Non è un grandissimo periodo per il mondo, a livello culturale, gli scontri di genere e razza continuano a presentarsi trascinandosi dietro un linguaggio spesso scurrile e sintomatico di disinformazione, di ignoranza nel pieno senso, "ignorante nel senso che ignora..." come avrebbe detto il "controllore" Giovanni del mitico trio.

Il nostro paese ovviamente non fa eccezione alcuna, il clima è tra i peggiori di cui si abbia memoria e, si badi bene, non sto dando un giudizio partitico, non credo ovviamente sia questo il luogo per quel tipo di dibattimento, ma puramente sociale e, sì, politico, parola maltrattata ma dalle brillantissime e nobili origini.

Politica è tutto, è la vita pubblica, si fa politica ogni volta che si esprime un'opinione, libera e cosciente, e da questo punto di vista è chiaro che lo sport non ne è esente, figuriamoci questo spazio dove ogni giorno vi è un confronto acceso e poliedrico. I temi di cui parlare sono sempre moltissimi, dall'assegnazione di un rigore più o meno dubbio alle nuove disposizioni a livello di regolamento, da Wanda Icardi al campionato spostato in Cina per qualche partita dall'alto tasso economico.

Ogni situazione proposta poi alle voraci fauci dell'opinione pubblica esce sminuzzata e spesso privata del senso profondo, talvolta persino dell'originale bellezza che ne sarebbe venuta fuori in un'epoca meno social, meno famelica. Perché i social hanno spesso memoria cortissima e cultura ancora minore ed esaltano talvolta la parte sbagliata delle notizie.

Oggi a Torino è andata in scena una partita dai contorni storici, non tanto per i reali valori in campo (comunque alti), quanto per la funzione di apripista che può vestire. Seguo la Fiorentina Women's da tempo, ne scrissi già in passato, sono ancora convinto, sempre più, che sia la migliore spesa fatta dai Della Valle da quando sono diventati presidenti viola. Lo dimostra il fatto che oggi siamo stati coinvolti in uno scontro scudetto con nientepopodimeno la tanto odiata Juventus, emozione che la squadra maschile non mi ha mai regalato e non credo lo farà per i prossimi vent'anni almeno.

Mi sono sorpreso a risentire quel brivido, oggi, quello de "la partita" come è sempre stata per me la doppia sfida annuale (talvolta quadrupla con incroci speciali di coppa) con la compagine bianconera; il mio recente trasferimento in terra inglese ha reso difficoltosa la diretta, così ho dovuto aspettare la differita per godermi quelle emozioni così intense.

Lo stadium (ahimé) è stato un autentico capolavoro di tifo e intensità vocale e lo spettacolo, ne sono certo, non ha deluso gli onorevoli astanti, con ottimi capovolgimenti di fronte, due traverse per parte e, immancabile, un episodio sfortunato con lo svarione del portiere di riserva viola, che ha portato al facile gol vittoria della Pedersen.

La partecipazione è stata davvero strepitosa, si parla di più di 39.000 persone, trentanovemila per i non amanti del numero arabo. La Fiorentina ha perso ma lo sport ha vinto, senza dubbio, perché queste ragazze meritavano e meritano cornici di questo tipo. Sono vere professioniste, corrono, sudano per la maglia che portano e ci mettono agonismo e qualità.

E allora perché non sono trattate come tali? No, perché non so quanti dei lettori siano informati sullo stato attuale delle cose, ma il calcio femminile non è considerato professionistico, come nessun altro sport che esula dai maschili.
La legge a cui si fa riferimento è del 1981 e non starò qui a spulciarla, ma non sarà il caso di metterci mano ora che stiamo cercando di fare progressi sociali importanti?

Le cifre di pubblico di cui ho parlato non sono casuali; gli sport che non arrivano ad essere qualificati come professionistici vivono di stenti perché accusati di non portare introiti sufficienti. Gliela vogliamo dare una soddisfazione a queste atlete cercando di riempire gli stadi più che possiamo e sostenendole al massimo in questa battaglia?

Si allenano in eguale quantità degli uomini, ormai, hanno gli stessi ritmi, senza le squallide storie di vita mondana, si impegnano con il loro tempo senza poter lavorare al di fuori perché vorrebbero far del calcio il loro lavoro, ma non possono essere retribuite in maniera equa. Trovo che sia una delle pagine tristi della nostra legislazione e anche della nostra considerazione sociale. 

Certo poi, come già detto, i social sono ormai spinta e termometro delle idee delle persone e leggendo alcune battute ho capito quanto siamo ancora lontani dalla maturità; tralasciando i commenti su siti vari riguardo il livello tecnico delle squadre oggi in campo, ho provato particolare dispiacere per alcune idiozie lette sotto un articolo in questo sito che parlava della moglie di Ciro Immobile. Leggeteli da voi, mi astengo dal dire altro.

Oggi in diretta radio, prima di poter guardare le immagini, ho ascoltato con mestizia un intervento di uno spettatore che invitava a ristabilire i ruoli, uomini a giocare a calcio, donne all'uncinetto; ora è evidente che si tratti di un minus habens e che non andrebbe nemmeno preso in considerazione, ma rende molto bene l'idea del perché ancora siamo così distanti da un'uguaglianza di diritti.

Oggi a questa bella giornata di sport io festeggio come qualcosa che nasce, sperando che la mia voce arrivi solo a chi vuole capire. Ad maiora.