Ieri, come in ogni occasione di questo tipo (e negli ultimi anni una Juve sempre più consistente ce ne ha date di occasioni), mi sono seduto davanti alla tv per guardare l'esibizione europea della vecchia signora. Upgrade rispetto al solito è stata la presenza, accanto a me, di un'amica fortemente bianconera, a cui voglio certamente bene per altre caratteristiche.
Con il sorriso stampato sulle labbra, mi accingo a tifare Atletico, come l'anno scorso fu per l'altro Madrid, quello sontuoso, potente, quello Real. Prima della partita scommetto con lei che la Juve passerà il turno e per la prima volta la vedo meno sicura, con la preoccupazione che di solito non appartiene alla specie bianconera, forse figlia del funerale mediatico celebrato costantemente nelle ultime settimane da giornalisti e tifosi di ogni parte.

Non facciamo stupide ipocrisie, se il tifo è quello vero è anche viscerale, immaturo, incontrollabile, d'animo. E queste sono caratteristiche a cui non si può comandare. La mia critica da sportivo e i miei sentimenti di tifoso viaggiano su due binari che raramente si incontrano, la qual cosa mi permette di essere sempre serenamente interessato agli eventi e alle reazioni popolari.
Ho sentito mille volte i discorsi di chi dice "tifare contro è da idioti", "le italiane vanno sempre sostenute", "sei solo invidioso". Solo invidioso? E hai detto poco?
L'invidia è tra i sentimenti umani più frequenti e ne esiste anche una sana, una che ti spinge a migliorare o almeno a desiderare di farlo. E la mia voglia (praticamente sempre inespressa) di vedere la mia Viola giocare a quei livelli mi tiene allerta e mi fa pensare a un epilogo diverso, un giorno, ad un campionato al di fuori della corrente mediocrità.

Quando ero piccino ho visto Batistuta correre verso la bandierina, fare la mitraglia, quella maglia viola mi è rimasto nel cuore e mille volte ho pianto sul cuscino dei miei pensieri sperando di non soffrire per il calcio; ma non c'è razionalità. E io, con conclamata serenità, mi dichiaro antijuventino.
Ma non si può prescindere dal fare dei distinguo, fondamentali in un calcio sempre più malato come quello in cui sguazzano i tifosi odierni. Violenza mai, per nessun motivo, odio solo sportivo, scritte che superino gli sfottò bandite, condanna fiera e forte per cori che ricordano dolorosi fatti.

Solo calcio, e tifo. E io tifo per la Fiorentina. E il più delle volte, in tv, quando capita, tifo contro la Juve. Ma lo dico col sorriso, ai miei amici juventini, perchè il mio tifo contro è sano, divertente, puro. E perché, ce ne si dia atto, senza di noi quella goduria provata al 100 % ieri, o in decine di altre occasioni, sarebbe stata solo al 99,9 %. Perché il nostro gufare bonario (e lo dico rivolto a chi come me non sfocia oltre i 90 minuti), è il sale che insaporisce una storia piena di vicoli e svolte, una storia fatta di vittorie ormai scontate e di sconfitte dolorose.
L'importanza della nemesi è in ogni angolo della storia dell'umanità, dal bene e male biblico ai fumetti iper modernizzati dell'epoca attuale. Non v'è storia con un "plot" degno di nota dove non si presenti forte (e a volte fondamentale) il ruolo dell'altro da sé, con obiettivi e percorso diversi.

Ieri la Juve ha fatto una partita straordinaria, annichilendo l'avversario, e quel marziano di Cristiano ha mostrato ancora al mondo che non ha idea di cosa siano i limiti; la prova di Bernardeschi, ahimé, mi ha provocato da viola più dolore del resto. Ad ogni gol mi bloccavo, sul rigore la mia dolce amica bianconera rideva, sfottendo il mio silenzio tombale. 

L'amicizia è salva, la corsa Champions della juve anche.
Ma juventini ammettetelo, che noia sarebbe se Batman e Joker bevessero una birra tra quattro chiacchiere?
Alla prossima sfida di emozioni, prosit
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