... E finalmente venne il momento di celebrare il crollo del Milan per i tanti commentatori che nel corso degli ultimi tre anni si sono spesi nel dire che l'organico era scarso e inadeguato, che la dirigenza non sapeva o non voleva investire, che la concorrenza avrebbe sicuramente prevalso. Invece è arrivato uno scudetto e tante partite convincenti che a certa critica proprio non sono andate giù. 
Perché ci si dimentica che non si vince solo comprando i giocatori più pagati (magari senza poterselo permettere), ma anche costruendo gioco attraverso squadre giovani e grintose.
Come ha fatto il nuovo Milan. Vero sport è andare a pescare giocatori di buona prospettiva come Kalulu, Tonali, Leao aspettandoli e sapendo bene che inesperienza o calo fisico possono mettere a nudo processi di crescita non ancora collaudati. Poi ci possono essere anche gli errori (come De Katelaere) se non si sa aspettare. Non amo unirmi al coro di detrattori che spara a zero sul tecnico perché oggi non riesce più a ripetere il miracolo dell'anno scorso. Non è una colpa aver vinto un titolo sfruttando le debolezze altrui. È come considerare non meritata la Champions che il Liverpool ci ha strappato ad Istambul solo perché ci siamo fatti fare tre gol in sei minuti.

È la legge dello sport. Vince chi è più organizzato o fortunato, non sempre chi è più forte. Fossi nella critica celebrerei il percorso virtuoso di chi ha saputo crescere senza fare falsi in bilancio e senza pagare ingaggi mostruosi. Porrei limiti a queste situazioni.
Mi piacerebbe tornare ai tempi in cui i campionati li vincevano anche Cagliari, Verona e Sampdoria e non sempre e solo i club più ricchi o supposti tali.