Al termine della soffertissima e fondamentale vittoria contro il Bologna, Leonardo ha avuto modo di parlare anche di calciomercato. "Non ci saranno grandi investimenti", ha dichiarato il dirigente rossonero, specificando che bisogna tenere conto di tanti fattori: dal fair play finanziario al piazzamento della squadra in campionato, nonché delle ingenti somme già impiegate in estate e poi a gennaio, quando per ben 70 milioni sono arrivati il centravanti polacco Piatek e il fantasista brasiliano Paquetà.

L'annuncio di Leonardo ha gettato nello sconforto molti tifosi del Milan, timorosi che la decisione indebolirà ulteriormente la squadra. Ma siamo sicuri che sarà effettivamente così? Se nel calcio i risultati dipendessero solo dai soldi investiti, altro che quinto posto in classifica: il Milan sarebbe almeno secondo e lotterebbe per lo scudetto almeno fino a maggio. Invece non funziona affatto così.

Il club rossonero è tra quelli che, in tutto il mondo, hanno investito di più nelle ultime due stagioni. Oltre 200 milioni spesi dal duo Fassone-Mirabelli quando la proprietà era cinese. E oltre 150 milioni di euro investiti dalla nuova dirigenza da quando il proprietario della società è il fondo Elliott, guidato da Paul Singer. I risultati? Sotto gli occhi di tutti. 

La scorsa stagione, nonostante un mercato faraonico, il Milan è arrivato a stento sesto in campionato, ottenendo la qualificazione europea con estrema fatica soltanto alla penultima giornata. Quest'anno, eliminato da dicembre in Europa League, il Milan è già fuori anche dalla Coppa Italia ed è dietro all'Atalanta in campionato. Quella stessa Atalanta che, non solo sul mercato non investe mai cifre elevate, ma che anzi riesce a guadagnare vendendo i suoi talenti, veri o presunti. Basti pensare a De Roon, Hatebor, Freuler, Zapata, Castagne, tutta gente presa per pochi milioni e che a giugno varrà decine di milioni di euro.

Insomma, più che la cifra spesa, conta la qualità dell'investimento. La vecchia proprietà ha investito la bellezza di 63 milioni per prendere Silva e Kalinic, reduci da due stagioni disastrose, di cui una nel Milan. A proposito: il portoghese al 99% tornerà dal prestito al Siviglia e sarà un bel guaio piazzarlo. L'Atalanta, spendendo molto meno del club rossonero, ha oggi un attacco atomico, il più spettacolare della Serie A.

Non è esente da errori anche la nuova proprietà. Castillejo è costato la bellezza di 28 milioni di euro, di cui 10 "scontati" attraverso la cessione di Bacca al Villarreal. Il prestito semestrale di Higuain è costato ben 9 milioni di euro, più altrettanti di stipendio per l'argentino. Caldara, arrivato per 40 milioni, non ha praticamente giocato e rischia di tornare il prossimo inverno. Paquetà, 35 milioni, tra infortuni ed espulsioni, non ha ancora inciso come si sperava.

Insomma, investimenti enormi, ma pochi riscontri sul campo. L'ennesima conferma che i risultati sportivi non sono proporzionati ai soldi sborsati per cartellini e stipendi. In teoria sarebbe un'ovvietà, peccato che molti ignorino l'evidenza. Da qui la preoccupazione per le parole di Leonardo.

Al di là degli isterismi, alla società il compito di mantenere la lucidità e investire bene le (poche) risorse a disposizione. Il Milan ha bisogno di almeno due terzini, un centrale di difesa, tre centrocampisti e due attaccanti esterni. Quasi 400 milioni investiti in due stagioni non sono serviti a rafforzare una squadra ancora piena di punti deboli. Chissà che con cifre molto inferiori, Leonardo non riesca a portare qualche giovane talento e rendere il Milan competitivo. Ricordate un certo Ricardo Kakà, giocatore semisconosciuto nel 2003 e oggetto di sciocche ironie sul nome? Bene, all'epoca arrivò al Milan per una decina di milioni...