Si potrebbe dire che da tifoso viola io lo aspettassi al varco, e forse inconsciamente è proprio così. Ma poco importa, i fatti parlano chiaro, nell'era del video ovunque e comunque non sfugge niente e non si scampa alla verità.

Ieri guardavo la partita della Fiorentina, con un forte senso di sconforto per il non gioco e per uno spettacolo grigio, anche a livello puramente tecnico, al di là del tifo per l'una o l'altra. Nemmeno un'idea, una trama, la palla che continuava a rimbalzare tra le possenti gambe dei difensori viola e poi indietro dal debuttante Terracciano, sorpresa positiva della serata.
E mi si è posto un dubbio fortissimo, di quelli esistenziali, una di quelle domande filamentose che attraversano la cruna dei pensieri per una vita intera: si può sacrificare la competenza sull'altare della qualità umana?

Mi spiego meglio. Guardo da anni le partite della mia squadra, non sempre ma in ogni occasione in cui riesco, e ho visto periodi di gran gioco, in cui la viola era davvero ammirata da tutti per il palleggio e la qualità del centrocampo, spesso finendo vittima della sua stessa bellezza, ottenendo in campo lo stesso epilogo a cui fu destinato Narciso.
Ricordo in questo senso il primo Prandelli, col suo 4-2-3-1 portato in dote dal capolavoro Parma, le annate Montella, dove una mediana di pura classe faceva girare la testa ad ogni avversario, lunghi tratti del tanto vituperato Sousa, che ci ha fatto sognare davvero qualcosa di impronunciabile.

Beh, ieri più che mai, mentre distrattamente vedevo quel pallone rotolare confuso e perso come una matricola al primo giorno in una grande città, ignaro del futuro, ho sentito nostalgia di quei momenti in cui ci si veniva ad inchinare al Franchi per le stupende capacità di giro-palla. Ahimé ho sentito nostalgia persino delle famose "transissioni" del portoghese, del suo calcio fatto di "filosofia emussionale". 
Di emozioni nell'era Pioli ne abbiamo vissute parecchio, ma tutte suo e nostro malgrado, con un infausto destino che ha finito per unire un gruppo di ragazzi. L'umanità del mister è stata miracolosa, credo che pochi sarebbero stati capaci di fare questo capolavoro.

Ma ora, a conti fatti, bisogna ammettere che sul campo non c'è più niente da dire; la rosa non sarà di qualità estrema ma un allenatore di livello si vede dalla capacità di dare un gioco personale, delle idee, un disegno tattico da seguire. Da parte di Stefano nulla di tutto questo. La sua frustrazione espressa nell'intervista post partita di ieri dimostra che nemmeno dalla società c'è più quell'incondizionato sostegno.

Nel pomeriggio ho dato uno sguardo alle avversarie e mi sono concesso una parte consistente della sfida tra Sampdoria e Atalanta. Un altro calcio, un'altra intensità. In particolare brillante la manovra e strepitoso il pragmatismo della Dea, che in queste condizioni non farà certo fatica a scaraventarci fuori dalla Coppa Italia. Come detto anche all'inizio si può ben immaginare la simpatia che io nutro per Gasperini, ma in quel momento ero invidioso di chi poteva godere di quello spettacolo da tifoso, quella commistione di bellezza e risultato ottenuta peraltro con una programmazione societaria oculatissima.
Cosa avrebbe potuto fare lui con questa rosa di ragazzi giovani e terribili? Dove saremmo potuti arrivare?
Poi, a sera, il video già divenuto virale della sua reazione all'espulsione. Una scena davvero triste, un esempio di violenza futile, stupida, totalmente irragionevole e peggiorata dalla bugia del diretto interessato nel difendersi e dalla futile giustificazione della provocazione. Se Ienca ha provocato che paghi anche lui, come è giusto che sia, ma questo non esenta l'allenatore dei bergamaschi dalle sue responsabilità.
Il gesto è stato brutto, brutto davvero, una spinta inguardabile. Ho letto di varie posizioni a comprensione del gesto, nervosismo, agonismo, provocazione. E qui scatta la risposta dei più attenti.

A predicare si rischia, perché se Gasperini negli studi televisivi si siede composto e parla con la voce da buon parroco di quanto sia pericoloso lasciare che una "persona poco seria" come il giovane Chiesa si esprima in vergognose (a detta sua) simulazioni, se parla di sportività, se attacca Pioli per non essere una persona onesta, poi le critiche ai suoi due ammoniti per evidenti simulazioni (ridicolo il volo di Zapata a centrocampo) e le critiche ai suoi comportamenti fuori luogo inevitabilmente raddoppiano. Si moltiplicano per la quantità di volte in cui ha tirato in ballo altri per catechizzare regolarità e rispetto.

Credo sarà squalificato e si scuserà, e senz'altro lo si perdona, in fondo il nervosismo fa fare cose stupide.
Ma speriamo che il prossimo allenatore viola, che dopo ieri sera credo non sarà più Pioli, riesca a mettere equilibrio tra uomo e allenatore, tra le qualità in ed extra campo.

In ogni caso tra i due, che ci crediate o no, mi tengo Stefano. Il suo miracolo va oltre il calcio e a volte non fa male guardare un po' le cose dall'alto.