Storie di calcio - IV stagione - I episodio

"Roman è l'unico che conosco che ha gli occhi nel ****"

A parlare in questo modo di un genio del calcio argentino, è un uomo che di questo movimento è stato un personaggio incredibilmente emblematico. Aveva la ferma convinzione che la numero Diez Albiceleste potesse stare solo sulle sue spalle in quel lunghissimo interregno rimasta in sospeso dal momento in cui ha smesso di indossarla Diego Armando Maradona. La quarta ed ultima stagione di "Storie di calcio" comincia con la storia di Juan Roman Riquelme "El Mudo" argentino.

Alfio Basile è stato il commissario tecnico dell'Argentina in due momenti distinti. Il primo dal 1991 al 1994 alzando la Copa America per due volte, ma vivendo sulla propria pelle i momenti che avrebbero steso l'Albiceleste, come la clamorosa sconfitta per 5-0 contro la Colombia, che sembrava poter estromettere l'Argentina dal mondiale americano che avrà un protagonista indiscusso: El Pibe de Oro. Maradona venne squalificato a causa del doping e per arrivare negli Stati Uniti, la Seleccion si era arrampicata con le unghia dopo un lungo spareggio contro l'Australia. L'Argentina, lanciò subito un segnale con un quattro sberle alla Grecia e l'urlo allucinato di Diego davanti alla telecamera a terrorizzare l'occidente calcistico.

Dodici anni più tardi, Basile torna in nazionale per raccogliere l'eredità di Pekerman scottato dall'eliminazione contro la Germania ai quarti di finale. Il 13 ottobre 2007 all'Estadio Vespucio Liberti ovvero il Monumental di Buenos Aires, il tecnico argentino ha deciso di rischiare la sua reputazione consegnando le chiavi del centrocampo al suo pupillo, colui che viene definito il futbolista fundamental, ma non sta giocando da mesi perchè è in guerra con il Villarreal e non ha ancora avuto il via libera per tornare al Boca Juniors. Il suo nome è: Juan Roman Riquelme.

Dopo ventisei minuti della partita contro il Cile valevole per la qualificazione al mondiale sudafricano del 2010, c'è una punizione dell'Argentina, Maxi Rodriguez è vicino al pallone insieme a Roman, ma non ha la minima intenzione di calciare questo piazzato da una ventina di metri. Quello che esce dal piede destro di Riquelme è una dichiarazione d'amore al calcio dalla quale Claudio Bravo non può rispondere. Roman corre con la mano destra e richiama il ruggito del Monumental dopo un periodo nero, corre in uno stadio che gli è nemico, lui si è manifestato al mondo come l'alfiere senese. Passano venti minuti e il centrocampista argentino segnerà un'altra perla su punizione, il Monumental esplode ancora che urla il nome di uno dei suoi nemici storici.

Riquelme nasce il 24 giugno del 1978 a San Fernando. Il giorno prima, l'Argentina ha sconfitto per 3-1 l'Olanda nella finalissima del mondiale casalingo, conquistando di fatto il suo primo titolo. Una rassegna macchiata dalla feroce dittatura che in quegli anni aveva come capo dello Stato, il generale Jorge Rafael Videla, responsabile di crimini contro l'umanità per l'omicidio dei desaparecidos. Nel 1985, Jorge Rodriguez, uno degli uomini che hanno speso la propria esistenza a guardare ed allenare i ragazzini, vide Roman giocare con i suoi amici e decise così di cercare delle informazioni, perchè il giovane era lì a giocare dopo la partita del padre. Sa che il soprannome è Cacho o Piturro. Jorge incontrò così il bambino e ci riesce dopo una peregrinazione di quattro ore.

L'anno successivo, Riquelme fa parte del Defensores de Bechavista, mentre due anni più tardi, decide di seguire Rodriguez passato nel frattempo alla guida della Carpita, una squadra giovanile dell'Argentina. Sono gli anni di formazione per il centrocampista, ma anche quelli in cui appare subito palese come abbia una conoscenza del gioco diversa dagli altri. Intorno ai 13-14 anni, Roman inizia a giocare anche qualche partita insieme al padre in mezzo a trentenni e quarantenni scoprendo il valore formativo dei calcioni, perchè quelli che lo vedevano arrivare sul campo così piccolo, si misero a ridere, ma poi realizzavano quanto fosse complicato togliergli il pallone dai piedi. Prima di andare agli Argentinos Juniors, Roman fece qualche provino con il River Plate, fortemente voluto dal compagno della Carpita. 

Approdare negli Argentinos Juniors è un piccolo trauma per Riquelme, perchè il calcio a cinque e quello giocato ha un gap enorme e a livello fisico non riesce a stare con i compagni. La svolta arriva con Carlos Balcassa che raccoglie lo sfogo del papà Ernesto ed ebbe l'idea di arretrare la posizione di Roman di una ventina di metri. Il suo calcio inizia ad essere più fluido e naturale. Riquelme diventa Riquelme. Partecipò così a vari tornei internazionali tra cui quello dedicato a Nereo Rocco nel 1994 a Gradisca. Gli osservatori annotano con grande ammirazione la sintonia impressionante fra Roman ed Emanuel Ruiz quando deve partire in velocità sui lanci lunghi di Riquelme. I dirigenti del River Plate presentarono ufficialmente la loro prima offerta agli Argentinos, si presentò anche il Barcellona pronto a fargli attraversare l'Atlantico e niente di meno il Parma e il Valencia. Il 12 settembre 1996, il Boca Juniors incassa l'affare da 800.000 dollari da far salire nel frattempo a 3 milioni. Carlos Bilardo lo lanciò così tra i grandi del calcio mondiale e in quel tempo si sedette sulla panchina della Bombonera.

Bilardo chiese a Roman dove volesse giocare, gli disse che tranne in porta e in difesa, avesse accettato qualsiasi ruolo. L'allenatore argentino lo vuole vedere al fianco di Diego Latorre, una vecchia cotta di Mario e Vittorio Cecchi Gori, passato a Firenze senza lasciare traccia. Per Roman è un esordio sul velluto, chiede sempre la palla, scalda la Bombonera con un colpo di tacco. Dimostra da subito personalità e imperturbabilità, era uno stratega perché quello che gli succedeva intorno non contaminava mai il suo calcio. Si allenò con Diego Armando Maradona ormai al tramonto della sua incredibile carriera tra luci ed ombre. Giocheranno solamente una partita insieme il 24 agosto del 1997 alla Bombonera contro l'Argentinos Juniors. 

Riquelme è una delle stelle della nazionale argentina Under-20 che si laurea campione del mondo nel 1997 con una rosa fortissima composta da: Samuel, Cambiasso, Scaloni, Aimar, Placente e Leo Franco. Approda così nella nazionale maggiore venendo convocato da Daniel Passarella per l'ultimo match di qualificazione valevole per il mondiale francese del 1998. Intanto, Carlos Bianchi viene scelto come il nuovo allenatore del Boca Juniors, il suo approccio è asciutto, rigoroso, non ammicca troppo ai tifosi, ma ha in comune qualcosa con Riquelme: vuole che sia il campo a parlare. Nascerà così una squadra epocale che ruota attorno a Roman, ma che ha elementi solidi come il granito in ogni ruolo. C'è Oscar Cordoba fra i pali, il patron Bermudes al centro della difesa, Riquelme in mezzo al campo e Martin Palermo in attacco. Arriveranno anche Walter Samuel, Arruabarrena, Barros Schelotto, Basualdo, El Cicho Serna e Delgado.

Il 21 novembre al Chicante di Arrecito di Rosario, Riquelme si ritaglia un piccolo pezzo di leggenda. Il Boca sta sfidando il Central, quando Roman sulla pressione Charles Perez sceglie di fare una ruleta come quello che fece Zinedine Zidane. Una volta sceso dal pallone, lo colpisce con il tacco dando le spalle all'avversario. E un Boca dai contorni cannibaleschi, mantiene l'imbattibilità per quaranta partite consecutive. La squadra vincerà l'Apertura, la Clausura, la Copa Libertadores e la Coppa Intercontinentale del 2000. In Giappone, Matellan va in verticale col mancino, Delgado parte alle spalle della difesa del Real e scappa sulla sinistra, il cross per Martin Palermo è perfetto con il numero nove che la butta dentro senza orpelli. Passano altri due minuti e Riquelme sale sul proprio pulpito ricevendo un pallone sporco ampiamente all'interno della propria metà campo con Martin Palermo che appena vede la pelota arrivare verso il destro numero dieci, parte come una locomotiva lanciata a bomba verso l'area madridista con il pallone che balza per due volte con El Loco che arranca col fiato corto perché Jeremy va a velocità doppia rispetto a lui, ma non molla. L'argentino deve calciare prima che il pallone tocchi terra per la terza volta, lo fa in diagonale forte col mancino: 2-0 al quinto minuto di gioco.

Roberto Carlos riapre il match all'undicesimo del primo tempo, ma il Boca resiste alla mareggiata grazie a Juan Roman Riquelme, cassaforte della squadra che piace ormai a mezza Europa. Le sue giocate arrivano su Internet che all'epoca era ancora in fase di transizione, Youtube nascerà nel 2005 altrimenti avremmo visto tutte le sue migliori giocate di un centrocampista straordinario e raffinato. Ma qualcosa inizierà a rompersi all'interno del Boca e ha un solo nome: Mauricio Macri futuro presidente dell'Argentina nonché del club Azul Y Oro. Il braccio di ferro inizia l'8 aprile del 2001; il Boca apre i conti della sfida contro il River Plate con una rete di Ibarra, Riquelme si presenta dal dischetto per trasformare il rigore del 2-0, Costanzo respinge, ma Roman è il più veloce di tutti e di testa mette in rete. Il centrocampista argentino corre sotto la tribuna, si mette in posa con il corpo fermo, le mani si alzano entrambe e si piantano dietro le orecchie. Riquelme guarda dritto in direzione di Macri con i suoi soliti occhi penetranti. Mauricio ride in maniera nervosa, sfidato apertamente dall'uomo più carismatico del Boca. Il giocatore a fine partita chiamerà questa posa rimasta nella storia del calcio argentino: El Topo Gigio.

Riquelme dopo aver vinto sei trofei con il Boca, il centrocampista argentino annuncia il suo addio al club dopo una trattativa lunghissima. Arriva al Barcellona per dodici milioni di euro e nel frattempo viene escluso dai convocati dell'Argentina per il mondiale asiatico del 2002 tra Corea del Sud e Giappone. Intanto, Riquelme viene convocato nell'ufficio di Louis Van Gaal, un genio per i suoi estimatori e un uomo insopportabile secondo i suoi detrattori. Una volta entrato, l'allenatore olandese gli mostrò alcune videocassette che contenevano le sue incredibili giocate, lo definì come il miglior giocatore del mondo e così ebbe un grande idea: giocare come esterno destro. Riquelme tace per certi versi, ma gradisce questa schiettezza. 

Tra i due nascerà un rapporto controverso, il centrocampista argentino odierà a tutti i costi Van Gaal che tra parentesi lo criticherà pesantemente, avrebbe preferito Kily Gonzalez. Il 28 gennaio 2003, l'olandese viene esonerato e al suo posto arriverà Radomir Antic, l'unico uomo capace di allenare il Barcellona, Real e Atletico Madrid. Non disdegna il modo di giocare di Riquelme, ma più in avanti dichiarerà di aver avuto problemi con la sua discontinuità. Nella sua unica stagione con i Blaugrana collezionerà solamente sei gol e undici assist.

Joan Laporta diventa il nuovo presidente del Barcellona e fa una promessa colossale: portare in Spagna Ronaldinho. Il brasiliano sarà il nuovo numero dieci del Barcellona, mentre Roman deve iniziare a cercare una nuova squadra. Sarà il Villarreal, con il Barcellona che si tiene il diritto di recompra. In quattromila si affacciarono per vederlo indossare la maglia numero 8 del Submarino Amarillo. Benito Floro, lo mette al centro di tutto e con sè ci saranno anche una farange argentina composta da Coloccini, Battaglia, Arruabarrena, tutti uomini che conosce benissimo e poi con l'irrazionalismo calcistico di Marco Senna, un centravanti raffinato come Sony Anderson, il nucleo spagnolo con Reina, Alvarez, Josico e José Mari. La squadra arriverà ottava in una stagione dove Floro viene esonerato nel match contro il Zaragozza di Gabi Milito, Galletti, David Villa e Savio.

Il calcio di Riquelme lascia al giornalista una definizione folgorante: delegante y deborte. Il rapporto con Floro spiega bene le fatiche incontrate nell'avventura di Riquelme in Europa, troppo innamorato del possesso e del pallone. Nel 2004 arriverà sulla panchina dell'Argentina, Josè Pekerman, mentre in quella del Villarreal arriva Manuel Pellegrini, un cileno con una buonissima carriera in Sudamerica già campione dell'Argentina alla guida del San Lorenzo e del River Plate. Pellegrini vuole che la squadra spagnola deve eseguire uno stile sudamericano con acquisti come: Forlan, Gonzalo Rodriguez, Sorin ecc... Riquelme trova così la sosia del calcio spagnolo, il suo talento diventa vitale per la squadra, gioca sul corto e sul lungo. Il Villarreal strappa un posto in Champions League arrivando terza in campionato grazie alle prestazioni del fantasista Riquelme.

Riquelme giurò così amore eterno al Villarreal, perché voleva giocare la Champions League in un girone complicato dove il Submarino Amarillo arrivò prima dietro a Benfica, Lille e Manchester United. Dopo aver ipotecato il passaggio ai quarti, la squadra se la vede con l'Inter di Mancini. All'andata finisce 2-1 per i nerazzurri, mentre al ritorno la squadra riesce a sfruttare la rabbia di Veron che vede Riquelme e compagni un gruppo di giocatori protetti. Riquelme mette una punizione sull'amico Arruabarrena che non sbaglia e il Villarreal vola in semifinale. Contro l'Arsenal sarà uno dei momenti più alti della storia del Submarino nell'avventura europea. Roman sbaglia il rigore al minuto 89 che poteva valere i tempi supplementari, è un dolore che lo trascinerà per sempre nel corso della sua carriera. 

Roman dopo questa delusione, è pronto a giocare i mondiali tedeschi, il primo della sua vita. La squadra è forte, piena di talento, ambiziosa. Pekerman ha vinto tre mondiali Under-20 in carriera. Riquelme è l’engance alle spalle di Crespo e Saviola, serve l’assist al Conejo e l’Argentina trionfa per 2-1 sulla Costa D’avorio di Drogba. Il secondo me c’è contro la Serbia e Montenegro, la miglior difesa delle qualificazioni europee: un gol subito in dieci partite. 

L’Argentina gliene rifila sei, la rete di Cambiasso è il manifesto del calcio di quella squadra, nove giocatori che toccano il pallone prima dell’epilogo con il tacco di Crespo per il Cuchu a nobilitare il tutto. E anche il giorno dove Lionel Messi segna il suo primo gol in un mondiale. Lo 0-0 contro l’Olanda chiude il girone a pari merito. La Seleccion supera il Messico agli ottavi non senza sofferenza, ma aggrappandosi ad un golazo dai tratti assurdi di Maxi Rodriguez nel primo tempo supplementare. Si arriva ai quarti di finale contro i padroni di casa della Germania. Ayala porta i suoi, poi risponderà il solito Klose, un uomo che viveva i mondiali con la serenità di chi si mette seduto sul divano per vedere una puntata della sua serie preferita. Ai rigori, vincono i tedeschi, mentre Riquelme aveva lasciato il campo sul’1-0 al posto di Cambiasso. Proprio El Cuchu sbaglierà uno dei due rigori decisivi. Il centrocampista del Villarreal finisce al centro delle critiche che esplodono ancora di più qualche mese dopo il 3 settembre 2006 quando l’Argentina durante l’amichevole a Londra viene travolta per 3-0 dal Brasile. Dieci giorni più tardi, per tutelare la salute della madre, Roman annuncia l’intenzione di lasciare la nazionale. Intanto, Pekerman non è più l’allenatore dell’Argentina, al suo posto ritorna Alfio Basile, un personaggio leggendario, un tecnico illuminato, profondo amante del gioco, incallito fumatore, impareggiabile degustatore di whisky, look e voce da duro del Roadhouse, ma anche una carica umana straordinaria.

Riquelme chiede udienza al commissario tecnico per comunicargli la sua decisione e nel frattempo si prepara ad una stagione di riscatto nel Villarreal, ma le cose vanno male, perché giocherà, senza la minima idea, la sua ultima partita con un club europeo. La squadra perde molto male contro l’Osasuna e negli spogliatoi si palesa Fernando Rodge il presidente del club, l’architetto di una squadra che negli anni si è ritagliata un posto al sole nel calcio berico.

Nel febbraio 2007, Juan Roman Riquelme torna ad essere un giocatore del Boca Juniors. Lo scontro avvenuto a metà dicembre con il presidente del Villarreal e la scelta di tornare in patria, passa un mese ,dove non viene convocato: da stella a separato in casa. Il nuovo esordio alla Bombonera, avviene il 18 febbraio e davanti c’è il Rosario Central di un giovanissimo Angel Di Maria. Roman torna ad indossare la maglia numero dieci senese e sugli spalti si intravede uno striscione:

“Romanzo di quattro mesi, amore per sempre.”

In argentino significa:

“Romance de cuatro meses, amor por siempre.”

E lui il trascinatore nella Copa LIbertadores, il tracciante con cui buca la porta del Gremio. Nella finale di andata, è il manifesto del suo ritorno. Il 2007 offre il miglior Riquelme della carriera e il Boca diventa per la sesta volta nella storia campione del Sudamerica. 

Nell’estate di quell’anno, è costretto a tornare al Villarreal perché il prestito con il Boca era terminato. Nonostante tutti sappiano che sarà costretto a rimanere ai margini. Sono dei mesi neri per il centrocampista argentino, ma Alfio Basile cercherà di capire che lui è ancora un predestinato e lo convoca di nuovo in nazionale nonostante l’addio annunciato. Le due punizioni contro il Cile sono l’assurda situazione di cui sarà un punto di riferimento nell’Argentina senza mai poter giocare con il suo club. Il giovane riceverà molte offerte dai club europei, niente di meno dal Qatar, ma Roman vuole tornare ad essere Roman e per farlo ha bisogno del Boca. La notizia arriva nel novembre del 2007 e sarà un ritorno in grande stile. Sergio Batista, commissario tecnico della nazionale olimpica, lo sceglie come fuori quota per il torneo di Pechino di 2008 che l’Argentina domina anche grazie al talento di Lionel Messi, del Kun Aguero e di Angel Di Maria, tre astri nascenti del calcio sudamericano.

Al Boca si riforma la coppia con Martin Palermo, rientrato in patria nel 2004 dopo l’esperienza in Spagna, ma il centravanti salta una buona parte del torneo d’Apertura del 2008 che termina in una volata pazzesca. Il Boca chiude a quota 39 punti insieme al San Lorenzo e al Tigre. Serve dunque uno maxi spareggio per il titolo, insomma un triello. Il San Lorenzo batte il Tigre per 2-1, ma tre giorni più tardi, il Boca si impone sul Cyclon nella seconda partita. A questo punto, ai Xeneizes basterebbe un pareggio per laurearsi campione, ma perdono incredibilmente l’ultimo match contro il Tigre per 1-0. Per il Boca è una sconfitta dolcissima, perchè i tre gol rifilati al San Lorenzo mantengono, infatti, la differenza reti con un saldo positivo ed è quanto basta per aggiudicarsi un campionato senza precedenti nella storia. 

Intanto, l’esperienza di Basile all’Argentina si interrompe. Il commissario tecnico argentino si dimette dopo una sberla di Fabian Orellana alla visionaria Roja d’avanguardia guidata da Marcelo El Loco Bielsa, la prima vittoria sull’Argentina durante le qualificazioni ai mondiali 2010. A furor di popolo, viene scelto proprio lui: Diego Armando Maradona. Riquelme non indosserà più quella maglia, capisce subito che non farà parte del percorso voluto dal nuovo allenatore. Per la seconda ed ultima volta, saluta la nazionale.

Gli rimane solamente il Boca e soprattutto l’intesa con Martin Palermo che grazie ad un suo assist il 12 aprile 2010 diventa il miglior marcatore nella storia del club.

Riquelme guiderà all’assalto di un’altra Libertadores nel 2012, senza più Palermo, ma con una nuova generazione di calciatori argentini, ma la doppia finale sorride al Corinthians di Tite e Guerrero. Roman starebbe pensando di non rinnovare il contratto con il club, rimase così svincolato, ma dopo sette mesi fa di nuovo ritorno lì con una decisione sorprendente. Rimane per un’altro anno e mezzo e quando si capisce che il suo contratto stavolta non sarà rinnovato, ben cinquemila persone manifestano contro la società per far sì che l’agoniata firma possa arrivare, ma non arriva.

Roman torna da dove aveva iniziato: l’Argentinos Juniors. Scende in Segunda Division per intraprendere la risalita verso in prima. Il 25 gennaio 2015 dopo aver centrato l’impresa, annuncia l’addio al calcio.

Si può dipingere e narrare un fantasista che ha sempre parlato il meno possibile affidandosi ai piedi e al suo senso unico e celestiale dei tempi e degli spazi nel gioco del calcio per presentare al mondo la propria arte.

Per Basile è stato il calciatore fondamentale da cui partire e a cui tornare. 

Jorge Valdano disse:

“No puedes jugar con Riquelme. Sin jugar para Riquelme.”

In italiano significa:

“Non puoi giocare con Riquelme. Senza giocare con Riquelme.”

Un abbraccio Pasqui