Lavori in corso. Sempre e perennemente lavori in corso al Milan.
La Casa rossonera inaugurata nel 2014 continua costantemente a cambiare proprietario, ma senza quella lungimiranza di curarla, costruirla ed abbellirla senza fini di vendita o affitto al miglior offerente. Una Casa, quella del Diavolo, tutta nuova e all'apparenza funzionale, ma che manca di quella solidità e fascino che gli esteti del calcio hanno bisogno per riempirsi gli occhi.

Ed i tifosi del Milan sono esteti del pallone. Una cultura troppo diversa da altre società. Quel DNA che li rende unici così come rende unici i tifosi di ogni squadra quando si tratta soprattutto di big. In un mondo dove tutto gira all'impazzata, dove ogni cosa risulta magicamente essere obsoleta, dove l'impulso al rinnovamento ci pervade per non risultare mai banali ed a non cadere nella noia, in tutto ciò, esiste sempre una piccola parte del cuore che pulsa e chiede disperatamente bisogno di plasmare la propria natura intorno a tutto quello che succede. 

E per far ciò c'è bisogno spesso di seguire il cuore e lavorare con persone che nutrono lo stesso sogno, le stesse passioni, le stesse attitudini e modi di vedere le cose. Il DNA è qualcosa di intrinseco e non si può cambiare. Possono servire step per ritrovarsi ma prima o poi la propria strada verrà tracciata di nuovo. Serve chiarirsi con se stessi prima di tutto ed iniziare a camminare nella giusta direzione con abnegazione e sacrificio.

Una DNA smarrito e ritrovato per esempio dalla Juventus che, dopo gli anni bui post Calciopoli, ha visto in Andrea Agnelli un grande visionario e condottiero sulle gesta dello zio Gianni riportando la Vecchia Signora dove merita. Ma più che i titoli sportivi ottenuti sul campo, i bianconeri hanno ritrovato il proprio DNA di combattenti. Di quella squadra dai contorni quasi imbattibili in campionato e con una solidità alle spalle che la rappresenta dal giorno della sua nascita. 

Serve tempo, certo, per recuperare il proprio IO. A Torino ci sono voluti cinque lunghi anni alla Juventus per tornare se stessa. Un percorso che la stessa Inter sta piano piano mettendo in pratica. Otto anni senza successi e con la percezione che le sue gesta pazzerelle in tutto questo periodo non fossero strettamente connesse ad eventi entusiasmanti per il tifoso interista, unico nel suo genere. Quell'urlo di gioia misto ribellione per ogni gol avevano perso il proprio smalto.
Ora si respira un'aria nuova e, anche se il signor Conte dice che la sua Inter non sarà più pazza, il DNA del tifoso è recuperato. 

E a Casa Milan che succede? Quell'alone di magia che ciclicamente hanno vissuto bisnonni, nonni e papà tutti uniti dalla stessa fede calcistica dove si trova esattamente ora? Sarebbe una domanda da girare negli uffici di Casa Milan dove tutto sembra al proprio posto, bello e nuovo, ma dove quel fascino purtroppo manca. Ma se semanticamente parlando la parola fascino evoca nella mente qualcosa di attrattivo ma che non sempre può durare nel tempo, nel mondo Milan è parte del proprio DNA.

Quell'attrazione che ha legato in maniera morbosa i propri tifosi a questa maglia deve necessariamante avere i contorni della bellezza perenne, di un fascino senza tempo da recuperare il più in fretta possibile.