Ogni tifoso viola, ognuno di noi, amante del calcio, del bello, dell'estetica, ma anche della passione, della forza che scaturisce dalle emozioni, sebbene spesso siano di tenore struggente, deve aver sentito un leggero brivido, un sottile sussulto, un amaro scontro di sensazioni nel leggere le designazioni arbitrali per questa settimana.

Torna all'Artemio Franchi l'arbitro Fabrizio Pasqua e per il tifo fiorentino è una grandissima occasione. Lo scorso anno il 36enne direttore di gara si trovò a gestire un qualcosa di molto più grande di una partita di pallone, in una settimana condita da sentimenti indigesti, le cui scorie faticheranno ad andar via per gli anni a venire.

E la sua gestione fu perfetta, benché il clima surreale non consentisse minimamente giudizi tecnici sulle sue decisioni. Fu perfetta perché non c'erano altre decisioni che quella di restare umani e di chiudere in gola un dolore di sale, come un intero castello di sassi sullo stomaco.
La partita la vinse la Fiorentina e questo non importava a nessuno, lo spettacolo fu semplicemente nullo, devastato dalle onde di frustrazione che andavano e venivano negli occhi di professionisti e astanti.

L'arbitro Pasqua, dal punto di vista squisitamente tecnico, si troverà a refertare la conclusione di un mese di Marzo certamente non felice dal punto di vista dei risultati sportivi per la squadra viola, dopo aver aperto lo scorso anno lo stesso in quel clima così assurdo da digerire, e da dirigere.

Per il popolo viola, dicevo, è una grande occasione. Lo è perché non v'è dubbio alcuno che gli ultimi mesi siamo stati come squadra al centro di una quantità inenarrabile di polemiche, per le varie decisioni dei diversi direttori di gara su cui tutti hanno avuto modo di dire la propria. La nostra possibilità è quella di tributare un lungo silenzio delle volgarità, della pancia, di tutto ciò che ci verrebbe da sputare fuori ad ogni fischio su cui non concordiamo.

Non chiedo striscioni, non pretendo enormi manifestazioni d'affetto, che pure suonerebbero curiose (e sicuramente oggetto di nuove elucubrazioni del variegato mondo social pallonaro sul tentativo di ingraziarci la classe arbitrale); sarebbe però davvero di buon gusto tributare un onore alla persona che con professionalità scelse di restare uomo quel giorno.

Non sarebbe fuoriluogo, a mio modo di vedere, mettere via gli insulti per ringraziare "l'uomo" che indossava la divisa rosanero, fare un tentativo di diventare più civili, almeno per un giorno. Magari, che so, ci piace e ci abituiamo, magari avremo solo perso un carico di bile, non credo nessun medico ne sarebbe contrariato.

Il suo applauso alla curva fu bellissimo, straordinariamente delicato e sicuro; il momento in cui aiutò un Badelj distrutto a tirarsi su e a farsi forza è stato senza dubbio uno dei più poetici momenti della recente storia calcistica, inserito in un orrendo contenitore di infauste giornate quasi primaverili.

Pasqua è passare oltre, ma io non pretendo tanto. Fu speciale il suo modo di arbitrare le lacrime, che sia solo un riconoscimento, per scaldare le sue mani che furono potenti veicoli di forza.

Sono i piccoli gesti a evidenziare l'uomo in un mucchio, facciamo brillare il vecchio Franchi.