Quasi un anno dopo quella serata di emozioni fortissime del Santiago Bernabeu, Buffon ci riprova, ancora, con una nuova maglia, all'inseguimento di un trofeo divenuto maledizione, leggenda, divenuto un ritardatario Godot, un beep-beep imprendibile per il famelico Wile E Coyote, nonostante i potenti mezzi messi a disposizione della ACME.

Non sono bastati neanche stavolta quegli strumenti di strepitosa bellezza, ma scarsa efficacia sul finire; il Psg è una squadra forte, infarcita di campioni degni d'ogni palcoscenico, e ogni anno si dice sia quello giusto per una definitiva consacrazione, finalmente europea, dopo anni di trionfi in patria divenuti ormai tremendamente noiosi. 

Questo deve essere stato il fattore scatenante la scelta del campione del mondo quando, salutando con affetto tifo e compagni, si dichiara ancora in corsa mentre gli occhi del giudizio comune lo vedono finito e si butta in un'avventura intrigante e intrepida, ad un'età in cui di solito ci si godono gli onori della carriera e le interviste al miele da commentatore superpartes.
In fondo le condizioni erano simili, una compagine che nel proprio campionato passeggia sugli avversari, vincendo il campionato allo sbocciare delle primule, ed un'ossessione malcelata per la magnifica coppa dalle grandi orecchie, vero sogno di ogni calciatore a livello di club.

A quanto pare di simili non c'erano solo le condizioni di partenza; ribaltando la situazione col Madrid dello scorso torneo, il Psg va a vincere all'andata e inizia male il ritorno. La qualificazione è in bilico ma sembra poter regalare i quarti ai francesi. A pochi istanti dal termine la VAR ferma tutto per un tocco di braccio in area, oggettivamente netto. Calcio di rigore MU, storica rimonta completata e inglesi avanti.
Ancora un rigore all'ultimo momento, l'incubo deve essersi materializzato nella mente del campione. Stavolta ha avuto almeno occasione di pararlo.

Un altro filo comune, però, lega l'eliminazione dei transalpini stasera a quella della juve lo scorso anno, il protagonismo in negativo del portierone. In direzioni diverse.
Stasera intorno al trentesimo minuto, quando respinge corto un tiro da distanza siderale regalando il raddoppio a Lukaku, l'altra volta nel dopo partita, quando uno sfogo assolutamente fuori luogo attirò su di sé le attenzioni in seguito ad un'eliminazione devastante.
Ho rivisto l'intervista, non ne ricordavo molti passaggi, e devo dire che mi ha fatto un effetto ancora più amaro di allora, per la totale incuria linguistica e il servilismo un po' triste dei giornalisti e opinionisti che non si sono sentiti di fermare il santone, dandogli un piccolo assaggio di realtà, spegnendo sul nascere quelle che sono dichiarazioni destinate a fare storia. 
Fu un dibattito che avrebbe fatto migliore figura espresso in grammelot, per citare Fo.

Lasciando perdere i tanto vituperati fruttini, le patatine e le varie bevande, alcune idee espresse in quel contesto mostrano un concetto di sportività assolutamente revisionista, in cui una decisione, seppur giusta, deve rispettare determinate condizioni principe, dall'impresa di una squadra che sembrava spacciata ad un episodio dubbio nella partita d'andata, creando un contesto ideale nel quale ci si basa sull'emotività del momento.
L'arbitro a mio modo è in campo proprio per smorzarne gli eccessi, di quell'emotività, e valutare oggettivamente un episodio. Stasera episodi oggettivi sono stati il rigore e la sua maldestra presa al trentesimo e nessuna sensibilità poteva salvarlo.

Di oggi la notizia del suo rinnovo, che lo porterà a giocare fino ai 43 anni. Partendo dal presupposto che nessuno dovrebbe dire ad un calciatore quando ritirarsi e che di portieri che hanno proseguito fino ad età avanzata ce ne sono diversi, mi chiedo se non sia il caso di riflettere sulla possibilità di fermarsi da campione, prima di iniziare a collezionare interventi scomposti da consegnare alle migliaia di telecamere, e magari agli occhi di bimbi che lo ricorderanno così non avendolo mai visto strappare palloni dagli angolini impolverati delle porte che ha difeso.

Tutti abbiamo il nostro beep-beep, la sua rincorsa è già memorabile così.
Le ossessioni possono rovinare un percorso meraviglioso, e di percorsi lui ne ha scritti tantissimi. Ma, con rispetto parlando, con i finali non ha un grande rapporto; quanti altri ne deve vivere prima di togliersi i guantoni?