Non credo ci sia alcun complotto da parte dell'UEFA contro il Milan. Credo, più semplicemente, che il peso politico del club rossonero sia ai minimi storici e che il più importante organismo del calcio europeo abbia gioco facile nel "randellarlo" e minacciare costantemente sanzioni, a differenza di quanto non faccia con altri.

Il punto vero, però, non è questo: non si può cioè ridurre tutto a uno scontro UEFA-Milan. La questione è che, finita l'era dei presidenti tifosi, disposti a spendere buona parte del patrimonio personale per la gloria della propria squadra, dunque di se stessi, le società di calcio non hanno alternativa a quella di camminare sulle proprie gambe. Detto diversamente: dove pensano di andare i club che fanno segnare ogni anno faraoniche perdite di bilancio? Il Milan è tra questi.

Da tempo, ormai, la società di Aldo Rossi non solo ottiene risultati penosi sul campo, ma presenta anche conti economici da paura. Le perdite si aggirano intorno ai cento milioni di euro l'anno: era così nell'ultimo periodo berlusconiano, è così adesso. Vero è che la nuova dirigenza si è insediata da meno di dodici mesi, ma vero è anche che, sia sul terreno di gioco, sia sul fronte bilanci, le cose non sono cambiate. Anzi, un'esclusione dalla Champions League, se non dall'Europa, potrebbe rendere questa stagione più amara di quelle precedenti.

I calciatori del Milan hanno stipendi faraonici, tra i più alti di tutto il continente: Higuain, addirittura, prima di andare al Chelsea, era il secondo giocatore più pagato della Serie A dopo un certo Ronaldo. Eppure, per il quarto posto, i rossoneri dovranno vedersela fino alla fine con quelli di Lazio e Atalanta: tutti giocatori che guadagnano assai meno e i cui cartellini sono stati rilevati per cifre a volte irrisorie e comunque mai esagerate. Gli stessi allenatori di queste due squadre, nonostante carriere di tutto rispetto, hanno compensi nettamente inferiori a quelli di tutti gli ultimi allenatori rossoneri. 

Fair play o meno, è chiaro a chiunque che il Milan non potrà bruciare un centinaio di milioni di euro l'anno e che la gestione dei conti dovrà essere molto più attenta. Serviranno più Piatek, insomma, e meno Higuain. Serviranno, anzi servono, osservatori in grado di prendere i Piatek prima che esplodano e valgano 35 milioni di euro, cioè i soldi spesi dal Milan a gennaio. Serve fare come l'Ajax, che ha un settore giovanile fortissimo, uno staff tecnico eccellente, che non ha bisogno di spendere cifre faraoniche sul mercato, e che elimina in scioltezza i campioni d'Europa del Real Madrid. Serve una politica di contenimento degli stipendi: certe cifre puoi offrirle solo ai campioni veri, non a giocatori che hanno ancora tutto da dimostrare e che spesso si rivelano mediocri. Serve, probabilmente, uno stadio nuovo, oppure ammodernare il Meazza e renderlo più redditizio. Una società come il Milan, che spesso lo stadio lo riempie, nonostante i risultati degli ultimi anni, deve guadagnare molto più di adesso dalla vendita dei biglietti.

Quello che non serve, invece, sono le scuse. "Tutta colpa del fair play" oggi; "colpa della fiscalità spagnola" ieri. Abbiamo visto com'è finita.