Chi nella propria vita si è approcciato almeno una volta alla scrittura, quella passionale, quella viscerale, quella inconfondibile perché inevitabile, irresistibile, beh mi capirà senz'altro.

Sono un romantico, su questo aspetto, l'inchiostro e la carta per me emanano un'anima da cui non so affrancarmi, ma scrivere su questo blog mi ha dato la possibilità di confrontarmi, oltre che esprimermi, di saggiare la sensibilità altrui e di respirare l'aria che tira nel mondo dei tifosi. 

Il tempo avanza, il progresso è necessità; anziché picchiettare con il tappo di una bic nera su un vecchio blocchetto ingiallito sono stato qui, seduto sulla mia scrivania, con la luce violenta del pc a far brillare la stanza e la piccola barra lampeggiante su sfondo bianco a dare un ritmo alla mia ansia di dire qualcosa, qualcosa che non fosse terribilmente amaro, amaramente scontato, su quel giorno diventato suo malgrado anniversario di un dolore straziante nel suo silenzio.

A spostare l'attenzione il cielo ci ha provato in vario modo.
Ci ha lasciato Luke Perry, icona di un'epoca poetica nella sua unicità, un'epoca finita in maniera netta e di cui a volte sembrano essersi definitivamente perse le tracce. Anche per il calcio italiano quegli anni sono stati follia, gioia, siamo stati al top con calciatori fenomenali che non sognavano altro che la Serie A. 

La Juve ha provato a rilanciare quel mondo, con l'ingaggio storico di Cristiano Ronaldo, ma non ha fatto che ammazzare definitivamente un torneo già moribondo, senza alcuna competitività, che non vale nemmeno come allenamento per i bianconeri in vista della Champions. E se ne sono visti alcuni risultati, benché ovviamente non sia finita ancora per la qualificazione.

Non solo "Dylan" è venuto a mancare quel giorno dannato. 
Qualche mese fa, in un periodo di confusione della mia vita, ho incontrato una donna ed è nata una storia breve ma intensa, meravigliosa nel tempismo e nella concentrazione di eventi. Vivendo in due diverse città le occasioni di vederci erano ridotte così ho cercato di non perdere un minuto. Le viene regalato un biglietto per un concerto, non è lontano da qui, posso arrivarci in auto, perché non cogliere l'occasione. Compro il biglietto il giorno prima e vado, solo per stare con lei, senza pretese musicali specifiche.
Per niente il mio genere, quel concerto si rivelò storia. Al di là del tempo indimenticabile passato con lei quello fu l'ultimo concerto italiano dei Prodigy e mentre cerco di andare avanti sopportando il mio giovane dolore amoroso Kieth Flint, lo storico leader del gruppo elettronico sopra le righe, si toglie la vita. Proprio in quel 4 marzo già pieno di sensazioni contrastanti.

Volevo scrivere qualcosa su Davide, qualcosa per ricordarlo, ma si è detto tutto. Le manifestazioni d'affetto viste nei vari stadi italiani sono state strepitose, quel tredicesimo minuto ha dato la sensazione di fermare davvero il tempo, dando l'occasione di riflettere sul fatto che a volte non c'è tempo per riflettere.
Davide viene descritto in maniera bellissima dai genitori quando lo definiscono naturalmente gentile, come se quel suo talento di calmare le acque fosse dote innata e non un meraviglioso dono di una famiglia stupenda. 
Nessuno è stato esente da emozione, è stato inevitabile, il circo del calcio italiano si è fermato per pochi interminabili secondi e la sua foto che campeggiava sulle curve ha stoppato il vento delle polemiche, facendoci sentire un po' tutti compagni di squadra, a prescindere dalle solite e diffuse acredini.

La Fiorentina ha perso e penso di poter dire che forse un tifoso su dieci ci ha veramente fatto caso.
Quando Ilicic ha scaraventato la palla fuori ed è esploso in lacrime qualcosa nel cuore di chi lo guardava si è inevitabilmente rotto, regalando un immane senso di tenerezza ed empatia. Quel pallone viaggiava a velocità sostenuta verso gli spalti e sembrava voler distruggere qualcosa, un velo di tristezza, un muro di ingiustizia divina che ci ha portato via presto un ragazzo dal sorriso potente.

Volevo davvero scrivere qualcosa su Davide, in quell'anniversario malvagio, lo volevo per liberarmi di un dolore  strisciante.
Ma come in altre (e tante) occasioni è stato ancora lui a dire tutto ciò che c'era da dire, con la sua presenza lieve a schiantare l'assenza devastante.

Sarebbe stato il compleanno di un grandissimo artista, chissà se Lucio avrebbe trovato le parole giuste.