Da simbolo della riscossa rossonera e emblema della crisi di gioco di risultati: è il destino di Krysztof Piatek, attaccante polacco arrivato in gennaio che, dopo un inizio folgorante, sembra ora in una fase calante. Ma davvero è l'ex centravanti del Genoa il problema del Milan? Non diciamo assurdità...

Piatek è giunto nelle ultime ore del mercato invernale per sostituire Higuain, reduce da un girone d'andata anonimo e in rotta di collisione con l'ambiente. L'ex centravanti della Juve, ora al Chelsea, aveva segnato la miseria di 6 reti, facendosi notare più che altro per il rigore sbagliato coi bianconeri, l'espulsione, gli infortuni e le partite ben al di sotto della sufficienza. Il primo confronto per giudicare Piatek dovrebbe dunque essere fatto proprio con l'argentino. Il Milan c'ha guadagnato? Certamente, e a tutti i livelli. 

In 15 partite di campionato, l'ex giocatore del Genoa ha già realizzato 8 gol, e nessuno su rigore. In Coppa Italia, 2 reti - splendide - in appena 3 partite. Se Higuain poteva essere preso per complessivi 56 milioni di euro, il cartellino di Piatek è costato 35 milioni. Abissale la differenza dei compensi: Higuain al Milan avrebbe guadagnato 17 milioni di euro lordi a stagione, il polacco non arriva a 4. Per non parlare dell'età, con Piatek che ha ben 8 anni in meno rispetto al collega ora in prestito al Chelsea, non certo al top della sua carriera (di sicuro molto importante).

Insomma, se si considerano vari aspetti e non solo quanto avvenuto nell'ultimo mese, ci sono pochi dubbi: il club rossonero bene ha fatto a versare 35 milioni nelle casse del Genoa, assicurandosi un calciatore giovane, di valore, dal buon rendimento, con ampi margini di crescita. Certo, è vero anche che non si può ignorare il calo del centravanti polacco. Se nei primi due mesi con la maglia del Milan Krysztof aveva la media di una rete a partita, da aprile in poi le difficoltà realizzative sono diventate un problema. L'ultimo gol del nazionale polacco risale alla gara allo stadium contro la Juventus, quando aveva realizzato, con un bel destro, la rete del vantaggio rossonero, poi vanificata da quelle di Ronaldo e Dybala. Dopo quella rete, il buio, condito anche dalla panchina contro il Torino. Se si considerano le ultime 12 partite, tra campionato e Coppa Italia, le statistiche si fanno ancora più negative: appena 3 i gol di Piatek. Insomma, nel volgere di pochissimo tempo, il centravanti è passato da una media di un gol ogni 90 minuti, alla media di un gol ogni 4 partite.

Il calo di Piatek, dunque, c'è stato, come i numeri certificano in maniera inequivocabile. Da qui a dire, però, che il problema dei rossoneri sia il rendimento dell'ex genoano, ce ne passa. Piatek, che ha giocato quasi tutte le partite della stagione, non sta vivendo la sua fase migliore a livello atletico.
Ma il problema principale riguarda probabilmente il mancato supporto da parte degli attaccanti laterali e dei centrocampisti dai piedi buoni. Suso non riesce a innescarlo praticamente mai. Calhanoglu sta vivendo la stagione più buia della sua carriera. Paquetà, tra infortuni, squalifiche e giochetti fini a se stessi, non ha dato al fronte offensivo il contributo che ci si aspettava. Castillejo è troppo discontinuo per essere un punto di riferimento e troppo spesso non gioca per la squadra. Insomma, chi dovrebbe servire Piatek? Non c'è dubbio che la scarsa qualità del gioco di Gattuso penalizzi il polacco. Per non parlare dei cross sbagliati dai laterali e dei corner in quantità industriale letteralmente buttati, nonostante la bravura in area dell'attaccante arrivato a gennaio.

Mettete insieme tutti questi elementi e capirete le difficoltà vissute da Piatek. Il quale, comunque, fino a prova contraria, ha realizzato 31 gol in questa stagione, indossando le maglie di Genoa, Milan e Nazionale maggiore. Nonostante il calo, i numeri sono ampiamente dalla sua parte. Il gioco dei rossoneri, no. Se poi qualcuno si illudeva che Piatek - 24 anni non compiuti e perfetto sconosciuto fino allo scorso agosto - potesse già essere un incrocio tra Shevchenko e Ibrahimovic, e "inventarsi i gol da solo", il problema è suo.