Per Jesus Suso quello attuale è senza dubbio il periodo peggiore da quando veste la maglia del Milan. A secco di gol, di assist, di dribbling riusciti, di guizzi, di invenzioni, il fantasista spagnolo è diventato il bersaglio preferito dei tifosi rossoneri che hanno anche creato l'apposito hashtag #SusoOut, monopolizzando quasi l'attenzione su Twitter e attirando le testate di quotidiani e telegiornali sportivi.

Contro il Lecce, domenica scorsa, l'ex attaccante del Genoa e del Liverpool ha forse tirato fuori la prestazione più negativa da quando veste la maglia rossonera. Apatico, pasticcione, impreciso, spento, Suso è riuscito a fare anche la frittata finale al 92', consegnando agli avversari la palla da cui è scaturito il gol del definitivo pareggio. Un disastro completo, che ha reso amarissimo l'esordio in panchina del tecnico Pioli e che potrebbe mettere in discussione la stessa titolarità di Suso già a partire dalle prossime gare.

Il fantasista spagnolo è sin qui stato praticamente intoccabile. Ma le recenti, imbarazzanti prestazioni di questi due mesi fanno aumentare esponenzialmente le possibilità di vedere al suo posto, già all'Olimpico contro la Roma di Fonseca, uno tra Rebic, Castillejo, se non addirittura Borini, ultimamente messo da parte dai tecnici rossoneri. 

Cosa sta succendo a Suso? Nulla che non si sapesse già. L'ex attaccante di Genoa e Liverpool si è sempre distinto per la sua discontinuità non soltanto nel corso di un campionato, ma anche all'interno della stessa partita. Tutte le sue stagioni in rossonero sono state caratterizzate da un girone d'andata a buoni livelli e da un crollo fisico e mentale clamoroso in quello di ritorno. Ma anche quando Suso "portava a casa" assist e gol, la sensazione era sempre quella di un giocatore non del tutto determinante, capace di dare il suo contributo solo a sprazzi e solo nelle partite contro le piccole. Un giocatore che, prima o poi, si diceva, avrebbe fatto il salto di qualità. Invece non è stato così e alla soglia dei 27 anni la fiducia è ormai sotto i tacchi.

Paradossalmente la migliore stagione in Italia di Suso è stata la mezza con la maglia del Genoa, quando a suon di reti e assist aveva convinto la società a riprenderselo dopo il prestito. Positiva, nel complesso, anche la prima stagione interamente in rossonero, anche se tra alti e bassi. Poi, però, le prestazioni negative hanno cominciato a superare inesorabilmente quelle buone, fino ad arrivare alla stagione in corso, di gran lunga la peggiore dal suo arrivo in Serie A.

"Fa sempre lo stesso tipo di azione, questo è il problema", hanno sentenziato i più. La verità è che pure Robben - stesso ruolo di fantasista spostato sulla destra - faceva quasi sempre la stessa mossa, ma a velocità doppia e potenza tripla, col risultato che il più delle volte era un pericolo pubblico per le difese avversarie. Di Robben, Suso non ha velocità, la forza fisica e la stoffa del campione. Ma è vero anche che quello che stiamo vedendo non è certo il vero valore di Suso. Non un fenomeno, ma un buon giocatore, discontinuo, incapace di superare i suoi limiti. Un calciatore che può giocare solo in una zona del campo, quando a chiunque, anche ai meno dinamici, ormai, viene chiesto di coprire quanti più spazi per non lasciare punti di riferimento agli avversari.

La questione non è Suso out o Suso in: il punto è che lo spagnolo, in questo Milan, non ha probabilmente più nulla da dare. Ce l'ha messa tutta, per anni è stato il giocatore più importante della rosa, ha contribuito alle qualificazioni in Europa League (il massimo traguardo raggiungibile da questa squadra ormai), ha anche vinto un trofeo da protagonista (splendida la sua partita in Supercoppa a Doha), ma l'impressione è che si sia giunti alla fine di un ciclo. Ragion per cui, per il bene suo e del Milan, sarebbe bene incontrarsi e decidere cosa fare.

Il valore di Suso è ormai sceso intorno ai 20-25 milioni di euro e non è scontato che a gennaio qualche club si farà vivo, dopo aver assistito a questi due mesi di campionato. Siccome gennaio non è dietro l'angolo, però, la soluzione più immediata pare sin troppo ovvia: lasciarlo in panchina per qualche partita e puntare sul suo orgoglio. Sentirsi troppo sicuro del posto di sicuro non gli ha giovato.

Quanto ai possibili sostituti, fenomeni non ce ne sono, né vi possono essere garanzie che daranno un contributo maggiore dello spagnolo. Ma è anche difficile che possano far peggio dell'ultimo Suso. Nella peggiore ipotesi, non cambierà nulla a livello e tecnico, al massimo bisognerà cambiare soltanto hashtag.

A proposito della polemica via Twitter, c'è poco da indignarsi.
Un calciatore, un personaggio famoso in genere, sa benissimo di dover fronte alle critiche. Nel Real Madrid, al Bernabeu, veniva fischiato un certo Cristiano Ronaldo, un signore che ha vinto 5 Champions e 5 palloni d'oro. Davvero c'è da scandalizzarsi per un hashtag più umoristico che malvagio? Suvvia.