Nei giorni scorsi sono state riportate dai vari media le dichiarazioni rese da Antonio Conte, dopo l’incredibile sconfitta di Dortmund (da 0-2 a 3-2) e dal Presidente dell’Inter, Steven Zhang, in occasione del secondo China International Import Expo, tenutosi a Shanghai.

Ebbene, sembra che il condottiero in campo e il massimo esponente della Società parlino di due realtà completamente differenti, tanto appare stridente il contenuto dei due interventi, peraltro resi a poca distanza temporale l’uno dall’altro (5 novembre e 11 novembre).

Dopo Borussia/Inter, il tecnico leccese ebbe un durissimo sfogo davanti alle telecamere: “Mi sono stufato di dire sempre le stesse cose, spero che queste partite facciano capire certe cose a chi di dovere. Venisse qualche dirigente a dire qualcosa, a inizio stagione potevamo programmare molto meglio. Sono stati fatti errori importanti, non possiamo fare campionato e Champions in queste condizioni. Paghiamo la stanchezza, c'è poco da nascondersi dietro ad un dito. Siamo l'Inter, bisogna farci tutti un esame di coscienza. Si arriva fino ad un certo punto, oltre non si può andare"

Insomma un impietoso “J’accuse” nei confronti della proprietà e dirigenza, senza alcuna riserva. Una denuncia pubblica dell’incapacità di un’adeguata programmazione per una squadra, che dovrebbe essere candidata a riproporsi al vertice del campionato nazionale e in Europa. Le dichiarazioni, pesantissime sotto ogni profilo, ma, in primo luogo, per il fatto di essere state rese in pubblico e non nel privato degli uffici della Società, denunciavano il totale disallineamento tra il tecnico e la dirigenza neroazzurra quanto alla pianificazione e realizzazione della campagna acquisti, peraltro assolutamente onerosa e sponsorizzata dal tecnico, posta in essere dalla dirigenza, di concerto con le direttive della proprietà.

In un contesto aziendale appena normale, le dichiarazioni di Antonio Conte, per contenuto e forma, sarebbero state tali da integrare il venir meno del rapporto fiduciario tra collaboratore e datore di lavoro e costituire quindi per quest’ultimo un motivo più che legittimo per contestare ad Antonio Conte la risoluzione del rapporto di lavoro.

Ma così non poteva essere e così non è stato, per cui spazio all’ironia.

Passano infatti pochi giorni (11 novembre) ed ecco le dichiarazioni di Steven Zhang "Abbiamo costruito un team di grande valore (1). Sono tutte persone che corrispondono alla cultura (2) agli appelli e ai requisiti del club (3) Sono disposti a lavorare sodo (4) per creare valore personale e valore aziendale. Abbiamo ideali comuni (5) L'Inter non è solo una squadra di calcio, ma anche uno spirito (6) un valore del brand e una filosofia (7) Le persone sono disposte a dare tutto (8)”

Ma Conte e Zhang parlavano della stessa realtà, oppure il Presidente nerazzurro si riferiva alla squadra di pallavolo cinese, in quanto due rappresentanti della squadra di pallavolo – guidati in panchina dalla leggenda cinese Lang Ping - erano parimenti presenti sul palco di presentazione dell’evento, tenuto a Shanghai?

Il dubbio è ancora più corroborato dal fatto che Zhang ha altresì reso omaggio alle pallavoliste cinesi con questa dichiarazione: "Molti dei dipendenti di Suning sono tifosi di Lang Ping. Lo spirito della squadra di pallavolo femminile, che lavora duramente, è anche la cultura che Suning rispetta"

A questo punto, si rende necessario analizzare le dichiarazioni di Zhang (e questo è il motivo per la comparsa delle note di rimando di cui sopra all’intervento del Presidente) alla luce di quanto avrebbe replicato Conte, appena reduce dalla tranquillissima, quasi soporifera, conferenza post Dortmund e dalla roboante vittoria in rimonta dell’Inter contro il Verona.

  1. Team di grande valore? “L’unico grande valore dell’Inter sono io per 12 milioni di buoni motivi. L’unico che ha veramente vinto sul campo tutto ciò che c’era da vincere e ora dovrei vincere con Sensi e Barella che, nella loro carriera, hanno solo conquistato, rispettivamente, il trofeo del panino con la mortadella emiliana a Sassuolo e la coppa del maiale alla fiera del porcetto di San Teodoro”
  2. Persone che corrispondono alla cultura? “Ma di quale cultura sta parlando? Solo pochi giorni fa, ho scoperto per caso che, in occasione dello scambio di regali per gli auguri di Natale, tutti i dipendenti sono stati invitati a confezionare un enorme scudetto di cartone, da donare all’imperituro Presidente ad honorem (sempre sia lodato) Massimo Moratti, secondo una tradizione che si ripete ormai ininterrottamente da 13 anni”
  3. Appelli e requisiti del club? “Sono stato io ad introdurre appello e contrappello durante i ritiri. Si va a nanna alle ore 22 e non come lo scorso anno, quando tutti i calciatori assistevano nella sala cinema della Pinetina, alle conferenze tenute da Brozovic e Perisic sino a tarda notte sugli scatti Instagram di Wanda Nara”.
  4. Disposti a lavorare sodo?E’ vero, effettivamente tutti i calciatori in rosa, grazie ai miei diktat culinari, sono ora in grado di cucinarsi un uovo sodo, esclusivamente proveniente da galline allevate a terra, razza Robusta Maculata (chiazzata in bianconero, per intenderci) che ho personalmente importato dalla bassa pianura padana”
  5. Ideali comuni? “Ma se non abbiamo comprato Vidal e Rakitic, perché il consigliere personale di Zhang, il saggio Lang Ping, sosteneva che il bagnoschiuma potevamo tranquillamente acquistarlo in un supermercato della Carrefour cinese del Gruppo Suning e che Rakitic, secondo la secolare tradizione cinese, aveva un cognome dal quale si poteva facilmente desumere che trattavasi di giocatore finito per problemi di osteoporosi precoce. Per non parlare di quanto tempo ci ho messo a convincere Zhang (distraendo nel frattempo il saggio Lang Ping con un set di fotografie su Wanda Nara in pigiama) che non doveva fissarsi sul fatto che Lukaku portasse un cognome, che si poteva prestare a facili ironie”
  6. Squadra di spirito? “L’unico spirito, nel senso pieno del termine, che abbiamo suscitato è stato quello del secondo tempo di Dortmund, dove abbiamo risollevato alla grande l’umore dei tedeschi, con una serie di “cappelle” gigantesche, che hanno scatenato l’ilarità generale del Westfalenstadion”
  7. Brand e filosofia? “Sul brand si tratta di un refuso del traduttore perché lo so che Zhang intendeva ‘brandy’, che, come noto, scorreva a fiumi prima del mio avvento. Infatti i calciatori, al termine della proiezione dei filmini di cui alla nota (3) si recavano compatti - con Nainggolan capo delegazione – a compiere il tour delle discoteche di tendenza di Milano sino alle 4 del mattino, per scolarsi fiumi di acquavite e rifornendo anche la cantina di Spalletti, che ricorreva con generosità al distillato alcolico in occasione delle sue famose conferenze stampa assolutamente incomprensibili. In merito alla filosofia, c’è poco da aggiungere al credo che campeggia negli spogliatoi della Pinetina ‘Meglio uno scudetto di cartone che 100 vinti sul campo’ ”
  8. Persone disposte a dare tutto? “Anche in questo caso, si tratta di un refuso nella trascrizione della frase, in quanto la locuzione corretta è stata “Persone disposte a dire tutto”. Lo so che il mio caro Zhang si riferiva alle famose talpe presenti nello spogliatoio nerazzurro, disposte a spifferare tutto all’esterno della Società (per ultimo la lite Lukaku/Brozovic durante Inter- Slavia Praga). Infatti, ora, ho chiesto a Marotta di fare l’ ‘occhio di lince’, non con qualche difficoltà, per scoprire i colpevoli”

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