Il mondo del calcio, così come il mondo del betting, è dominato dall’assoluta incertezza degli eventi, tutto è lasciato al caso e al flusso degli eventi che spesso hanno regalato degli esiti inaspettati ed imprevedibili.

Nulla è certo, e questo è un dato di fatto, però esistono avvenimenti molto vicini all’essere sicuri ed altri che sono veri e propri azzardi. A volte è lieve la linea che separa l’uno dall’altro e sta tutta nell’analisi sbagliata di un fenomeno o di un momento, quello che soggettivamente sembra un evento possibile, oggettivamente può essere un azzardo e molto probabilmente è una scommessa destinata a non essere vinta.

Chi negl’ultimi anni ha messo in fila un azzardo dietro l’altro è il Milan, una squadra che dopo il terzo posto nella stagione nella stagione 2012/13 ha collezionato sei anni deludenti alleviati in parte dalle finali raggiunte e dalla Super Coppa Italiana vinta nella stagione 2016/17.

Il primo vero e proprio azzardo è stato continuare con Allegri, dopo gli ultimi due anni (stagioni 2011/12 e la successiva) terminati al secondo e terzo posto, era giunto il momento di separarsi e di rinnovare un ambiente ed una squadra privi di stimoli che, infatti, concluse la stagione 2013/14 all’ottavo posto (il secondo peggior risultato negli ultimi 9 anni).

Il successore fu Inzaghi, un allenatore senz’esperienza chiamato al suo primo anno a livelli importanti a dover risollevare una squadra che, contro ogni aspettativa rossonera, aveva deluso tanto in Champions quanto, e soprattutto, in campionato. Inutile dire che la stagione fu ancora più fallimentare della precedente e terminò con un decimo posto ed il giusto divorzio tra superPippo e la società rossonera.

Realizzato di aver perso la precedente scommessa (un vero e proprio azzardo), il Milan si rese conto di aver bisogno di un motivatore oltre che di un allenatore; di un uomo dal carattere forte che sapesse risollevare l’ambiente dopo due annate fallimentari, un po’ come un ancora sconosciuto Antonio Conte aveva fatto con la Juventus che dominava da anni in Italia. La scelta, meno azzardata delle precedenti, ricadde sull’ex calciatore di Inter e Lazio Mhajlovic, allenatore serbo che alla guida della Sampdoria aveva condotto i doriani al settimo posto con una media di 1.55 punti. Stesso piazzamento che ottenne anche il suo Milan, settimo ma ancora senza Europa con una finale di Coppa Italia raggiunta e persa ingiustamente.

Anche il serbo deluse e non convince, inaccettabile che una società abituata a vincere in Europa non la raggiungesse per l’ennesimo anno, serviva l’ennesima rivoluzione. La dirigenza, ricordando l’ultimo allenatore vincete che aveva avuto, Allegri, decise che il profilo giusto per la panchina rossonera fosse qualcuno con voglia di riscatto personale e che avesse la voglia quanto le possibilità di riscattare l’ambiente che da anni non era più solido e vincente.

Venne scelto, un po’ a sorpresa, un altro allenatore ancora non vincente che dopo aver fatto sognare i tifosi fiorentini per tre anni, dando la sensazione di essere una nuova promessa pronto a sbocciare, era stato scaricato ed accolto da una Sampdoria priva di ambizioni e che concluse la stagione 2015/16 a due punti dalla zona retrocessione. Quella che sembrava una sensazione rimase tale, Montella non esplose mai definitivamente deludendo a poco a poco le aspettative di tutti quei tifosi che, dopo la Super Coppa Italiana vinta in modo rocambolesco contro la Juventus, sognavano la rinascita rossonera. La stagione rossonera 2016/17 si concluse al sesto posto, finalmente l’Europa dopo tre anni. Questi risultati, sommati all’aver terminato il campioanto davanti all’Inter, permisero a Montella di essere confermato e di avere voce in capitolo durante il mercato estivo.

A Milano arrivarono tanti giocatori, molti richiesti da Montella, per un totale di quasi 200 milioni investiti sul mercato. Era l’anno giusto: nuova presidenza, nuovo staff dirigenziale e soprattutto una nuova atmosfera. Tutto era nuovo tranne l’allenatore, Montella convinse la vecchia e la nuova dirigenza e nell’anno della potenziale rinascita venne identificato come il giusto pastore. La sua avventura finì a novembre, la Super Coppa Italia non fu abbastanza, e a circa tre mesi dall’inizio del campionato fu cacciato. Per com’era iniziata la stagione, tutti si aspettavano un allenatore vincente che, dopo i tre mesi fallimentari di Montella, potesse riprendere le redini e condurre la squadra quanto meno al piazzamento Champions. A gran sorpresa però il Milan decise di scommettere per la quinta volta, fu scelto un inesperto Gennaro Gattuso.

 Un allenatore che aveva si fatto vedere delle cose positive sulla panchina del Pisa, ma che non aveva convinto ancora nessuno tanto da approdare sulla panchina del Milan under 19 dopo una seconda stagione fallimentare con la media punti di 0.81 (alla guida del Pisa). Gattuso, da uomo tutto d’un pezzo qual è, si assunse tutte le responsabilità del caso guidando un Milan che, dopo i fuochi d’artificio di luglio, iniziava a scricchiolare. La stagione si concluse nuovamente al sesto posto, la squadra di Ringhio alternò buoni monti ad altri pessimi e riuscì a salvare in calcio d’angolo una stagione che si accingeva ad essere fallimentare.

Il Milan cambiò nuovamente l’intera struttura organizzativa confermando Ringhio, che se pur con affanno e non in modo brillante era riuscito a guidare un Milan rivoluzionato verso un onesto sesto posto. Dopo la campagna faraonica del luglio precedente, la società decise di investire molto meno confidando nelle qualità dell’allenatore.

Stiamo parlando della stagione appena conclusasi: 2018/19.

Gattuto, nonostante il “non gioco” e alcune situazioni che a volte gli sono state favorevoli, raggiunge il 5 quinto posto andando ad un passo dal piazzamento Champions che manca ai milanisti da molti anni. Ancora troppo poco per il Milan: le crepe della struttura organizzativa del club rossonero si espandono e si intenzificano, qualcuno deve assumersi le responsabilità dell'ennesima stagione a tratti fallimentare.

E' di nuovo Gattuso a prendersi le responsabilità, si comporta nuovamente da uomo tutto d’un pezzo che, a differenza di Allegri nel 2013, una volta compresa la situazione delicata, decide di divorziare dal Milan per il bene della società e per il suo.

Ieri infatti, l’allenatore si è dimesso dal ruolo di Allenatore del Milan rinunciando a due anni di contratto, lasciando la società e i tifosi con un’importante interrogativo: Chi sarà il nuovo allenatore?

Una cosa è certa, il nuovo allenatore non può essere un nuovo azzardo; serve un allenatore che sappia far giocare la squadra e soprattutto che sappia vincere. Nessuno chiede la vittoria dello scudetto al Milan, probabilmente neanche Guardiola senza una rivoluzione totale della rosa rossonera riuscirebbe a togliere il titolo alla Juventus, ma almeno di raggiungere la Champions che per anni è stata la sua casa.

Il nome perfetto?

Leonardo Jardim.

Allenatore di 44 anni con un’incredibile esperienza alle spalle che dopo aver impressionato in Francia, Grecia ed in Portogallo, è pronto a conquistare e consacrarsi in Italia. In molti ricorderanno in suo Monaco che sconfisse un super blasonato Manchester City di Pep Guardiola e che soffiò la Ligue 1 al PSg di Cavani. Una squadra di giovani sconosciuti che impressionarono per coralità ed organizzazione. E’ un allenatore che ha sempre saputo valorizzare la rosa a disposizione lanciando molti giocatori che ora giocano nei top club europei come Mbappè o Bernanrdo Silva. Ovunque sia andato Jardim è riuscito a creare una squadra dinamica dal gioco spumeggiante e offensivo rafforzata da un gruppo giovane (perfetto per le nuove linee guida del Milan) e affamato. Per lui parlano i risultati, i giocatori lanciati e soprattutto la media punti ottenuta in ogni competizione in cui ha allenato.

Nel corso della sua carriera ha dimostrato una forte preferenza per il 4231 che lo ha reso grande, senza però mai accantonare e disdegnare i moduli che prevedono la presenza di una doppia punta come il 4312. Al momento, osservando la rosa del Milan, è proprio questo il modulo giusto per una squadra che vanta un pacchetto offensivo formato da Piatek, Cutrone e Silva (in cerca di riscatto e che potrebbe finalmente esplodere con l’allenatore suo connazionale).

Che dire, Milan dopo 6 anni dici finalmente basta agli azzardi e punta finalmente su qualcosa di più sicuro; è Jardim la tua quota 1.20.

 

 

Anche se off topic, va omaggiato Gattuso che si dimostra per l'ennesima volta un Uomo con la U maiuscola. Grazie Ringhio.