Contro la Spal la cosa fondamentale era la vittoria e i 3 punti in effetti sono arrivati, grazie a una magia di Suso, l'unica in questo campionato. Se da una parte il successo ha fatto risalire il Milan nella prima parte della classifica, allontanando le zone pericolanti, dall'altra parte è vero anche che la squadra di Pioli non ha convinto nessuno. A partire dai giocatori stessi. Quello che per onestà intellettuale si è distinto di più è stato proprio l'uomo che ha deciso, con una punizione magistrale, la partita in casa di giovedì. "Un gol non cambia la storia - ha scritto lo spagnolo sul suo profilo Instagram. - Non cancella un momento negativo. Né i fischi, meritati. O le critiche, giuste. Un gol ci fa respirare, e ci fa capire che la strada è quella giusta, ma è lunga".

Una strada lunga, anzi lunghissima, vista la pochezza di gioco espressa anche contro una squadra, la Spal, che quest'anno sembra in grande difficoltà e che ha schierato in attacco un quasi quarantenne, Floccari, più volte capace di mettere in apprensione la linea a quattro rossonera.

La vittoria di due giorni fa, dunque, non solo non cancella i dubbi sulla squadra di Pioli, ma forse addirittura li acuisce. Il Milan ha dimostrato i soliti limiti: scarsa tenuta fisica, zero idee di gioco, poca rabbia nei contrasti, pressing fatto male, errori tecnici in quantità industriale, corner sprecati, bassissimo numero di occasioni da rete. Oltre al gol di Suso, giunto su calcio da fermo, sono degni di nota solo la clamorosa traversa di Castillejo e il gol malamente sciupato da Paquetà solo davanti al portiere. Prima e dopo, il nulla assoluto. Non certo una novità, però, per una squadra che ha uno dei peggiori attacchi del campionato e nessun bomber vero.

Piatek, quasi infallibile la scorsa stagione, è fermo a 3 miseri gol, 2 dei quali realizzati dal dischetto. Ma al di là dei numeri, già impietosi, è evidente il calo del polacco, sia a livello mentale, sia soprattutto a livello fisico. Un crollo che non era stato preventivato e a cui Giampaolo prima e Pioli poi non hanno saputo trovare soluzioni, se non metterlo in panchina, di tanto in tanto, per puntare su Leao. Attaccante giovane e interessante, ma ancora troppo acerbo, difficile da collocare e con pochissima confidenza con il gol: uno solo, fino adesso, per altro inutile ai fini del risultato, contro la Fiorentina.

Ma i problemi del Milan non finiscono qui. Kessie, ormai, si è abituato alla mediocrità e le sue prestazioni orripilanti non fanno più notizia. L'ivoriano, che nell'Atalanta spadroneggiava in mezzo al campo, in rossonero è diventato un giocatore pasticcione, impreciso, anarchico, che per lunghi tratti si assenta completa dal gioco, per poi ricomparire e commettere errori clamorosi. Passaggi e tiri sbilenchi sono diventati la sua specialità.

Deludente anche Bennacer che, dopo essere partito bene, è colato a picco e sembra non indovinarne più una. L'impressione è che l'ex centrocampista dell'Empoli non abbia ancora superato lo shock per i due rigori concessi alla Fiorentina e giochi senza la giusta serenità. Contro la Spal Bennacer si è fatto vedere più per i falli commessi che per la lucidità nell'impostare il gioco: che poi è anche il motivo per cui sarebbe stato preso.

Non meno preoccupante è la situazione in difesa, dove Calabria e Conti sembrano fare a gara per chi regala più assist e rigori agli avversari, mentre Caldara è ormai diventato una sorta di mistero. Unica nota lieta Hernandez, che di fronte ai compagni sembra quasi di un altro pianeta. Per ora.

Al di là delle prestazioni dei singoli, l'impressione è che il Milan di Pioli sia lo stesso di quello guidato da Giampaolo. Certo, nessuno poteva aspettarsi miracoli in 3 partite, ma la mancanza assoluta di passi avanti sotto tutti i punti di vista non fa ben sperare e il livello dei prossimi avversari da affrontare certo non aiuta ad aumentare l'ottimismo.

Il Milan è una squadra ancora convalescente, timorosa di fronte a qualunque avversario, senza identità e personalità, in cui concetti come gioco e idee sono totalmente sconosciuti.
L'esatto opposto di quanto vale per la Lazio, reduce dal 4-0 al Torino e ormai da anni, stabilmente, tra le migliori squadra della Serie A, grazie al gran lavoro di Simone Inzaghi e dei suoi collaboratori, inclusi quelli che scovano talenti low cost. Se tutto andrà secondo logica, è facile prevedere che Immobile e compagni faranno un solo boccone del Milan. Anche se poi, si sa, nel calcio le cose non vanno sempre come la logica suggerirebbe.