Solo due giorni prima del clamoroso annuncio della Roma, Jose Mourinho, intervistato da "The Times", aveva ammesso, senza troppi giri di parole, che sarebbe tornato volentieri in Italia anche in una società diversa dall'Inter. Conoscendo i suoi metodi comunicativi era evidente ci fosse già qualcosa sotto: l'ho pensato subito che sarebbe tornato.

Il mio primo pensiero è stato il Milan.
Ho rivussuto il periodo Ronaldo, ho sperato fosse solo un mio pensiero distolto e così ho cercato di fare un'analisi delle altre società: ho escluso subito la Juve per i rapporti passati, anche se nel calcio mai dire mai, però in questo momento la Juve può permettersi errori, sopratutto facendo uno sgarro ai tifosi. No, niente Juve. Timidiamente il mio pensiero è adato verso il Sud, più precisamente al Napoli: caratterialmente sarebbe stato perfetto per i partenopei, si sarebbero amati sin da subito. E non mi sarebbe neanche dispiaciuto più di tanto, Napoli è una piazza che merita grandi cose e Mou avrebbe meritato una piazza calda come Napoli. 

E la Roma? Ho pensato a Thiago Pinto, il legame tra portoghesi, la voglia degli americani di fare bene, però poi mi sono detto: "No, impossibile. Hanno già in mano Sarri, che senso ha virare su Mourinho?". Così, dopo questo breve giro, sono tornato al Milan: Pioli in fase calante, la voglia di tornare grandi e allora quale scelta migliore se un grande nome in panchina? Sembra essere la scelta più ovvia. Sì. Il Milan è stata la mia scelta definitiva. Ero già pronto a pensare ad un'estate tra titoli di giornali, dichiarazioni e mezze verità, fino all'ufficialità. Poi è arrivato quell'annuncio nel giro di 48 ore. Daje Roma. Daje Jose. Tutto fatto. Onestamente? Ho tirato un sospiro di sollievo. Meglio la Roma che il Milan. E allora Daje Jose, da interisti ti auguro il meglio per la prossima stagione. Ti auguro uno straordinario secondo posto.