Una classifica divisa per ceti sociali

Era da tempo che non ci divertivamo così. E non parlo di lotta per lo scudetto, quella ormai è chiusa. Almeno virtualmente. Ma intendo quella delle sorelle lì sotto. Le famose sette sorelle, che, tolta l’Inter, diventano sei. Sei per la corsa Champions. Una classifica completamente spaccata, divisa per classi sociali.

L'aristocrazia è per quattro squadre. La prima già è andata. È troppo veloce e ormai ha staccato tutti con un margine inquietante, tanto da rimembrare il decennio appena trascorso. Le altre tre non sono sicure e basta una svista per scivolare nelle retrovie dell’alta borghesia, quella che tutti vorrebbero evitare. Sarebbe una perdita enorme, sia in compensi monetari - e di conseguenza su possibili investimenti estivi - sia in termini di prestigio, perché si sa, l'abito del martedì non è uguale a quello del giovedì (che continua a mancare dallo scorso millennio).

L'altra frangia - quinto, sesto e settimo posto -, caratterizzata anche dall'avvento della Conference League, è quella appartenente all'alta borghesia. È quella soglia tanto bramata dalla media borghesia, quella che milita fino al centro della classifica, che esulta per un ottavo, un nono e un decimo posto, ma poi non si accontenta, e vuole di più, cercando di aggrapparsi almeno alla terza coppa europea. Ma la distanza che rimane è ancora troppo forte.

Fino al quindicesimo posto troviamo la piccola borghesia, quella che si accontenta di poco. Dove bastano 40 punti, un po’ come la sufficienza a scuola. Tra Covid, infortuni e problematiche gestionali interne, l'importante è staccarsi dal treno retrocessione, e lasciare quantomeno la testa fuori da quelle onde troppo alte.

Dal sedicesimo in poi, troviamo la fascia più affamata. La fascia dove si gioca la guerra tra poveri, dove a volte fanno il salto più lungo della gamba, scavalcando qualche posizione e altre fanno di nuovo i conti con se stessi, e si ritrovano a scivolare giù nel fosso delle Marianne.

Oggi, però, ci concediamo un posto nella nobiltà.

Il Milan di Pioli è la squadra che si sente meno appagata

  • Posizione attuale:
  • Punti in classifica: 63
  • Calendario: Genoa (casa), Sassuolo (trasferta), Lazio (trasferta), Benevento (casa), Juventus (trasferta), Torino (trasferta), Cagliari (casa), Atalanta (trasferta)

Il post-lockdown del Milan è stato qualcosa di superlativo. Primo posto in campionato e nei gironi di Europa League. Dalla gara contro il Genoa – persa in casa per 1-2 – ci sono state solo vittorie e pareggi. L’unico intoppo in UEL contro il Lille. La squadra di Pioli era come se fosse inebriata di un qualcosa di sovrannaturale, perché a certi ritmi è impossibile darle una connotazione ordinaria. I tifosi sono sempre rimasti con i piedi per terra, ma quando ai loro occhi si presentavano tutti quei primati, più il titolo di campione d’inverno, il loro dire “basta arrivare tra i primi quattro” era solo segno di evidente scaramanzia.

Distrutto poi il sogno Europa League – non fortunatissima nel pescare il Manchester agli ottavi – ed evaporato lo scudetto – l’Inter viaggia a +11 – ora, è tempo di guardarsi indietro. La Juventus è a -1, l’Atalanta a -2, il Napoli a -4 e la Lazio a -8 (con una gara in meno) e che potrebbe diventare -5. Forse giusto la Roma è staccata a sufficienza, ma in questo tour de force occorre essere estremamente meticolosi con i punti.
La squadra di Pioli è quella che si sente meno appagata. Ha corso per tutto questo tempo senza avere aspettative, con l’obiettivo del ritorno Champions. Il “non avere” pressione, giornata dopo giornata, ha cominciato ad evolversi in qualcos’altro, in un fardello troppo pesante per questo gruppo.

Ma, caro Milan, anche “solo” qualificarvi alla prossima Coppa Campioni, fidatevi, sarebbe comunque un risultato straordinario.

Cara Juventus, ce lo saremmo aspettati

  • Posizione attuale:
  • Punti in classifica: 62
  • Calendario: Atalanta (trasferta), Parma (casa), Fiorentina (trasferta), Udinese (trasferta), Milan (casa), Sassuolo (trasferta), Inter (casa), Bologna (trasferta)

Abbiamo vissuto un decennio completamente monopolizzato. Ogni tanto partivano le rivoluzioni da sotto, ma niente. Ci ha provato la Roma, il Napoli, per un momento anche la Lazio, ma niente. La corona è sempre stata di casa Juventus. Qualche scricchiolio c’è stato con l’Inter l’anno scorso: Sarri non ha mai avuto l’ok dai suoi undici e le ultime partite sono state affrontate con la sigaretta in bocca. Come il suo solito. Proprio per questo intendo scricchiolio. Perché l’Inter a -1 è stata più falsa percezione che altro. La Juventus ha perso le ultime due e i nerazzurri le hanno vinte. Detto in altre parole, la Vecchia Signora aveva già vinto alla trentaseiesima giornata. Due gare prima. Le crepe provenivano solo dall’ala interna e non da fattori esterni. Poi, quest’anno, la musica ha preso una sinfonia diversa.
Pirlo in panchina è stata una mossa orientata al futuro. Un progetto di lungo termine, almeno così hanno detto. Lo ha confermato anche Pavel Nedved ad un’intervista su DAZN, nel momento più critico della stagione:

Pirlo è e sarà l’allenatore della Juventus. 100%

La stagione della Juventus, però, non possiamo dire che è stata un successo. Sicuramente è la squadra che, fra tutte, potrebbe arrivare più vicina all’Inter. Ma poi i risultati si vedono sul campo e, insomma, di punti ne ha persi. Arrivare secondi è comprensibile dopo nove anni di dominio. Però bisogna vedere come arrivarci - dodici punti sono un’enormità - e se effettivamente arrivarci – l’assalto di quelle dietro è ad un passo.
Più che la classifica, sono i punti a stonare, insieme ad un allenatore alle prime armi e un’uscita agli ottavi di Champions contro il Porto. In un mare di dubbi, la certezza sono i trofei: la Supercoppa se l’è portata a casa e, adesso, c’è una finale di Coppa Italia. Per i tifosi è consuetudine, per le bacheche è storia.

L’Atalanta non ci sorprende più

  • Posizione attuale:
  • Punti in classifica: 61
  • Calendario: Juventus (casa), Roma (trasferta), Bologna (casa), Sassuolo (trasferta), Parma (trasferta), Benevento (casa), Genoa (trasferta), Milan (casa)

L’Atalanta ha smesso di sorprenderci. È un meccanismo perfetto, dove tutti svolgono la propria mansione. Nella loro differenziazione combacia anche l’omologazione, perché non si trovano mai in difficoltà se qualcuno è assente. Ne prendono le veci in totale serenità. Il complesso di gioco è armonizzato nei movimenti e nelle idee in campo. Gasperini riesce a trasmettere la sua filosofia e, i suoi uomini, riescono ad assorbirla ancor prima di testarla.
La classifica attuale è talmente senza senso che potrebbe vedere la Dea - a fine traguardo - seconda, come anche sesta. È un continuo scavalcarsi e rincorrersi. Eppure, l’Atalanta, va come un treno. L’ultima sconfitta in campionato è stata contro l’Inter, dove comunque ha attaccato senza sosta. Forse, la “vera” sconfitta, è stata contro la Lazio, persa in casa 1-3. Ma poi, di lì in poi, tutto in scioltezza. Il freno a mano è arrivato in Champions, ma per un guasto non causato da loro, lo sappiamo tutti.

Ora, la finale di Coppa Italia. Difficile, ma quanto basta per portare un trofeo che manca da una vita ma che meriterebbe da anni.

Napoli, sei il rimpianto più grande

  • Posizione attuale:
  • Punti in classifica: 59
  • Calendario: Inter (casa), Lazio (casa), Torino (trasferta), Cagliari (casa), Spezia (trasferta), Udinese (casa), Fiorentina (trasferta), Verona (casa)

La squadra partenopea è una delle più complete. Dalla porta fino all’attacco. Poi ci potranno essere delle defezioni ravvisabili in qualche giocatore, ma rimane pur sempre una delle più organizzate. E poi, un plus che di questi tempi è impensabile da trovare: l’allenatore. Sincero, schietto, mai omertoso. Si è sempre preso le proprie responsabilità e anche quelle altrui. Un connubio – squadra e allenatore – che poteva sfociare in qualcosa di grande ma che, invece, si è rimasti sempre all’interno della stessa bolla dimensionale.
Non possiamo estraniarci, però, dagli infortuni. Se per tanti non sono un alibi, non vuol dire che non siano la causa di un resoconto stagionale deludente. Risultati che hanno incrinato i rapporti tra Rino e De Laurentiis e tra Rino e tifoseria (non con tutta). E questa situazione di indifferenza, di totale passività, sapendo già il destino a cui si andrà incontro a fine campionato, non fanno altro che potenziare il demone che risiede lì a Castel Volturno. E la situazione in Europa non è stata da meno. Via ai sedicesimi contro una squadra rognosa, ma non impossibile.
Comunque vada, è in piena corsa per la Champions. In questa pazza classifica, potrebbe arrivare perfino seconda. Ma la delusione è grande. Perché è vero che con i “se” e con i “ma” non ci si fa nulla, però è troppo forte non provare a pensare dove sarebbe arrivata questa squadra senza l’ostacolo infortuni.

La Lazio di Inzaghi non è mai caduta

  • Posizione attuale:
  • Punti in classifica: 55 (una gara da recuperare)
  • Calendario: Benevento (casa), Napoli (trasferta), Milan (casa), Genoa (casa), Fiorentina (trasferta), Parma (casa), Roma (trasferta), Sassuolo (trasferta)

In molti l’hanno data per spacciata. Forse anche la classifica aveva ingannato. Come anche la presunta penalizzazione dovuta al caso tamponi, tanto da far sognare la media borghesia lì dietro. Eppure, la Lazio, non è mai caduta. Il problema più grande (più che problema privilegio) è stato il ritorno in Champions. Un palcoscenico bramato, sognato, desiderato, che mancava da troppo tempo. 13 anni. E, una volta dentro, era impensabile riflettere al campionato. La distrazione era così forte, tanto da spostare le energie solo per il teatro internazionale.
Poi la stangata Bayern agli ottavi. Qualsiasi sarebbe stata difficile, ma quella, era la più difficile. Ma il cammino europeo è stato uno dei migliori.
Dimenticato il campionato, era arrivato il tempo di riprenderselo. 4 vittorie nelle ultime 5. Dodici punti su quindici. Quanto basta per riprendere la scia di quelle in avanti. Perché la classifica recita sesto posto e 55 punti, ma con la gara in meno e una presunta vittoria, il balzo sarebbe 58 e la distanza -3 dal quarto.
Ci vuole sacrificio, perché la battaglia farà grandi esclusioni. Ma i biancocelesti non demordono. Non lo hanno mai fatto e non lo faranno di certo adesso, che siamo nelle fasi cruciali.

La Roma di Fonseca ha viaggiato sulle montagne russe

  • Posizione attuale:
  • Punti in classifica: 54
  • Calendario: Torino (trasferta), Atalanta (casa), Cagliari (trasferta), Sampdoria (trasferta), Crotone (casa), Inter (trasferta), Lazio (casa), Spezia (trasferta)

Una Roma estremamente particolare, unica nel suo genere. Aveva chiuso il girone d’andata quarta in classifica e prima nel girone di UEL. Per qualche giornata ha varcato anche il terzo posto, dove, nello scontro diretto contro l’Inter – finito poi per 2-2 – una vittoria l’avrebbe portata ad un passo dalla seconda posizione. Un momento magico insomma. Che però, piano piano, ha cominciato ad affievolirsi, fino ad appiattirsi sempre di più, scivolando fino alla settima posizione.
Un piazzamento tanto lontano dalla media borghesia, ma anche quanto basta per rendere sempre più impossibile il quarto posto. Però è l’unica che detiene il pass Europa. Mentre le altre hanno completa dedizione per il rush finale in campionato, la formazione di Fonseca deve spartire le energie anche negli impegni europei. Quelli eliminatori. Ed è proprio qui che si inserisce la chiave di volta della stagione.
Se la Champions resta difficilmente raggiungibile con il quarto posto, l’altra e unica via rimane l’Europa League. Proprio oggi si giocano una partita essenziale per il proseguimento del cammino internazionale. Un passaggio del turno che varrebbe semifinale, rendendo il sogno più concreto.
Resta difficile da spiegare l’andamento in campionato, specie contro le big. Anche qui gli infortuni hanno costantemente bussato alla porta, arrivando ad un certo punto fino a sfondarla. Ma in terra estera si sono sempre comportati da veri e propri signori e, chissà, se il settimo posto non diventi solo una formalità per il ritorno alla coppa delle grandi orecchie.

È la corsa Champions più bella degli ultimi anni

Se in Liga o in Ligue 1 il campionato si contorna di magnificenza per l’arrembaggio al trono, qui, lo scettro dello stupore appartiene alla corsa Champions. Entrando nel vivo della stagione, la corsa si è fatta decisamente più elettrizzante. Ognuna prova a far fronte alle difficoltà, cercando di trarre energia da chi la disperde strada facendo. Quasi tutte meriterebbero un posto fra le prime quattro. Il primo è già occupato, gli altri rimangono un terno a lotto. Proviamo a fare una previsione.

Juventus, arriverai seconda. Il calendario l’abbiamo visto, non è semplicissimo. Ma quello che ci ha fatto capire la Juventus è che si inceppa molto più facilmente contro le “piccole” che non con le grandi. Critiche, problematiche, contestazioni. La Vecchia Signora tramuterà tutto in orgoglio e sarà la squadra che, più di tutte, si avvicinerà all’Inter.

Dea, di nuovo terza. Con un andamento a rullo compressore non si può non prevedere una Dea più giù. Quando è in difficoltà pare caricarsi e, in questo finale di stagione, può dare una sgasata e lasciar tutti. I big match contro Juventus, Roma e Milan non spaventano. Anche perché, contro di loro, all’andata ha realizzato 7 punti: pareggio contro la Juve, schiacciasassi contro i giallorossi per 4-1 e maestosi a San Siro imponendosi per 0-3. Se ci fosse stato il pubblico sentiremmo ancora gli applausi.

Milan, il quarto posto va bene comunque. Anche se i sogni parevano materializzarsi in qualcos’altro, contro le ferite d’orgoglio della Juve e la Dea asfaltatrice, non possono nulla. Un calendario pieno zeppo di inside, specie per quelle squadre che intenderanno salvarsi. Ma comunque il ritorno in Champions è stato sin da subito l’obiettivo. Sarà anche una delusione arrivare quarti, ma sicuramente non un fallimento.

Napoli, troppi tardi per la Champions. Nonostante sia la squadra più organizzata, oltre che un calendario più agevole rispetto alle altre, (Inter e Lazio due big match consecutivi) i malumori si faranno sentire. E saranno quelli, più di altri, a mettere i bastoni fra le ruote. È partita troppo in ritardo e, questo, sarà un altro fattore penalizzante. Certo che, se dovesse vincere entrambe le partite contro Inter e Lazio, beh, allora potremmo riparlarne.

Lazio, l’anno scorso è stato un anno speciale. La stagione precedente è stata interrotta sul più bello. Quest’anno, tra Champions e un po’ più di discontinuità, il quarto posto sembra soltanto un lontano ricordo. Bisognerà cercare i rinforzi adeguati per la prossima stagione, perché, di questo andamento, la lotta sarà ancora più complessa.

Roma, l’ultima delle sorelle. Dispiace, perché da terza a settimana ce ne vuole. Un divario tra il piazzamento Champions e quello alla Conference League, ma, l’aver perso quasi tutti gli scontri diretti, non rende la strada spianata. L’unica alternativa si chiama Europa League e, molto probabilmente, è la strada che la squadra di Fonseca sembra aver imboccato.