Nel maggio 1973 non avevo ancora compiuto 20 anni e stavo preparandomi a chiudere con l'esame di Maturità il mio percorso di studente; mi sarei certo iscritto a un corso universitario, ma il "pezzo di carta" da raggiungere ad ogni costo era il Diploma.
La distrazione comunque non era tale da allontanarmi dal tifo per il Milan, men che meno in un torneo condotto dall'inizio e caratterizzato dalla messe di reti messe a segno da un attacco da sogno: Rivera Bigon Prati e Chiarugi. 
4 gol al Palermo all'esordio, poi 9 (avete capito bene!) all'Atalanta, tante volte segnature multiple; tutto ciò però non era bastato a staccare in maniera significativa le rivali, soprattutto la Juventus che sorniona aspettava il momento giusto per azzannare il Diavolo.
I problemi di quella squadra nascevano sia dentro il campo (i frequenti infortuni di Pierino Prati, assente per gran parte della stagione, la Coppa delle Coppe che assorbiva tesori di energia fisica e mentale), che fuori dal campo (i conflitti riveriani con gli arbitri, segnatamente con Concetto Lo Bello e col presidente Buticchi colpevole di averne proposto la cessione al Torino in cambio di Claudio Sala).
Insomma se la giornata girava bene Milan travolgente altrimenti travolto; gli alti bassi avevano quindi reso il torneo equilibrato fino all'ultima giornata.
A Verona appunto, con la Juve staccata di un punto che giocava a Roma contro i giallorossi.
Solo 3 giorni prima i rossoneri avevano conquistato la Coppa delle Coppe. 1-0 al Leeds con gol di Chiarugi su punizione, in una partita di sofferenza e grande dispendio di energie; troppo navigato l'allenatore, il grandissimo Nereo Rocco, capì subito il momento e cercò un disperato intervento per posticipare l'ultimo turno di campionato, cercando di guadagnare qualche altro giorno di riposo per i suo sfiniti ragazzi.
In un'epoca dove le regole erano rigorose e invariabili, era improponibile anche solo cambiare l'orario, figuriamoci il giorno: causa persa in partenza.
Così VERONA DIVENTA FATALE per i sogni scudetto del Milan, che incassa 5 gol pur segnandone 3; mentre la Juve -appreso l'andamento della concorrente al titolo- completa la rimonta sulla Roma in vantaggio nel primo tempo, segnando con Cuccureddo il gol del 2-1 nel finale al cardiopalma. 
Le decine di migliaia di tifosi rossoneri che avevano invaso di bandiere rossonere l'autostrada Milano- Venezia, fecero un ben più mesto rientro nel pomeriggio di quel drammatico giorno.

Diverso il contesto nel maggio 1990; dal 1986 il Grande, innovativo ricchissimo ma discusso e discutibile Presidente Silvio Berlusconi aveva acquisito la proprietà del club, issandolo -come aveva previsto- in cima all'Italia, all'Europa, al Mondo.
Il Milan era la squadra indiscutibilmente più forte e in un Paese che aborrisce la perfezione ciò rappresentava una grave colpa; il Milan era sicuramente il club più innovativo, ma in un Paese conservatore questo era uno scandalo; il Milan era la Società più ricca, ma in un Paese dove tutto è soggetto a critiche, a invidia, a diffamazione, questa opulenza era una provocazione!
In sostanza gli schieramenti erano nettamente delineati: da un lato Berlusconi e i tifosi rossoneri, dall'altro il resto dell'ITALICO MONDO e meno male che il "nostro" non aveva ancora deciso di darsi alla politica, come invece avvenne dal 1994!

Il Napoli, avversario di tutto rispetto come squadra, catalizzò su di sè ovviamente tutto il tifo "contro" e quindi fu chiaramente aiutato da alleanze (congiure...) di Palazzo a strappare lo scudetto al "Gigante" cattivo in maglia rossonera. La monetina di Bergamo è solo il piede di porco per aprire la via a quell'autentica esecuzione che si svolse a Verona.
Il "giustiziere" guarda caso è il figlio di Concetto Lo Bello, Rosario che -non volendo essere da meno del suo genitore- opportunamente designato a dispetto dei trascorsi (complimenti ai designatori...) per quella partita decisiva per le sorti dello scudetto, trova modo e maniera per indirizzarla come stabilito e guai a chi  si ribellava, visto che Sacchi, Costacurta, Van Basten e Rijkaard furono tutti espulsi. 

UNA VERGOGNA SULLA QUALE A DISTANZA DI ANNI PERSINO LE MEZZE PAROLE DELL'EX PRESIDENTE NAPOLETANO FERLAINO HANNO CONFERMATO QUANTO MARCIO CI FOSSE IN QUELLA PARTITA.

Sono passati 32 anni e Verona ha sin qui taciuto, senza più provocare altri disgraziati precedenti ai tifosi rossoneri; il Milan, domenica sera, si presenterà quindi senza il timore di vedersi perseguitato da funerei presagi, ma addirittura sostenuto dalla simpatia che solitamente accompagna chi è stato per molto tempo lontano dalla vittoria.
I rossoneri potranno rappresentare anche il "minore dei mali" anche rispetto alla paventata vittoria del Campionato da parte interista, mal sopportata in particolare dagli juventini. E comunque oggi Maldini vanta sempre alti indici di gradimento rispetto a Berlusconi; lo stile della società è ben lungi dalla sicumera arroganza e sfarzo degli anni '90; oggi si guarda alla sostenibilità, al risparmio, a misurare il passo rispetto alla gamba.
Certo, gli arbitri nella stagione si sono rivelati tutt'altro che amici dei colori rossoneri, ma nessuno al Milan obietta sulla loro buona fede e sulla indiscussa neutralità, nonostante i diversi errori marchiani e incomprensibili  soprattutto inspiegabili in tempo di VAR.
Andarsi a giocare una buona fetta di scudetto in condizioni di equità è già sufficiente garanzia di buon esito della operazione Verona, che un tempo fatale, si cercherà di trasformare in DESTINAZIONE PARADISO.
Un bel passo avanti per il DIAVOLO ROSSONERO.