Meno 146 milioni di euro: è la perdita secca fatta registrare dal Milan la scorsa stagione. Un risultato economico nettamente peggiore rispetto alle attese della società - che sperava di rimanere sotto i 100 milioni -, ma che non stupisce più di tanto se si considera l'andazzo degli ultimi tempi.

Il Milan è un club che da anni perde tutte le partite: sia sul campo, sia fuori.
Nelle ultime 8 stagioni (esclusa quella in corso), i rossoneri hanno conquistato la miseria di due trofei, oltretutto non di primaria importanza come la Supercoppa d'Italia. Nel frattempo, i bilanci sono stati disastrosi, con perdite sempre faraoniche, anche ai tempi di Berlusconi. Non solo con Yonghong Li e Singer la situazione non è migliorata, ma i libri contabili hanno toccato il punto più basso. 

Meno 146 milioni, dunque. Una cifra spaventosa, che preoccupa e non poco i tifosi rossoneri, pur rappresentando una minuscola parte del patrimonio del Fondo Elliott. E comunque c'è poco da sorridere, perché coi paletti dell'Uefa legati al fair play finanziario, investire sul mercato per rafforzare la rosa, o comunque non indebolirla, sarà sempre più complicato. Dagli ambienti rossoneri fanno sapere che, nonostante le ingenti perdite, a gennaio "i big non verranno ceduti". Una frase, questa, che sembra suonare quasi ironica. E per diverse ragioni.

Chi sarebbero "i big" nella rosa del Milan? Vero è che diversi giocatori vestono o hanno vestito la maglia della nazionale, ma, se si esclude Donnarumma, nessuno dei rossoneri è considerato dagli addetti ai lavori, tanto meno dai tifosi, un autentico campione. 

Ora, Donnarumma ha un contratto che scade fra due stagioni e di rinnovo non si parla nemmeno. Della sua possibile cessione si è parlato più di una volta, anche la scorsa estate, con il Psg che però non sembrava disposto a offrire più di 30 milioni di euro. Proposta che il club di via Aldo Rossi ha rispedito al mittente, ragion per cui il portiere è rimasto. E, in ogni caso, non sarebbero 30 milioni di euro a risolvere la situazione, a fronte di un bilancio che ha fatto registrare perdite cinque volte maggiori.

"I big non verranno ceduti": è una frase che, in generale, ha ancora un senso? Il tempo delle bandiere, nel calcio, è finito da un pezzo, probabilmente col ritiro di Baresi o, per essere più ottimisti, quello di Totti, campioni assoluti che hanno scelto di vestire la stessa maglia per tutta la vita, nonostante la possibilità di guadagnare molto di più altrove. Il Real Madrid si è sbarazzato del più forte giocatore al mondo, Cristiano Ronaldo, quando la Juve ha offerto 100 milioni di euro (cifra considerata sufficiente solo perché il portoghese aveva già 33 anni...).
Il Barcellona si è liberato del possibile erede di Lionel Messi, ovvero Neymar, di fronte ai 226 milioni sborsati dal Psg. Ma gli esempi di campioni che hanno lasciato le rispettive squadre sono innumerevoli, inutile citarne altri. Il punto è che di "big incedibili", nella realtà, non ce ne sono. Figurarsi se possono essere quelli che vestono la maglia del Milan.

Il vero problema è che al club rossonero, di "proposte indecenti", non ne arrivano. Sia perché mancano i giocatori di qualità, sia perché anche quelli più bravi fanno grande fatica e dunque risultano poco appetibili sul mercato.
La questione dei big che a gennaio "non partiranno", dunque, non esiste, né può esistere. Purtroppo, vien da dire.