Negli ultimi tre giorni il dubbio mi ha assalito intensamente: scrivo o non scrivo? In casi come questi essere ripetitivi, banali, scontati, noiosi, maleducati al limite del fastidioso non è un rischio, è una certezza.
Come si fa però a non esprimere un proprio pensiero quando il soggetto in questione ha cambiato, stravolto il costume del Paese in cui sei nato, cresciuto, la terra in cui vivi e nella quale vivono i tuoi famigliari, i tuoi amici, i tuoi colleghi, quasi tutti i tuoi conoscenti?

Silvio Berlusconi, per tanti di noi lombardi il Berlusca, lunedì mattina alle ore 09.30 circa ha fatto l’ultima magia, da immenso fuoriclasse dell’illusionismo è scomparso, se ne è andato lasciando attonito il pubblico italiano che, soprattutto dal 1994 ad oggi, lo ha per metà idolatrato e per quasi la totalità della restante metà terribilmente detestato.

Io faccio parte forse di quelle pochissime persone che né lo hanno amato né tantomeno lo hanno odiato, mi vanto di essere in quel piccolissimo gruppo che lo ha osservato, lo ha analizzato, ma sempre rimanendone emotivamente, sentimentalmente distaccato.
Berlusconi per me è stato semplicemente l’uomo che mi ha dato la possibilità quando ero bambino/ragazzino di vedere Bim Bum Bam, il Drive In, Dallas, Dinasty, la Coppa Intercontinentale di calcio, gli Us Open di tennis, il Maurizio Costanzo Show, Il Pranzo è servito, Telemike, il Festival Bar… ed è stato l’avversario del mio tifo calcistico, il presidente super vincente del Milan, cosa che da interista mi ha fatto parecchio soffrire, non lo nego.
Berlusconi è stato un super vincente in ogni settore nel quale si è prodigato, è stato un uomo praticamente senza sconfitte, questo è innegabile, ma è il come sono arrivati i suoi innumerevoli trionfi che ha portato più volte avversari e super partes ad indagare, a voler capire, spesso a mal giudicare.
Berlusconi non ha cambiato l’Italia con quella rivoluzione liberale sventolata a tutta forza fin dal primo giorno della sua discesa in campo in politica, quello non gli è purtroppo riuscito a causa dell’accanimento giudiziario senza precedenti che lo ha portato più a difendersi nei tribunali e con leggi ad personam, che a lavorare politicamente per migliorare l’Italia e di conseguenza la vita degli italiani.
Berlusconi sul suo cammino verso quel liberalismo da lui, e da me, tanto sognato, non ha trovato come insuperabile ostacolo la sola magistratura ma anche i suoi compagni di avventura, quegli alleati politici meno vicini alla sua idea di società, che invece di spalleggiarlo nel cambiamento, hanno troppe volte fatto ostruzione forse non accettando il suo voler essere padre-padrone.

Se vogliamo, le uniche particolarità liberali che è riuscito ahimè a portare, in questo zoppicante ma pur sempre splendido Paese, sono state le parti probabilmente più negative del liberismo americano, ossia la privatizzazione della sanità e il consumismo sfrenato fatto di acquisti a volte senza una vera necessità con rate mensili che continuano a sommarsi, togliendo, soprattutto dalla mia generazione in poi, l’idea del risparmio, da sempre caposaldo della cultura della società italiana.
Un Paese con una tassazione come il nostro, con stipendi netti che mediamente non superano i 1.500,00 euro/mese, non si può permettere di dover pagare centinaia di euro per una visita o un esame in ospedale, non si può permettere telefoni e computer della Apple, autovetture Mercedes per operai ed impiegati, vestiti firmati, vacanze ai tropici e sulle piste da sci per tutti.

Silvio Berlusconi era un genio, un essere umano con un’intelligenza superiore alla normalità, la sua più grande qualità era quella di scegliere collaboratori capaci, quali Doris, Confalonieri e Galliani per citarne alcuni, che lo hanno aiutato a salire sull'Olimpo. Silvio Berlusconi era un grandissimo venditore, soprattutto di sogni, un ammaliatore, uno con la capacità di far credere ai medio-man, che sono la maggioranza degli esemplari del genere umano, che tutti possono essere come lui, che tutti possono vivere come lui, che tutti possono avere enormi ville con parchi giganteschi, che tutti possono avere donne bellissime, macchine costosissime, abiti elegantissimi, che tutti possono essere ricchi e famosi. Ha dato la forza, la convinzione a moltissimi, che con le idee, il lavoro duro e un po’ di sana follia, tutti possono essere i numeri uno.
Il Berlusca è stato un uomo unico, il guru, il maestro di quei meravigliosi anni ’80 della Milano da bere, dei Paninari prima e degli Yuppies dopo. Anni irripetibili come irripetibile sarà lui, figlio di un funzionario della Banca Rasini e di una segretaria della Pirelli, diventato, che piaccia o no, il più grande imprenditore italiano dal dopoguerra ad oggi e il politico che è rimasto in carica più a lungo nel ruolo di presidente del Consiglio dell’Italia Repubblicana.

Ciao Silvio, nel bene e nel male, hai cambiato l’Italia.