Cinque punti nelle ultime sette partite, una media da retrocessione. Il quarto posto che è sfumato con la disfatta di Torino e che potrebbe addirittura trasformarsi in ottava posizione, che significherebbe rimanere fuori dalle coppe europee. Una squadra completamente allo sbando, senza gioco, anima, grinta e testa. L'ennesima stagione da dimenticare.
Eppure Gattuso si è incollato alla panchina e non si dimette.

Un anno fa di questi tempi, quando Rino firmava il contratto faraonico che lo legava al Milan per tre stagioni, affermava: "Non voglio mai essere un problema per questa società. Se lo sarò, andrò via senza che me lo dicano altri, nonostante il contratto".

O Gattuso ha perso la memoria, oppure ha cambiato idea. Perché il fatto che Rino sia uno dei tanti problemi del Milan, ormai, è un dato di fatto indiscutibile. Lo ha ammesso persino lui al termine della sconfitta per 2-0 in casa granata, l'ennesima figuraccia dei rossoneri nell'ultimo periodo: "In questo momento non bisogna fare i processi a nessuno. L'unico che va a processo è l'allenatore. Tutte le responsabilità sono mie. Sono giocatori che mi hanno dato tanto, stanno attraversando un momento di difficoltà".

Se Rino fosse coerente con quanto affermato, non ci penserebbe due volte: rassegnerebbe le proprie dimissioni, rinunciando a due anni e qualche mese di stipendio faraonico (5 milioni lordi annui). Evidentemente, Gattuso sa benissimo che la panchina del Milan potrebbe essere la prima e l'ultima prestigiosa della sua carriera. Vi rimane incollato e non ha nessuna intenzione di andarsene, almeno fino a giugno. Le carte sono dalla sua parte, i risultati no, ma pazienza. Nessuno in Italia si dimette, perché dovrei farlo proprio io?, deve essere il ragionamento di Rino.

E la società? Completamente immobile. Nessuna presa di posizione, almeno fino alle 23,30 del 28 aprile, rispetto all'allenatore. Di fronte allo scempio al quale i tifosi assistono esterrefatti da ormai due mesi, Leonardo e Maldini altro non sanno fare che trincerarsi in un inquietante silenzio. Le uniche dichiarazioni sono di facciata, una somma di frasi fatte. Cosa i due dirigenti pensino dell'operato di Rino, non è dato saperlo.

Solo un illuso può pensare che un cambio di allenatore a un mese dalla fine del campionato potrebbe dare una sterzata a una stagione fallimentare. Bisognava intervenire prima, quando il Milan era ancora in corsa, sia per il quarto posto, sia per la Coppa Italia. Forse la società spera ancora nelle improbabili dimissioni di Gattuso. Forse è rassegnata all'ennesima stagione da buttare ed è già proiettata sulla ricostruzione. Quali pensieri affollino le menti di Leonardo e Maldini è un mistero insondabile. 

Le uniche certezze arrivano dal campo: il Milan, dopo aver speso quasi 150 milioni sul mercato, ha meno punti dello scorso anno. In questo momento, i tifosi vorrebbero cacciare tutta la rosa in blocco. Visto che non si può fare, la cosa più difficile consisterà nel capire chi può essere "da Milan" e chi no. A partire dalla guida tecnica.