Una Curva Sud che bombarda di fischi i giocatori.
Uno stadio intero che si alza in piedi ad applaudire un artista del calcio come Franck Ribery, dopo una gara che lo ha visto scherzare contro una difesa rossonera che ha fatto la parte di sparring partner. Un lungo applauso, quasi nostalgico, da parte del popolo milanista quasi a sottolineare alla dirigenza seduta al gran completo in tribuna che il Milan ha assoluto bisogno di gente di quella qualità. Di campioni veri capaci di sopportare il peso di un Meazza ormai stufo di mediocrità.

Il Milan di oggi è proprio questo. Una squadra incapace di agire e reagire nel proprio stadio. Un palcoscenico sicuramente troppo importante, pieno di storia e blasone, nel quale solo giocatori di un certo livello possono esserne i protagonisti capaci di intrattenere e saper fare divertire un pubblico esigente e dal palato fine come quello di Milano. Senza nulla togliere a questi ragazzotti volenterosi, il mix di qualità e personalità dello spettacolo che stanno offrendo è ben lontano dagli standard che la Scala del calcio deve esternare.

La partita di ieri è stata lo specchio degli ultimi anni. Una squadra involuta che ha subito passivamente una Fiorentina bella ed organizzata che in lunghi tratti della contesa si è tolta lo sfizio di divertirsi e godersi la serata a suo piacimento. Lampi di genio di Ribery vero, ma anche tanta qualità in mezzo al campo ed un Chiesa a tratti imprendibile. Tutto sotto gli occhi di un Montella soddisfatto della piccola-grande rivincita sui detrattori seduti alle sue spalle anche quando la responsabilità del fallimento dei rossoneri era totalmente incanalata su di lui. 

Come ogni anno è già caccia al colpevole. Giocatori senza personalità e qualità è già stato più volte citato, un allenatore per il quale l'epiteto di Maestro sta via via sempre più essere ridicolizzato nell'ambiente viste le prestazioni, una dirigenza di novelli incapace di scegliere il meglio nonostante la storia del Milan parli a loro favore. Tutto vero e tutto estremamente analizzabile. 

Tutti hanno messo la faccia dopo la prestazione negativa di ieri, da Romagnoli a Giampaolo, passando per Paolo Maldini. Attestati di colpa e parole anche abbastanza forti intenti a spronarsi a vicenda per uscire da un cunicolo che non vede, ad oggi, alcun raggio di sole. Della serie, cerchiamo di stare uniti perchè solo così potremmo uscire dalla burrasca che si sta catapultando sopra la nostra testa. 

Ma siamo al settimo anno. E non si può pensare che tutti coloro che sono passati dal Milan ed abbiano lavorato per questi colori siano tutti scarsi e privi di valori per permettere ad un club così glorioso di tirare fuori l'orgoglio ferito. Non ci credo. E penso che molti milanisti faccia più comodo inveire su coloro che operano perchè è la forma più tangibile del loro sapere. 

Ma il problema è a monte. Il problema sta in una proprietà inesistente. E tutti coloro che investono in qualcosa sanno quanto sia importante stare vicino e non solamente delegare. Serve programmazione vera e lavoro vero, sul campo. Suning lo fa quotidianamente. Steven Zhang è in ufficio ogni giorno per tenere tutti sull'attenti. Si parla, ci si confronta e si tiene tutto l'ambiente sulla corda.

Tempo tempo fa c'era un signore, tanto fischiato negli ultimi anni, che scendeva con l'elicottero a Milanello prima delle grandi sfide di campionato e Champions League. Che sapeva tastare il polso e la pancia di tutto l'ambiente con la sua forte presenza; che dava un senso di appartenenza forte e faceva capire esattamente, con il suo essere visionario, quello che doveva essere il Milan. 

Elliot, invece, che visione ha? Questo fondo d'investimento guarda plusvalenze e gioca sui numeri. Delega e spera in un ritorno in termini economici. Lasciando tutta la responsbilità sui tesserati che hanno il dovere morale di compiere imprese.

Non funziona mai così. Le colpe sono di tutti. Anche e soprattutto di chi non c'è e non ha la minima idea di quanto sia difficile essere a capo di una società dalla storia e dal blasone di Milano.