Anche se adesso è facile dire che Ibrahimovic non poteva cambiare le sorti di questo Milan, bisogna ammettere che molti avevano creduto nel "miracolo" sportivo. A partire dai 60.000 che oggi pomeriggio hanno riempito il Meazza, nonostante le cinque sberle prese a Bergamo due settimane fa. 

Macché. Anche contro la Sampdoria è stata la solita storia.
Milan distratto in difesa, pasticcione a centrocampo, impreciso in attacco, tatticamente improponibile. E per la terza volta consecutiva i rossoneri sono rimasti a secco. Se c'è una squadra che è andata più vicino al gol, paradossalmente, quella è stata la Samp. Le reti sbagliate a porta vuota e le incredibili parate di Donnarumma, oltre al salvataggio di Theo Hernandez sulla linea, hanno evitato il peggio. Ma è una consolazione magrissima lo 0-0 in casa contro la squadra di Ranieri, in piena lotta per non retrocedere.

Ibrahimovic, dunque.
Lo svedese, presentato qualche giorno fa come una sorta di salvatore della patria, è entrato dopo 10 minuti del secondo tempo al posto di un Piatek semplicemente impalpabile, più inutile che dannoso. L'entrata in campo del grande ex, assoluto protagonista dell'ultimo scudetto rossonero - correva l'anno 2011 - ha galvanizzato il pubblico del Meazza, sbalordito per la prestazione negativa dei suoi. Per almeno un quarto d'ora, Ibra ha dato l'impressione di poter persino vincerla, la partita, creando quasi da solo tre occasioni da gol clamorose. Ma di entrare, la palla non voleva proprio saperne.

Col passare dei minuti, complici gli errori in serie di Suso e Leao, persino Ibrahimovic è sembrato demoralizzarsi e non è più riuscito a incidere nel finale di partita. Normale, e prevedibile, quando hai 38 anni e non giochi in Serie A da otto stagioni. Di più, in queste condizioni, lo svedese non poteva fare. Di più, in questo Milan così brutto, così demotivato, così depresso e deprimente, così pasticcione e a tratti amorfo, nemmeno il pallone d'oro Lionel Messi riuscirebbe a fare. Verrebbe presto risucchiato anche lui da una mediocrità imbarazzante, che sembra essere diventata il marchio di fabbrica dei rossoneri, la loro carta d'identità. Quasi un vanto.

Difficile scegliere un simbolo per questo disastro sportivo. C'è l'imbarazzo della scelta.
Si potrebbe prendere Piatek, implacabile col Genoa appena un anno fa, e oggi semplicemente impresentabile: nemmeno i miseri 4 gol del girone d'andata riescono a fotografare il suo inarrestabile declino (12 mesi i 35 milioni di euro spesi sembravano quasi un affare, oggi paiono soldi buttati).
Ma forse c'è anche chi sta facendo peggio: Suso. Oggi lo spagnolo ha dato il peggio di sé, sfoderando: gol sbagliati, dribbling non riusciti, cross bassi, passaggi errati, lentezza esasperante. Una partita per la quale anche il "quattro" sarebbe un voto generoso. E poi c'è Calabria, che non ne ha indovinata una in avanti e tanto meno in fase difensiva, combinandone di ogni colore e facendo rimpiangere persino l'ultimo Conti. L'elenco potrebbe continuare poi con Calhanoglu, Leao, Rebic, Biglia, Kessie... ma ci fermiamo qua per non deprimervi troppo e perché sarebbe superfluo fare la lista completa dei giocatori che la maglia del Milan farebbero bene a vederla solo nelle foto. 

Chissà se Ibrahimovic si è già pentito di essere tornato nella sua ex e forse ultima squadra. Forse una partita è troppo poco per dirlo. Ma la classifica basta e avanza per sentenziare che, in un Milan così conciato, nemmeno Messi combinerebbe nulla.