In una recente intervista rilasciata al quotidiano “Repubblica“, Giorgio Chiellini, nell’ambito della promozione del suo libro “Io, Giorgio”, ha rilasciato – tra le altre – alcune dichiarazioni particolarmente critiche nei confronti di ex compagni di squadra, di club e in nazionale, nonché rispetto all’Inter. In merito a Mario Balotelli, il virgolettato è stato il seguente “Balotelli è una persona negativa, senza rispetto per il gruppo. In Confederations Cup contro il Brasile, nel 2013, non ci diede una mano in niente, roba da prenderlo a schiaffi“.
Particolarmente duro il calciatore toscano anche nei confronti di Felipe Melo, definito irrispettoso, una mela marcia: “Non volevo parlar male di nessuno, ma se non l’avessi fatto avrei nascosto una parte di me. Loro due sono quelli che mi hanno deluso veramente. Non sono il miglior amico di tutti, però loro sono gli unici due ad essere andati oltre un limite accettabile“.
Le dichiarazioni di Chiellini hanno poi riguardato l’Inter e un gesto dell’ex capitano nerazzurro Javier Zanetti: “Penso che la gente capirà cosa intendo dire, che non verrò interpretato male. Io odio sportivamente l’Inter come Michael Jordan odia i Pistons, non posso non odiarla, ma il 99,9 per cento delle volte che ho incontrato fuori dal campo persone con cui mi sono scannato in partita, ci siamo fatti due risate. Difatti il messaggio che mi ha fatto più piacere, quando mi sono rotto il ginocchio, è stato quello di Javier Zanetti. L’odio sportivo è quello che ci spinge a superare l’avversario: se gli si dà il giusto significato, è una componente essenziale dello sport.

Apriti cielo! Sono piovute una marea di critiche da parte di diversi addetti ai lavori. Ovviamente, nulla quaestio in merito alle repliche di Balotelli e Felipe Melo che, giustamente, hanno ritenuto opportuno esprimere il loro giudizio, essendo stati personalmente coinvolti. Per contro, sono invece intrisi di ipocrisia e partigianeria i commenti proferiti da ex calciatori (tra i quali anche icone del nostro calcio, come Marco Tardelli) e giornalisti o pseudo tali, in quanto apertamente schierati, a prescindere, contro la squadra bianconera ed i suoi simboli, (attuali o del passato, poco importa).
Cerchiamo di ripristinare un minimo di equilibrio critico
In primo luogo, vanno tenute distinte le dichiarazioni rivolte ai colleghi rispetto a quelle riguardanti l’Inter. Nel primo caso, si tratta di espressioni che, per quanto dure, sono finalmente indenni dalla solita ipocrisia, che permea il mondo del calcio e, in particolare, degli atleti, che usualmente rilasciano interviste insulse in fotocopia
In particolare, in merito a Balotelli, Chiellini ha espresso un giudizio, che è condiviso da tutto il mondo del calcio. L’unica differenza è che Chiellini ha esternato pubblicamente tali critiche, da capitano della Nazionale e quindi da personaggio in grado di comprendere quanto sia importante in una squadra lo spirito di gruppo per raggiungere i successi (ricordate le polemiche che hanno preceduto i Mondiali 1982 e 2006 e quanto sia stato determinante la coesione tra i calciatori per raggiungere il traguardo più prestigioso nelle due competizioni?). Chissà per quale motivo, Balotelli – pur essendo un calciatore dotato di mezzi fisici e tecnici straordinari – non è stato, salvo sporadiche occasioni, più convocato in Nazionale e ha sempre incontrato difficoltà di ambientamento in ogni club in cui ha militato? In Italia come all’Estero. 

Per quanto riguarda Felipe Melo, le dichiarazioni di Chiellini sono state ancora più dure, avendo addirittura definito il brasiliano una “mela marcia”. Evidentemente, essendo stato suo compagno di club per due stagioni (2009/2010 e 2010/2011), Chiellini avrà avuto modo di “apprezzare” il comportamento del sudamericano, per arrivare ad etichettarlo in modo così drastico. In ogni caso, la replica di Felipe Melo non si è fatta attendere e quindi il “dialogo” tra i due è avvenuto in modo diretto, senza “peli sulla lingua”. Spetterà poi a ciascuno schierarsi per l’uno o per l’altro o rimanere equidistante rispetto ad entrambi.

Ciò posto, riguardo alle critiche rivolte ai colleghi, passiamo ad esaminare le dichiarazioni riguardanti l’Inter, dove Chiellini si è “permesso” di affermare che, nei confronti della squadra nerazzurra, prova un “odio sportivo”.
Incredibile! Inaudito! Nessuno avrebbe mai pensato che l’attuale capitano bianconero – tesserato nel 2005/2006, all’età di 21 anni, dalla Juventus e vincitore nella stessa stagione di esordio dello scudetto (poi revocato ed assegnato all’Inter) – potesse nutrire odio sportivo nei confronti della squadra nerazzurra. 

Con la sua dichiarazione, Chiellini ha semplicemente espresso il pensiero di altri calciatori bianconeri e di milioni di tifosi bianconeri, tenuto conto di ciò che ha rappresentato Calciopoli nell’immaginario collettivo juventino, in primis a partire dai Vertici della Società bianconera. A nulla rileva la precisazione di Chiellini in merito al fatto di aver apprezzato, più di tutti, il pensiero che gli è stato rivolto da Zanetti (Vice Presidente dell’Inter), in occasione dell’ultimo infortunio al ginocchio del difensore bianconero.

Per rimanere all’odio sportivo nei confronti dell’Inter (che, a parere mio, all’interno della Società bianconera, è comune a tutti i calciatori reduci della stagione 2005/2006, i quali evidentemente "indottrinano" i nuovi arrivati alla causa comune: basta constatare che le uniche due partite di questa stagione in cui la Juve ha letteralmente annichilito l’avversario, sono state quelle disputate contro l’Inter), mi sembra addirittura superfluo ricordare che un analogo sentimento di avversione sportiva è riscontrabile tra i calciatori del Barcellona rispetto al Real Madrid (e viceversa) o tra quelli dell’Arsenal rispetto al Manchester United o al Liverpool (senza dimenticare quella storica tra West Ham e Millwall) e potrei andare avanti.
L’unica differenza è che in Italia, l’odio sportivo del mondo juventino nei confronti di quello interista, dopo i fatti di Calciopoli, ha assunto una connotazione diversa, molto più accentuata, come se fossero stati scalati dei gradini. Si è passati dalla “rivalità-odio sportivo” all’“odio sportivo-avversione” e ciò è un dato ineluttabile, peraltro assolutamente ricambiato dall’emisfero interista.
Fare finta che non esista è solo un esercizio sterile ed ipocrita.
Sotto questo aspetto, sono molto più apprezzabili le dichiarazioni rilasciate da ex interisti come Materazzi e Toldo, che nel ricordare sempre la loro anima nerazzurra, rilasciano periodicamente commenti al vetriolo (soprattutto il primo) nei confronti dell’odiata rivale bianconera.
Inoltre, provate a chiedere ad un qualsiasi calciatore od allenatore, che ha fatto la storia del calcio granata (da Ferrini a Pulici; da Cereser a Pecci; da Castellini a Ferrante), quale sentimento prova nei confronti della Juventus e scoprirete in quanti modi si declini l’“odio sportivo” nei confronti della Juventus (per referenze si può anche contattare qualche ex giocatore viola: ad esempio Antognoni o Batistuta).
Solo coloro intellettualmente liberi sono in grado di comprendere che cosa realmente significhi l’espressione “odio sportivo”. E’ una sensazione, che ci accompagna sin da ragazzi, ovvero da quando abbiamo cominciato a misurarci con un certo senso agonistico nella competizione sportiva e calcistica, in particolare. Come non ricordare ad esempio, in tale contesto, i tornei di calcio scolastici. C’era sempre e solo una squadra da battere (o l’altra squadra formata da componenti della stessa classe o quelli di una sezione diversa, con la quale ci si azzuffava regolarmente nell’intervallo). Contro queste squadre, si scendeva in campo con uno spirito diverso. Avevi bisogno di caricarti con l’”odio sportivo”, per cercare di migliorare la prestazione.
Terminati gli incontri, si ridiventava però tutti amici e/o compagni di scuola, divertendoci insieme nelle gite scolastiche e/o passandoci i compiti in classe ma, nel momento in cui c’era la partita, si riaccendeva inesorabilmente la voglia di superare quell’avversario in particolare, sportivamente reietto.
Giorgio Chiellini si inserisce nel solco di coloro che sono stati i grandi capitani bianconeri del passato, remoto e recente, a partire dagli inarrivabili Zoff e Scirea per finire a Del Piero. A differenza dei primi due, ha però vissuto un’epoca in cui si è visto sfilare a tavolino uno scudetto, che è stato assegnato all’Inter (rivale storica sino al 2006) e ha assistito, all’interno della Società bianconera, a tutto quello che ne è seguito (serie B; emersione di Calciopoli bis con il coinvolgimento dell’Inter e conseguenti ricorsi della Juventus F.C. per chiedere la revoca dell’assegnazione all’Inter dello scudetto 2005/2006).
E’ del tutto naturale quindi – e guai se così non fosse – che incarni, da capitano, lo spirito della squadra bianconera e che lo sappia trasmettere ai suoi compagni sul campo.
In tale ambito, a me piace ricordare la “grandezza” di Chiellini, quando il 31 agosto 2019 - appena reduce dal gravissimo infortunio al ginocchio rispetto al quale lo attendevano sei mesi di rieducazione e l’incognita se fosse riuscito o meno a tornare all’attività agonistica – al termine della partita, scese in campo con le stampelle a rincuorare e a confortare un annichilito Koulibaly, sfortunatissimo interprete di un autogol surreale in una altrettanto surreale partita, che diede all’ultimo minuto la vittoria alla Juventus contro il Napoli in un rocambolesco 4 a 3.
Un esempio di classe, lealtà sportiva e partecipazione, senza alcuna ipocrisia, al “suicidio” sportivo dell’avversario.