defilano. Poi ci pensa l’Inter un’ora dopo. E poi una serie di tweet delle altre squadre (Atletico, Milan e Chelsea in via ufficiale) in cui “giustificano” la scelta di abbandonare la competizione.
Insomma, dalla SuperLega si è passati alla Superfuga.

Le scuse dei club

Ha iniziato il Tottenham:
[…] Ci rammarichiamo per l’ansia ed il turbamento causato. Vorremmo ringraziare tutti quei sostenitori che hanno presentato le loro opinioni.

Poi il Presidente del Liverpool, John W. Henry:
Voglio scusarmi con tutti i tifosi del Liverpool per il disagio causato nelle ultime 48 ore, ma anche con Klopp e tutti i giocatori che non hanno alcuna responsabilità per quanto successo. Il progetto presentato non sarebbe mai durato senza il supporto dei fan.

Anche l’Atletico ha detto che <<i meriti sportivi devono prevalere su qualsiasi altro criterio>>. Stona un pochino il fatto che facesse (o fa?) parte dei 15 Club Fondatori, merito che gli avrebbe garantito la presenza e introiti stellari ogni anno.

In Italia, il Milan, ha scritto che:
Le voci dei tifosi in tutto il mondo rispetto a questo progetto sono state forti e chiare, e il nostro club deve rimanere sensibile all’opinione di chi ama questo sport.
Peccato che sia stata una delle ultime squadre ad abbandonare. E anche qui mi sento di essere dubbioso, visto che Florentino Pérez ha parlato di <<Juventus e Milan ancora dentro>>. O, peggio ancora, sentire Paolo Maldini affermare di << [non esser mai] stato convolto nelle discussioni per la Superlega>>.

E infine Marotta, che ad una domanda disse:
La Superlega è naufragata perché sono stati sottovalutati aspetti importanti come la voce dei tifosi.

Mi chiedo, se la voce dei tifosi è così importante perché non interpellarli prima? Perché dare per assodato che una grande partita possa riaccendere il desiderio delle nuove generazioni di amare il calcio? Perché si sa, quando l’eccezione diventa normalità, allora prevale la noia. Ma questo lo sanno anche loro.
Il fatto è che la “spettacolarizzazione” delle partite sia soltanto una maschera per quelli che sono gli intenti economici dei grandi, indebitati fino al midollo.

Ma quanto sono indebitati i Club Fondatori?

Muchísimo, direbbe Florentino Pérez. Per questo, molti club, hanno aderito al progetto. Non vedevano alternative. Né nel dialogo – forse quello che più è mancato tra le istituzioni – né nelle tempistiche. La Superlega, finanziata da JP Morgan, avrebbe garantito circa 10 miliardi divisi tra i club coinvolti nella competizione. Inoltre, per chi avesse detto sì al progetto, avrebbe avuto un’iniezione di 490 milioni di euro. Alcuni club avrebbero praticamente estinto il debito finanziario. Inoltre, sarebbe partita ad agosto. Al massimo nel 2022, non di più. La Champions ne avrebbe garantiti molti meno e, cosa più importante, sarebbe partita dalla stagione 2024-2025. Decenni per i Club Fondatori, decretandosi <<già morti>> per quel periodo.
Ceferin, allora, per venire incontro alla situazione creatasi (principalmente ai grandi club), si sarebbe mobilitato per accelerare la competizione: prima del 2024 e un finanziamento di circa 6-7 miliardi con il fondo americano Centricus. Questo, come risposta alla Superlega. Ma adesso, sembra più un patto di “non aggressione”.
Dando uno scorcio alla classifica di chi è più indebitato, la maggior parte dei conti in rosso, appartiene a chi aveva dato la disponibilità alla competizione. Secondo la GdS, che ha preso in riferimento i bilanci di giugno 2020, non considerando gli ultimi semestrali per un discorso di omogeneità, al primo posto ci sarebbe il Tottenham con 1169 milioni di debiti al netto dei crediti (anche se bisogna sottolineare quanto 750 milioni appartengono a debiti finanziari non correnti, ovvero, l’investimento per la ristrutturazione del nuovo stadio); segue il Barcellona con 809, Manchester United con 663, l’Atletico Madrid con 645 e l’Inter con 630; poi il Real con 504, la Juventus con 458 e Arsenal con 378. Anche il Liverpool con 278, ma con un dato aggiornato al 2018-2019.

Il caos in Serie A

Non appena è cominciata la riunione fra i presidenti dei club di A sono volati gli insulti. Il più attivo è stato Urbano Cairo, presidente del Torino, definendo Agnelli come un <<Giuda>>. Stessa sorte è toccata a Beppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter, considerato un <<traditore>> e che, con ogni probabilità, rimetterà il mandato da consigliere della Figc. Andrea Agnelli, però, è stato il più bersagliato, perché rappresentava tutte le squadre della Serie A, essendo dentro il comitato dei cinque manager per trattare con il consorzio. Quello meno colpito è stato Paolo Scaroni, presidente del Milan, semplicemente perché è rimasto favorevole ai fondi.
Anche Ferrero, presidente della Sampdoria, si è espresso “elegantemente” riguardo al presidente della Juventus. Si è chiesto come << In un momento così complicato fa una cosa del genere? Io non ho parole. Se dicessi quello che penso censurerebbero la radio>>.
Ovviamente c’è stata la mobilitazione di allenatori anche. Come De Zerbi, in cui manifestava il suo sfogo dicendo di <<non [aver] piacere a giocare la partita (poi vinta 1-2, ndr) perché il Milan fa parte di queste tre squadre italiane che vogliono fare la Superlega>>.
La situazione è particolarmente fumosa. La maggior parte dei club vuol fare causa al numero 1 della Juventus per aver fatto fuggire i fondi. Certo è che, dopo questo tsunami europeo, il volto dei dissidenti rimarrà sfregiato per molto, moltissimo tempo.

La Superlega è stata una sconfitta economica e morale

Il “ritorno a casa” dei Club Fondatori è stato un fallimento. Un fallimento con proporzioni gigantesche.
L’obiettivo era quello di dare in pasto al pubblico l’adrenalina. Di far vivere ai tifosi partite entusiasmanti nei giorni feriali. Ma era soltanto uno scudo protettivo per nascondersi dal dio denaro. Anzi, di vedere nella Superlega un degno salvagente per le proprie casse monetarie insanguinate. L’unico modo per contrastare l’emorragia è evaporato ancor prima di raggiungere lo stato solido. Una disfatta senza precedenti.
E, oltre al danno economico, si aggiunge una lesione morale indelebile, una di quelle che lascia la cicatrice. E prima che diventi cicatrice ce ne vorrà un bel po’… I club hanno perso completamente la fiducia dei propri tifosi, dove hanno visto palesarsi l’interesse economico dei presidenti (non ci voleva la Superlega per capirlo). Una caduta di stile e di immagine che si riverserà anche nelle pubbliche relazioni, dove, la loro figura, sarà perseguitata da uno stigma indissolubile.

Serviva dialogo, costruzione e collaborazione e, invece, si è creata una commistione - economica e morale - che ha portato fratture, delusioni e distruzioni. Con la Superlega ci hanno messo in evidenza la realtà, dove, se prima facevamo finta di vederla, adesso, non possiamo fingere più.