374 giorni è durata complessivamente l'avventura di Leonardo Bonucci lontano da Torino, infatti proprio poco più di un anno fa il difensore venne accolto trionfalmente a Milano, con la dirigenza rossonera che gli mise una fascia al braccio e gli disse :"ora riportarci in alto".

Lui entrò subito nella parte, rimane infatti celebre il suo discorso pre-partita nei preliminari di Europa League, con tutti i tifosi milanisti che gongolavano nel vedere che il loro nuovo capitano si fosse cosi ben calato nella realta rossonera. Eppure tutti quei momenti oggi appaiono dei vaghi ricordi, perché il calciatore ha deciso di fare retromarcia e tramite il suo agente ha espresso la volontà di ritornare a vestire la casacca bianconera. Ma perché questa scelta? Perché rischiare così tanto? Perché accettare i fischi sicuri di buona parte della tifoseria juventina che non ha gradito il suo ritorno?. I motivi sono molteplici, ma occorre prima capire perché se ne andò:

1. Bonucci arrivò al Milan dopo una stagione di attriti con l'allenatore ed il gruppo, che non lo hanno mai riconosciuto come leader, e lui di questo ne ha sempre sofferto, soprattutto nelle famose partite viste in tribuna sul celebre sgabbello. Al Milan sapeva di poter essere lui il vero leader e questa situazione lo attirò conretamente verso Milano.

2. Il Milan stava iniziando un processo di rivoluzione e di rinascita con la nuova proprietà, ed il progetto che gli fu presentato da Fassone-Mirabelli convinse Bonucci a trasferirsi, anche in virtù di un ingaggio considerevole.

3. Lanciarsi verso una nuova sfida: andare al Milan rappresentava anche una sfida con sè stesso, che voleva dimostrare a tutti le sue capacità come difensore e come trascinatore.

Ebbene da quando arrivò a Milano tutte queste condizioni si trasformarono, la proprietà Cinese cominiciava a diventare sempre più assente e senza punti di riferimento concreti, il campionato prese una brutta piega con il conseguente esonero dell'allenatore Montella e cosa più importante Bonucci capì che proprio per tutte queste circostanze la sua sfida la stava perdendo. Non stava dimostrando a tutti di essere forte e trascinatore, al contrario appariva sempre più spaesato e in confusione. Piano piano ha iniziato a ricucire i rapporti con lo spogliatoio juventino e con i suoi ex compagni, ma soprattutto ha fatto arrivare il messaggio ad Allegri che questa volta avrebbe accettato il ruolo di secondo piano, e non da leader. E così anche la dirigenza juventina ha iniziato a riapprezzare l'umiltà e il passo indietro del calciatore, e ha intavolato la trattativa che lo ha riportato a Torino, sicuramente per i tifosi tutte queste considerazioni risulteranno comunque poco giustificabili, in fondo un calciatore che abbandona la propria squadra per andare dal nemico viene sempre visto come un traditore. Bonucci più che traditore, ha voluto osare e sa di aver perso buona parte della sua battaglia e da uomo ha accettato l'umiliazione e lo scherno derivanti da questo passo indietro, perché ha imparato la lezione più grande: le battaglie non si vincono da sole.