Sono ormai sette mesi che l’allenatore di origini partenopee ha assunto la direzione tecnica della Juventus e, durante questo periodo, abbiamo assistito ad una lunga sequenza di conferenze stampa (pre e post gara) di Maurizio Sarri, constatando l’assoluta improponibilità comunicativa (e non solo) del personaggio in questione.

Preciso, a scanso di equivoci, che la citata inadeguatezza non è da giudicare solo con riferimento alla Juventus, che è caratterizzata, stante le origini subalpine, dal marchio regale sabaudo e, quindi, l’improbabilità di Sarri viene nella fattispecie amplificata in quanto ancora più stridente. Onestamente, Sarri sarebbe poco commendevole rispetto a qualsiasi altro contesto pallonaro.

Alla luce di quanto sopra, non mi stupirei se, nel prossimo futuro, il Presidente Andrea Agnelli ponesse il diktat su tali incontri del tecnico bianconero con i mass media, allo scopo di porre fine alle manifestazioni pubbliche di comportamenti, gesti e parole, censurabili sotto ogni profilo.

Analizziamo, punto per punto, tali “amenità”.


L’abbigliamento

Nonostante abbia dismesso le tute in plastica o 100% acrilico, che sfoggiava ai tempi di Napoli, Sarri si presenta in conferenza stampa con maglie e/o giubbini di colore blu, che utilizza anche durante le partite. Si tratta, invariabilmente, sempre del medesimo abbigliamento, per cui è lecito e (soprattutto) sperabile pensare che il magazziniere della Juventus abbia un set di maglieria ad hoc per l’allenatore, anche se tutto farebbe pensare (slabbrature) che trattasi sempre degli stessi capi, che vengono periodicamente riproposti.

Tra l’altro, maglietta e giubbini non sono neanche griffati con il marchio Juventus e ciò potrebbe sembrare strano, ma, evidentemente non lo è, perché gli uomini di Marketing della Juventus – per i motivi di seguito indicati - forse preferiscono che Sarri si manifesti in forma anonima, piuttosto di sfoggiare capi con il logo riconoscibile…

L’unica eccezione a tale regola è rappresentata dalle partite di Champions League, dove il tecnico è, a parere mio, costretto ad indossare la divisa sociale (camicia, giacca e cravatta). In tali occasioni, Sarri indossa la divisa come se fosse una camicia di forza e, come primi gesti di ribellione, si slaccia il primo nodo della camicia e si allenta immediatamente il nodo alla cravatta.
Insomma, non si pretende che Sarri abbia una cura nel vestire come quella di Lord Brummel, ma almeno un minimo di decoro sarebbe necessario.
 

L'aspetto e la gestualità

Passando agli aspetti più caratterizzanti la persona in quanto tale, non si può non notare come il tecnico, in piena sintonia con l’abbigliamento trasandato, si presenti frequentemente (ovvero quasi sempre) con la barba incolta, accentuando in modo irreversibile la sciatteria dell’immagine.

Come se ciò non bastasse, in occasione del botta e risposta con i giornalisti, Sarri si caratterizza per tratti che definirei quasi disgustosi, quali le dita nel naso e la bavetta ai lati della bocca.

A questo punto, occorre seriamente chiedersi come mai nessuno abbia potuto segnalare al tecnico tali clamorose debacle, che sono così evidenti da essere ormai diventate un tratto distintivo del personaggio. E se si pensa al famoso “stile Juventus” il tutto fa venire i brividi.

 

L’eloquio

Già in passato, Sarri si era contraddistinto per uscite di carattere vernacolare. In tale ambito, sono assurte agli onori della cronaca le affermazioni omofobe nei confronti di Mancini, nonché quelle di stampo sessista, offensive e discriminatorie, pronunciate nei confronti di una giornalista, colpevole soltanto di essere di sesso femminile.

All’inizio dell’esperienza in bianconero, era parso che tali tratti caratterizzanti il personaggio fossero stati definitivamente accantonati ed invece, con il passare dei mesi, anziché assistere alla tanto decantata trasformazione spettacolare del gioco della squadra (rimasta lettera morta) sono tornate prepotentemente in auge le famose espressioni scurrili, che il tecnico utilizza, in modo del tutto estemporaneo e gratuito, ma clamorosamente costante, quasi che fosse un ordinario modo di esprimersi.

Tra l’altro, quando esterna in codesto modo, Sarri si produce quasi sempre in un ghigno, che non desta affatto nell’uditorio (e come potrebbe) alcun accenno di umorismo. Ride solo Lui e sembra divertirsi. Mah…

Ciò che sorprende è come Sarri non si renda conto dell’inappropriatezza di un simile linguaggio, peraltro proferito da una persona, che dovrebbe possedere un buon livello di cultura e capacità relazionali, tenuto anche conto del lavoro, con numerose esperienze all’Estero, quando era un funzionario di banca. Il tecnico si esprime infatti in un italiano corretto (Alleluia!), che rappresenta un’autentica chimera in un mondo dove imperversa l’uso spregiudicato dei congiuntivi e la massima espressione verbale è molte volte rappresentata esclusivamente da soggetto, verbo e complemento oggetto (come non ricordare in tale contesto il mitico Angelo Massimino, Presidente del Catania Calcio e, tra le altre, le sue indimenticabili citazioni: “A questo mondo c’è chi può e chi non può. Io può”;I nostri tifosi ci seguono ovunque, in treno, in macchina, in nave, perfino con dei voli charleston”).

Peraltro, l’educazione di chiaro stampo anglosassone del tecnico di origini napoletane non si manifesta esclusivamente nel corso delle conferenze stampa ma tracima inesorabile anche in altri contesti.

In panchina, Sarri ci ha ormai abituato alla masticazione di una cicca, con un continuo alternarsi del “moncherino” di tabacco tra mani e bocca. Sembra realmente di assistere alle manifestazioni più abiette del tabagista dipendente. Francamente, le immagini televisive sono impietose e non possono non generare nei telespettatori (fumatori inclusi) una sensazione decisamente sgradevole.

Anche a livello di gestualità, il funambolico condottiero della Juventus si è prodotto in esemplari manifestazioni educative. Su tutte, il famoso gesto del dito medio rivolto proprio ai tifosi bianconeri in occasione di una trasferta del Napoli a Torino. Interrogato in proposito, Sarri ha sempre sostenuto di aver rivolto il “saluto” solo ad alcuni tifosi bianconeri, colpevoli di gravissime frasi ingiuriose nei confronti suoi e della città di Napoli e tutto ciò solo all’ingresso del mezzo dei partenopei ai cancelli dell’Allianz Stadium.

In realtà, il tecnico mentiva sapendo di mentire e, in proposito, reco una testimonianza personale. Ad assistere a quella partita (che, per inciso, terminò con il gran goal di Koulibaly), era presente anche lo scrivente.

Ad un certo punto, nei pressi dello stadio, giunse il pullman del Napoli, scortato, come usualmente avviene dalla polizia a sirene spiegate. Ovviamente, una buona parte dei tifosi juventini, al sopraggiungere del mezzo, non lanciò fiori di pesco o petali di rose ma si produsse – né più né meno come avviene nei confronti delle squadre che giocano in trasferta – nelle solite urla belluine di “benevenuto”. Ebbene, il buon Sarri, seduto sul sedile basso accanto alla portiera anteriore, rispose a tali urla mostrando il dito medio, contribuendo ad esacerbare gli animi dei tifosi più esagitati.
Peccato che, in quel frangente, la “corriera” partenopea non stava facendo l’ingresso allo Stadio, in quanto l’impianto era distante almeno 500 metri. In sostanza, Sarri esibì ai tifosi juventini il gesto di affetto di cui sopra senza soluzione di continuità per almeno 5 minuti.


In conclusione, non può reggere la giustificazione che Sarri è “un uomo di campo”, per cui non gli si può chiedere un comportamento che non gli appartiene, in quanto abituato (ed ingaggiato dalla Juventus proprio per questo) a dare il meglio di sé sul terreno di gioco, impartendo schemi avveniristici e tattiche vincenti.

Allo stato, alla Juventus, la parte migliore dell’uomo di campo però non si è mai vista, se non a sprazzi (e per volontà ed estro dei calciatori, non certo dell’allenatore). In compenso, è rimasta la parte peggiore del cosiddetto uomo di campo, intendendosi però per “campo” non il terreno di gioco, ma quello “agreste”, con tutto il rispetto, però, per coloro che effettivamente svolgono i duri lavori dei braccianti agricoli.