Diego Armando Maradona passeggia sul terreno verde dello stadio di Stoccarda con la Coppa UEFA fra le braccia.
È forse il momento più alto della storia del Napoli, anche più del primo scudetto vinto in quel 10 maggio 1987. Per l'argentino si tratterebbe del suo regalo d'addio (per intenderci sempre su quella coppa europea) a un popolo che gli ha dato tutto. Corrado Ferlaino il presidente del Napoli frena le ambizioni del Pibe de Oro che gli sussurra:
"Non ti vendo. L'ho detto solo per motivarti di più."
Diego era fuori di testa, non poteva reagire perchè si trovava di fronte ai fotografi, anche per evitare brutte figure. Il tormentato cammino del secondo ed ultimo scudetto del Napoli avverrà con una promessa infranta, in un campionato che racchiude delle storie da far fatica a ricapitolarle tutte.

Il grande protagonista dell’estate del 1989 è proprio Maradona, che ingaggia un duello rusticano con la dirigenza del Napoli. Non ha la minima intenzione di sottostare alle decisioni di Ferlaino e si promette al Marsiglia. Diego è il sogno proibito di Bernard Tapie, imprenditore che prima di tanti altri ha capito quanto lo sport possa rappresentare una vetrina da sfruttare. Maradona, rifugiatosi in Argentina in un tira e molla durato mesi, acconsente al ritorno in Italia soltanto il 5 settembre del 1989: il nostro calcio è ancora sotto shock, perché due giorni prima abbiamo dovuto fare i conti con la drammatica notizia della scomparsa di Gaetano Scirea, che in quel momento era il vice di Dino Zoff sulla panchina della Juventus.

Proprio la Juve è una delle squadre più attive sul mercato: l’arrivo di Alejnikov va a creare una piccola colonia sovietica, visto che l’anno precedente era stato già acquistato Zavarov, e la dirigenza bianconera scommette su due attaccanti che arrivano dalla Serie B. Sono profili molto diversi tra loro: Salvatore Schillaci ha 25 anni e arriva in bianconero forte del titolo di capocannoniere del campionato cadetto, mentre Pierluigi Casiraghi ha appena compiuto 20 anni.
Il primo è un classico esemplare di opportunista italiano,
abituato a nascondersi in area di rigore per colpire al momento giusto: il secondo è un prodigio fisico, abilissimo nel gioco aereo e ancora da sgrezzare tecnicamente.
La Juve di Zoff spera di togliere lo scettro all’Inter di Giovanni Trapattoni, campione d’Italia nel 1989 in un’annata da record, quella dei 58 punti su 68 disponibili, una cifra insensata. L’unico acquisto di grido è quello di Jurgen Klinsmann, che va a completare così il terzetto tedesco: l’ex attaccante dello Stoccarda rileva Ramon Diaz e si va ad aggiungere a Brehme e Matthäus.
La Juve dei sovietici e l’Inter dei tedeschi rappresentano due modi di rispondere alla tendenza fissata dal Milan di Berlusconi, che dalla stagione precedente è guidato dai tre olandesi, visto che a Gullit e van Basten si era aggiunto Rijkaard.

Il calcio italiano non è mai stato così in salute. Abbiamo appena portato tre squadre in finale delle coppe europee: il Milan ha vinto la Coppa dei Campioni schiantando la Steaua Bucarest, il Napoli ha vinto la Coppa Uefa contro lo Stoccarda, mentre la Sampdoria si è arresa al Barcellona in Coppa delle Coppe, pagando a caro prezzo i problemi fisici di alcuni giocatori chiave.
Già, dobbiamo parlare anche della Sampdoria, che in quegli anni sta diventando sempre più grande. Merito di un fortissimo nucleo italiano, che va oltre il talento infinito dei due uomini copertina, Vialli e Mancini: Pagliuca in porta è protetto da Pietro Vierchowod, probabilmente il miglior marcatore della storia del nostro calcio, e da Mannini e Luca Pellegrini; Attilio Lombardo è un’ala che terrorizza gli avversari diretti grazie alla sua impressionante velocità e tenuta nel corso dei 90 minuti, Beppe Dossena è un centrocampista raffinato.
E poi c’è l’ambizione della Roma, rimasta intrappolata per mesi, proprio come Maradona, a causa delle decisioni di Corrado Ferlaino: il club giallorosso ha l’accordo con Ottavio Bianchi, tecnico in rotta con il Napoli, ma il contratto con gli azzurri termina nel 1990, e Ferlaino non ha la minima intenzione di agevolare l’uscita dell’allenatore, costretto a rimanere fermo per un anno.
Al suo posto, Dino Viola punta sulla voglia di riscatto di Gigi Radice: ne uscirà una Roma vicinissima al cuore della gente, costretta all’esilio al Flaminio a causa dei lavori all’Olimpico per Italia ’90. Il Mondiale dovrebbe rappresentare la ciliegina sulla torta di un momento storico per il movimento italiano. Finirà con una delusione bruciante, ma è un’altra storia.
Il nuovo tecnico del Napoli, Albertino Bigon deve fare la necessità di virtù senza Maradona. Le vittorie contro Ascoli e Udinese sembrano andare bene ai partenopei. A Cesena arriva un pareggio, sulla panchina bianconera dei romagnoli c'è un esordiente che debutta in Serie A come allenatore colui che ci fece vincere il mondiale tedesco alcuni anni più tardi: Marcello Lippi.

Maradona arriverà solamente alla quinta giornata. 
Entrerà nel secondo tempo, perchè i partenopei sono sotto di due goal contro la Fiorentina trascinata dal Divin Codino Roberto Baggio, che ha segnato uno dei goal più belli della sua carriera: uno slalom leggiadro tra i corpi increduli dei difensori del Napoli. Maradona sbaglia il possibile rigore dell'1-2, i compagni si rinfrancano alla sola idea di vederlo combattere con loro e riescono a portare al termine una clamorosa rimonta dallo 0-2 al 3-2 finale.
Il primo ottobre del 1989, il Napoli da una prima scossa al campionato e lo fa con un sonoro 3-0 ai danni del Milan orfana di Van Basten e di Gullit. Carnevale segna una doppietta, mentre il terzo goal arriva il sigillo di Diego che fa sedere Giovanni Galli fintando una conclusione per poi superarlo con un dolce scavetto.
Nel frattempo, il Bologna sorprende tutti con un allenatore tra i più rampanti della storia nazionale, è un ex rappresentante di champagne: si chiama Gigi Maifredi. Era uno dei profeti della zona pronti a cambiare il modo di fare il calcio nel nostro paese.
Nella prima parte della stagione, l'Inter tiene il ritmo del Napoli. I partenopei non si scoraggiano e alla nona giornata sconfiggono i nerazzurri con due colpi da biliardo di Careca e Maradona. 

Un fulmine a ciel sereno si abbatte sulla dirigenza partenopea nell'estate del 1989. Ferlaino portò avanti una causa nei confronti dell'argentino per i ritardi accumulati. Gli accordi tra il club e il capitano avevano portato alla società napoletana a versare 800 milioni di lire del fuoriclasse argentino fino al 1991 (ovviamente stiamo parlando degli stipendi).
Prima della sfida di ritorno in Coppa UEFA contro gli svizzeri del Wettingen, dopo un'andata finita incredibilmente per 0-0, al ritorno Maradona riceve un comunicato che lo esclude dal match poi vinto 2-1. Per l'argentino è un affronto, alla stampa dice che la decisione di escluderlo non è stata comunicata in precedenza per salvare l'incasso della partita.

Il 2 novembre nel centro sportivo di Soccavo c'era una fila di giornalisti. Maradona non parla, si allena, esce e se ne va. Il campione argentino rilascerà solamente una frase:
"È il mio capo Ferlaino. Quando lui vuole giocherò."
Dopo la sosta, il Napoli riprende da dove aveva lasciato: i pareggi contro Sampdoria e Juventus pesano parecchio. A natale, i partenopei mantengono un vantaggio di quattro punti su Inter, Samp e Roma, mentre il distacco sul Milan era di sei punti. 
Prima di capodanno, il Napoli si imbatte nella sua prima sconfitta. gliela infligge la Lazio allenata da Giuseppe Materazzi con il figlio Marco (storica bandiera dell'Inter e della nazionale) che cresce nelle giovanili dei biancocelesti. A decidere la sfida è stato il brasiliano Amarildo, un attaccante che in campo da battaglia su ogni pallone, ma negli spogliatoi distribuisce la Bibbia agli avversari tenendo alta la bandiera degli Atleti di Cristo.  
Quel giorno, arrivò una brutta notizia. A Bologna, il cuore di Lionello Manfredonia smette di battere di colpo alle ore 14.35, proprio mentre a qualche metro da lui c'è un vecchio amico e compagno di mille battaglie: il mitico Bruno Giordano. 
Ernesto Alicicco medico della Roma, corre in campo e gli apre la bocca, liberandogli la lingua per poi iniziare a praticare il massaggio cardiaco. Il corpo senza vita di Manfredonia rimane sul prato del Dall'Ara per cinque minuti. Poi ecco il sospiro di sollievo: viene portato d'urgenza all'Ospedale Maggiore restando in coma per tre giorni. Infine però si sveglia, è salvo, ma non potrà mai più giocare a calcio.

Il Milan riparte e si porta a meno due. La squadra di Sacchi sembra tornata in salute, così come l'Inter che si riporta a meno uno, nel giorno in cui il Napoli riprende per i capelli l'Udinese per 2-2. È una guerra aperta, perchè i rossoneri rispondono in una serie, frenata solamente dallo 0-0 nel famoso recupero di Verona proprio alla vigilia dello scontro diretto di San Siro contro il Napoli. 
Si parte dal meno due e si finisce con l'aggancio a quota trentasei punti. I rossoneri vedono una strada in discesa, mentre i partenopei faticano in una maniera impressionante. L'11 febbraio del 1990 viene ricordato anche per il clamoroso K.O di Mike Tyson sotto i colpi di James Buster Douglas al Tokyo Dome.

Tornando alla sfida scudetto, il Napoli decide di mettere in panchina Careca per una squadra più conservativa, ma il Milan è un carro armato e lo 0-0 all'intervallo è un miracolo. Massaro apre il match nella ripresa, pochi istanti più tardi, arrivano le capocciate di Maldini e Van Basten che chiudono definitivamente i giochi. 
Ormai è una corsa due, perchè la Sampdoria si tira indietro dopo la sconfitta di Verona, mentre Inter e Juventus si ritrovano a meno cinque e quando il Milan passeggia al Flaminio con un tranquillissimo quattro a zero alla Roma, il Napoli senza Maradona si fa rimontare in dieci minuti dall'Inter. Il secondo scudetto rischia di non arrivare. A fare un regalino ai partenopei ci pensa la Juventus che con uno scatenato Rui Barros ferma la corsa del Milan. Nel frattempo il Napoli va in confusione totale, con il Lecce non va oltre l'uno a uno.
La corsa scudetto diventa un traversone. Il Milan perde anche il derby contro l'Inter, mentre i partenopei perdono in casa della Sampdoria. Il vantaggio dei rossoneri sul Napoli resta di una sola lunghezza.

A Bergamo manca poco al fischio finale, Atalanta e Napoli sono bloccate sullo 0-0 quando dalla curva atalantina iniziano a piovere degli oggetti. Uno di questi colpisce la testa di Alemao. È una monetina. Il centrocampista vede qualche goccia di sangue e in campo arriva Salvatore Carmando massaggiatore degli Azzurri. Carmando disse ad Alemao di stare a terra e negli ultimi anni ha sempre giustificato questa frase con la differenza di altezza:
"Se non si fosse abbassato, avrei dovuto prendere uno sgabello."
Alemao viene condotto in ospedale con un lieve trauma cranico, il Napoli a quel punto chiede di assegnare la vittoria al tavolino. Ma la morale del destino non si ferma solo a Bergamo, il Milan a Bologna non va oltre lo 0-0. Maifredi reclama fuoribondo una rete non convalidata ai rossoblù e si scaglia alla Domenica Sportiva con un'esclamazione di stupore.

Nel frattempo, la lega assegna il due a zero a tavolino al Napoli dopo i fatti di Bergamo. Quella vittoria vuol dire aggancio in vetta alla classifica. Entrambe le squadre vincono a braccetto. I rossoneri vincono una partita sofferta contro la Sampdoria, mentre i partenopei si sbarazzano del Bari senza problemi.
La svolta avvenne il 22 aprile 1990. Siamo alla penultima di campionato. Maradona e Careca fanno a fette il Bologna, mentre il Milan fa visita ad un Verona che cerca disperatamente dei punti fondamentali per la salvezza.
Il Diavolo passa in vantaggio, ma a destare scalpore è l'arbitro Rosario Lo Bello che farà innervosire i giocatori del Milan. Il Verona, quattro minuti più tardi su un corner da destra, sotto Maior, trova il colpo di testa dell'uno a uno. Gullit e Van Basten sprecano troppo, i rossoneri intravedono un tracollo psicologico dopo l'espulsione di Rijkaard e di Van Basten.
I rossoneri in nove perdono la partita con un pallonetto di Pellegrini e perdono lo scudetto. La Fatal Verona colpisce ancora.
Una settimana più tardi, il Napoli festeggerà il secondo ed ultimo scudetto con un colpo di testa di Marco Baroni all'ultima di campionato contro la Lazio.

Galeazzi si fa strada nello spogliatoio e regala il microfono a Maradona che si concede un siparietto con Ferlaino. Tra i due sembra che non ci sia alcun risentimento. A maggio sta per iniziare un periodo trionfale per il nostro calcio:

  • Il nove la Sampdoria alza al cielo di Gotenborg la Coppa delle Coppe.
  • Il sedici è la volta della Juventus che si impone nella doppia finale di Coppa UEFA contro la Fiorentina
  • Il ventitrè è il Milan a festeggiare, l'uno a zero contro il Benfica consente ai rossoneri di conquistare la Coppa dei Campioni per la seconda volta consecutiva agli ordini di Arrigo Sacchi.

Sembra il preludio alla Coppa del Mondo casalinga che potrebbe proiettarci verso il nostro quarto titolo mondiale, che avrà un grosso rimpianto.

Prima di salutarvi, vi voglio annunciare un progetto che ci porterà alla conquista del terzo scudetto partenopeo. È in fase di pianificazione e appena arriverà quel momento lo presenterò a tutti voi.
Si chiama "Tre sul campo. Tre vuol dire scudetto."

Un abbraccio Pasqui