Questa sessione di calciomercato per il Milan passerà alla Storia come quella che apre la via alla filosofia 'la Società prima dei calciatori'. Evidente e chiaro appariva subito impossibile che Dirigenti di alto livello e di grande intelligenza avessero finito col trattare Kessie diversamente da Donnarumma e Chanalogu.
Solo i media potevano credere questo per alimentare poi aspre critiche cui ora dovranno rinuncare; per amplificare la volontà di restare del giocatore, esplicitata in una conferenza stampa durante l'olimpiade e immediatamente disattesa nei fatti appena rientrato a Milano; per il credito tecnico riconosciuto all'avoriano financo superiore agli altri due desaparasidos.

Invece no! Ci dispiace, ma il tempo dei giochetti col Milan è finito; è finito per i Procuratori e persino il Grande Raiola ha tremato quando si è trovato il suo diamante fuori dal mercato e col contratto scaduto e un altro (e che altro) al posto suo; è finito per gli addetti di mercato e intermediari dei club: un giocatore piace al Milan? Viene fatta una proposta e quella resterà base di ogni futuro colloquio; non si arriva a un accordo? Pazienza, si troverà un'altra scelta e i vari Kaio Jorge, Vlasevic, Berardi, Melenkovich, Belotti Dalot etc. andranno altrove o resteranno dove sono; i giocatori in uscita hanno offerte inferiori a quanto fissato in casa rossonera? Saranno esuberi ma non diventeranno minusvalenze...

E' finito anche per i calciatori tesserati. Da Donnarumma in poi non si va dietro a nessuno; ma certo, si dirà e allora Ibra? 7 milioni? A tutto c'è una spiegazione: Ibra aveva già intese precise col contratto 2020 e ha firmato quest'anno un accordo già fatto un anno prima. Vedrete che il prossimo anno lo svedese avrà condizioni molto diverse o addirittura assumerà un ruolo dirigenziale.
Kessie e Romagnoli non hanno alcuna speranza che il Milan pareggi le loro richieste e dovranno farsene una ragione; se vorranno andarsene la porta è aperta.

Ci sono tre cose in questo atteggiamento della nostra dirigenza però che vanno riviste, per non trasformare in autogol l'intransigenza.
Primo: non è possibile trattare i rinnovi a ridosso dell'ultimo anno contrattuale. Così si mette in mano ai tesserati l'arma del ricatto (me ne vado a zero). Occorre avviare la trattativa di rinnovo con un anticipo di almeno due anni e accettare di proporre aumenti economici anche in corso di validità contrattuale.
Nessuno mi toglie dalla testa che Kessie è stato esasperato nel vedere gli aumenti a altri compagni mentre lui - in silenzio- si vedeva corrispondere  per anni un ingaggio invariato, che diventava sempre più inferiore se paragonato agli altri. Se è vero che la Società era disponibile a triplicargli ora l'ingaggio evidentemente quanto percepito prima era largamente insufficiente. E questo non va bene....

Secondo: Assumere inflessibilmente decisioni anche spiacevoli, come imporre la vendita al giocatore in modo da trarre un indennizzo dalla sua uscita; per fare questo bisogna cautelarsi già in sede contrattuale, inserendo clausola rescissoria, validità di rinnovi unilaterali (vedi Chelsea),  riduzione del trattamento economico in caso di rifiuto alla uscita.

Terzo: Assumere provvedimenti di natura disciplinare nei confronti di chi palesemente non vuole rinnovare per andare via a parametro zero; per intenderci l'ultimo anno di contratto i signori Donnarumma e Chanalogu avrebbero dovuto allenarsi con la squadra Primavera al minimo di stipendio e in Tribuna ad ogni partita!

Come dite, non è stile Milan? Anche dire parolacce non sarebbe nel mio stile... ma fatemi arrabbiare!