Sgombriamo il campo dagli equivoci: Mancini è la migliore scelta che si potesse fare tra gli allenatori in circolazione disponibili.
Tra pochi giorni partirà il Mondiale 2018 e noi lo guarderemo da casa, stavolta con accanto i calciatori della nostra Nazionale. Con quelli che rimarranno in Italia, perché a sentir parlare Chiellini, sembrerebbe che più di uno sceglierà di trascorrere le vacanze dalla parte opposta del globo, magari a tv spenta, per far andare giù questa amarezza nazionale, ancora non del tutto metabolizzata. Beati loro! 

EMOZIONI NUOVE. In conferenza stampa non sarà sfuggito a nessuno un Roberto Mancini emozionatissimo, che ha ringraziato chi l'ha voluto fortemente e l'ha accolto come uno di casa. D'altronde di casa lo è stato molto presto, come da lui stesso sottolineato, nel '78 da Under 14. Poi una stupenda carriera, da primo della classe con i club, meno fortunato con la Nazionale. Magari vincerò il mondiale da CT! Sorride, ha gli occhi lucidi quando dedica questo traguardo ai propri genitori, invocandone e augurandosi l'orgoglio da parte loro, come un ragazzino che ha preso la maturità.

UN GENTILUOMO. A Mancini sono legati i miei primi ricordi nitidi della serie A, quando con Vialli si divertiva e divertiva gli spettatori di Genova, sponda Sampdoria. Una delle coppie d'attacco più complementari e calcisticamente romantiche di sempre. Caratteri diversi ma intesa totale. Facile quando giochi con un fuoriclasse accanto e loro due lo erano. Dei due certamente Mancini era il meno ribelle, il più dotato di grazia. Carezze al pallone da gentiluomo, com'è apparso anche da allenatore. Difficilmente una parola di troppo e disappunto solo in caso di interlocutori dalle uscite a volte non troppo eleganti.

COSA CI SI ASPETTA DA LUI. A differenza di chi l'ha preceduto, Mancini è un vincente, come calciatore e come allenatore. Le sue esperienze all'estero lo hanno sicuramente arricchito in termini di conoscenza di calcio extra-italico. Non ha esitato, rinunciando ad un ingaggio superiore dallo Zenit, ad accettare una sfida che lo vedrà impegnato soprattutto nel ridare spensieratezza e brio ragionato ad un ambiente depresso dalla cocente eliminazione. Lo dovrà fare con un gioco convincente e con risultati all'altezza di una squadra quattro volte Campione del mondo. 

COME UN GOL DI TACCO. Non sarà impresa semplice ricostruire un gruppo che probabilmente perderà una parte storica: quella che ha fatto il bello ed il cattivo tempo nelle ultime competizioni. Lo scricchiolamento del blocco Juve avvertito in Nazionale, dopo la cessione al Milan di Bonucci nell'estate passata, diventerà qualcosa di più e occorrerà che i nuovi volti Juve Caldara e Spinazzola, con Darmian Rugani e De Sciglio raccolgano una pesante eredità. Davanti, forse il ritorno del figliol prodigo Balotelli, Insigne e Immobile patrimonio ancora non sfruttato. Chiesa e Bernardeschi in rampa di lancio e chiavi del centrocampo a Verratti. Per raggiungere l'alchimia desiderata serviranno tanto lavoro e magìa, come il colpo di tacco contro il Parma, quando con la maglia celeste ci mostrò la classe con cui un gentiluomo su calcio d'angolo mette la palla di tacco all'incrocio.

Paolo Costantino