Una vittoria importante ma che non toglie l'alone di incertezza che ruota attorno al mondo Milan.
I tre punti contro il Brescia hanno sicuramente ridato un po' di morale ad un ambiente in piena fase di costruzione, con una dirigenza tutta nuova che sente il peso di fare qualcosa di importante considerando il passato da protagonisti con il club.

La banda Giampaolo è ancora un cantiere aperto. Lui stesso ripete a più riprese il concetto di 'conoscenze', elemento essenziale per essere protagonisti in questa stagione e ragione per cui un attaccante come Piatek sia partito dalla panchina nella sfida contro le rondinelle che, arrivata dopo l'inaspettata sconfitta di Udine, rappresentava già una tappa importantissima per la stagione. 

Si lavora sul campo, e tanto, appunto per assimilare il più possibile i concetti tattici del'ex tecnico blucerchiato che fa della capacità di gestire tempi e spazi un fattore determinante per il suo lavoro a Milanello. Concetti oggettivamente non visti ad Udine ed intravisti solo nei primi 25-30 minuti con il Brescia ma, stando alle sue parole, un processo normale perchè la squadra inizierà a ragionare in senso collettivo solo al termine del suo primo ciclo di lavoro (a video e sui molteplici rettangoli verdi di Carnago) con tutta la rosa a disposizione e per un minino periodo necessario per l'apprendimento (la sosta basterà in tal senso?). 

Una rosa che per larghi tratti è stata assente per diverse motivazioni (mercato, coppa d'Africa ed infortuni) ma che ora, a pochissime ore dalla fine del mercato, è pressochè quasi definitiva (Taison permettendo ndr). Un mercato che ha visto le sliding doors tra Andre Silva e Ante Rebic sull'asse Milano-Francoforte. Per il centravanti portoghese la sfida contro il Brescia ha rappresentato l'ultima passerella, gara nella quale non ha brillato nonostante l'impegno profuso nei 60 minuti concessi da Giampaolo.

Un prestito biennale con diritto di riscatto per entrambi. Per l'attaccante croato si tratta di un ritorno nella Serie A dopo le esperienze non certo esaltanti con Fiorentina e Verona anche causa infortuni. Due ottime stagioni e mezzo con la maglia dell'Entraicht gli hanno aperto le porte di Milanello.
Ora, però, la domanda che si dovrà capire è: in quale veste? Il croato nasce attaccante, una seconda punta di movimento pronto a dare tutto a supporto del bomber di reparto. Rebic, infatti, non può essere definito tale con le sue 80 presenze e 20 gol a Francoforte e una dote spiccata da spalla più che da finalizzatore.

Giampaolo ha fatto capire qualche giorno or sono che nella posizione di trequartista ci sarà spazio per le caratteristiche più di un attaccante capace di attaccare gli spazi piuttosto che un giocatore di puro raccordo e la scelta di Rebic cadrebbe a pennello sulle sue richieste. Un scelta che, però, onestamente farebbe da effetto domino su molti giocatori che per caratteristiche sarebbero dei potenziali '10'. Da Bonaventura, a Paqueta, passando per Suso, Castillejo e Chalanoglu che, al terzo anno di Milan e con il 10 sulle spalle, non è praticamente mai stato utilizzato nella sua posizione naturale. In tutto ciò un Rafael Leao pagato 30 milioni e con davvero poco campo all'attivo in attesa di essere plasmato a livello conoscitivo dal tecnico rossonero.

Il rebus-Rebic è cominciato.
Tutti a scuola dal professor Giampaolo per le prime due vere settimane di full-immersion. Chi studierà di più?