Archiviata la partita di Supercoppa contro l’Inter, la leggera delusione per la sconfitta subita all’ultimo minuto dei tempi supplementari e qualche piccola polemica che da sempre fa da contorno alle sfide tra queste due società, ritorna il campionato. Per la Juventus riparte la rincorsa alla quarta posizione. Allo Stadium arriva l’Udinese, per una partita che vede ovviamente i padroni di casa partire con il favore del pronostico ma che rischia di diventare complicata se affrontata senza la necessaria intensità e concentrazione. Con il consueto anticipo di circa mezz’ora sul fischio di inizio, i canali di comunicazione bianconeri annunciano le scelte di Allegri. Presentato come un 442, lo schieramento juventino vede il ritorno di Szczesny tra i pali. Davanti al portiere polacco, Cuadrado, De Ligt, Rugani e Pellegrini compongono il reparto arretrato. In mezzo al campo spazio a Kulusevski, Arthur, Bentancur e McKennie. In attacco, l’allenatore concede una nuova opportunità a Kean, preferito ad un Morata uscito esausto dalla partita di Supercoppa. L’attaccante cresciuto nel vivaio farà coppia con Dybala. Sulla sponda opposta, il tecnico dei friulani Gabriele Cioffi schiera la sua squadra con il consueto 352. Padelli; Perez, Nuytinck, Udogie; Soppy, Arslan, Walace, Makengo, Zeegelaar; Deulofeu, Beto; sono gli uomini scelti per scendere in campo allo Stadium.

Guidate dall’arbitro Giua, le due squadre fanno il loro ingresso sul terreno di gioco accolte da soli cinquemila spettatori. Per le prossime due settimane, il calcio italiano ha deciso di ridurre l’afflusso di pubblico negli impianti per contrastare la nuova ondata di contagi da covid che, nella sua variante omicron, pare colpire un numero sempre maggiore di persone. Il fatto che il numero dei contagi sia esploso durante il periodo di Natale, quindi con il campionato in pausa e gli stadi chiusi, lascia la sensazione di una decisione presa sulla scorta di quel “sentimento popolare” assai diffuso nel nostro Paese, che continua a cercare attraverso provvedimenti riguardanti il calcio, un illusorio tentativo di risolvere le situazioni di difficoltà. Cosa potrà mai cambiare disputando le partite nelle prossime due settimane con una capienza ridotta, quando fuori dagli stadi, nel mondo reale, nella vita di tutti i giorni, una buona quantità di popolazione non sembra quasi percepire il pericolo e prosegue con comportamenti decisamente disinvolti? Comunque la decisione è presa, che almeno possa offrire un qualche spunto di riflessione a chi, nonostante tutto, continua a muoversi in maniera imprudente.

Per la seconda volta in questo campionato, la partita della Juventus viene trasmessa anche da Sky. Addirittura in 4k, un privilegio che ormai avevamo quasi dimenticato. Il tifoso, per una sera, può quindi accomodarsi davanti alla tv senza minimamente preoccuparsi dei problemi di Dazn. Va in scena il solito protocollo che precede l’inizio della gara. L’inno della Lega lascia, ancora dopo alcuni anni, la sensazione di un qualcosa di cui si potrebbe fare a meno. L’incontro inizia con il calcio d’avvio battuto dai padroni di casa. Fin dai primi minuti, il copione della partita si definisce secondo lo scenario più atteso. La Juventus gestisce il pallone, l’Udinese attende compatta negli ultimi trenta metri, attenta a non concedere varchi e facili linee di passaggio in avanti alla squadra di Allegri. La manovra bianconera, come al solito in queste situazioni, risente della mancanza di velocità nella trasmissione del pallone causata dall’assenza di movimenti di smarcamento da parte dei giocatori non in possesso della palla. Viene a crearsi per l’ennesima volta un ingolfamento nella zona di destra, dove dalla difesa avanza Cuadrado e Dybala si allarga per naturale predisposizione. Kulusevski, in una posizione nella quale fatica ad incidere per caratteristiche fisiche e tecniche, finisce per risultare un elemento di troppo in quella parte di campo. Lo svedese allora prova a stringere verso il centro oppure a rimanere più largo, ma sul sentiero scelto di volta in volta trova già Dybala o Cuadrado. Kulusevski si ritrova ben presto ai margini di una partita che lo vede via via scomparire fino a diventare una presenza impalpabile. Il baricentro della Juventus pende nettamente in quella zona di campo. Quasi tutti i palloni transitano da lì, catalizzati dalla qualità di Dybala e dagli spunti di Cuadrado. La fascia sinistra invece non esiste. McKennie da esterno continua a convincere poco. L’americano galleggia per buona parte del primo tempo ai margini della partita.  Pellegrini rimane da solo. Privo di un punto di appoggio in avanti, il giovane terzino, che fin dalle prime battute non è apparso nella sua serata migliore, non trova mai la strada per raggiungere il fondo del campo. Come spesso accade nelle partite della Juventus, la fascia sinistra somiglia sempre di più a una striscia di terra strappata all’agricoltura. 

La squadra di Allegri si esibisce in un quarto d’ora di controllo della partita fatto però di passaggi corti, lenti, spesso all’indietro messi in atto dai giocatori bianconeri nell’attesa che si apra un varco tra le maglie verdi indossate per l’occasione dall’Udinese (meglio di così un occhio maschile non è in grado di definire quel colore). Mancano del tutto i movimenti senza palla. Allegri, in alcuni momenti del primo tempo, ad inizio azione, prova ad arretrate Bentancur, quasi a formare una linea a tre in difesa, per lasciare libero Cuadrado di attaccare partendo da posizione più avanzata. Non si registrano però risultati particolarmente apprezzabili. La Juventus controlla il pallone, non rischia niente, ma nemmeno riesce a presentarsi in maniera pericolosa dalle parti di Padelli. Un tiro altissimo da buona posizione da parte di McKennie, un cross tagliato di Cuadrado sul quale né lo stesso giocatore texano, né Kean riescono ad intervenire e nient’altro. La breccia nel muro friulano si apre intorno al ventesimo minuto grazie ad un'intuizione di Arthur. Il brasiliano, ricevuta palla all’altezza della trequarti avversaria, accelera e verticalizza per Kean. Il tocco di prima intenzione dell’attaccante taglia fuori Nuytinck e smarca Dybala all’interno dell’area di rigore. L’argentino controlla e di sinistro batte Padelli portando in vantaggio la Juventus. Non esulta Dybala dopo il gol. Si limita alla dedica per il padre scomparso, che accompagna tutte le sue celebrazioni, e a rivolgere uno sguardo cupo verso la tribuna. Uno sguardo che somiglia ad una sfida ed è facile capire a chi è lanciata. Un gesto che, in un clima come quello che si respira dalle parti della Continassa, il giocatore avrebbe forse fatto meglio ad evitare e che, dopo le recenti dichiarazioni di Arrivabene in merito ai rinnovi ancora da concludere, non lascia tranquilli i tifosi (almeno quella parte che crede nel giocatore argentino) circa un buon esito della sua vicenda contrattuale.
Il gol subìto non spinge immediatamente l’Udinese ad un cambio di atteggiamento. E’ sempre la Juventus a tenere in mano la partita, pur senza riuscire a produrre azioni pericolose. Soltanto una mischia, creata da una situazione di calcio d’angolo, sulla quale nessun giocatore bianconero riesce a trovare la deviazione decisiva e un tiro di Kulusevski ribattuto dalla difesa avversaria. Niente più. Manca continuità nella manovra juventina, perennemente frastagliata, lenta e inquinata da scelte non sempre corrette in fase di rifinitura. McKennie, che un esterno non lo sarà mai e non esiste nessuna ragione per confinare la sua energia in quella zona, con il passare dei minuti accentua la naturale predisposizione ad entrare dentro al campo. Pellegrini, rimasto completamente isolato, vive una serata poco brillante. Sbaglia, si innervosisce, sbaglia ancora. Sulla sinistra la Juventus continua a non esistere. Dall’altra parte, Kulusevski, soffocato dall’azione di Cuadrado e Dybala ed in evidente disagio, sparisce dalla partita. Allegri però non cambia nulla nel suo piano tattico.
L’Udinese, intorno alla mezz’ora, comincia a farsi vedere con maggiore decisione anche nella metà campo avversaria. La squadra di Cioffi alza il baricentro e cambia l’atteggiamento tenuto fino a quel momento. Non attende più ai limiti della propria area ma prova a proporre una pressione sui portatori di palla avversari fin quasi dall’inizio dell’azione. Udogie sfrutta un errore di Arthur in impostazione e avvia un contropiede concluso da Beto con un destro dal limite dell’area ben contenuto da Szczesny. Allegri in panchina mostra segni di evidente tensione. E’ consapevole che la sua squadra non possa permettersi di non vincere questa partita. Il tecnico manda a scaldare un paio di giocatori. L’espressione del suo volto tradisce una evidente insoddisfazione verso qualcuno dei suoi. Dopo il tentativo in ripartenza dell’Udinese, la Juventus riprende il controllo del gioco attraverso una fitta trama di passaggi volti a conservare il possesso del pallone e a condurre la gara fino all’intervallo mantenendo il vantaggio acquisito grazie alla rete di Dybala. La partita, già non particolarmente entusiasmante, vive così il suo momento meno brillante, con le due squadre che danno l’impressione di non aver interesse a forzare la situazione. Si arriva così alla conclusione del primo tempo. La Juventus va dunque al riposo in vantaggio di una rete al termine di quarantacinque minuti caratterizzati da alcuni lampi, l’azione del gol principalmente, qualche errore e un po’ di noia. 
La squadra di Allegri fatica a dare continuità alla sua azione offensiva. Continua a vivere dentro le partite cercando la giocata o l’episodio che possa portarla alla rete, ma un piano, un disegno attraverso il quale la squadra dovrebbe arrivare a concludere sembra non esserci. Con gente fuori posizione, mediani schierati sulle ali, terzini abbandonati al proprio destino, un evidente squilibrio nelle dinamiche di gioco e nella presenza nelle varie zone di campo, la Juventus continua a vivere sulle intuizioni dei suoi giocatori migliori.

Al rientro dagli spogliatoi, Allegri propone subito due novità. Bernardeschi prende il posto di un impalpabile Kulusevski, Locatelli rileva Arthur che, anche ammonito nel primo tempo, paga forse quel passaggio sbagliato da cui è nato l’unico tiro in porta dei friulani nel primo tempo. Nonostante le sostituzioni, l’approccio alla ripresa da parte della squadra non pare dei migliori. I subentrati non sembrano offrire quanto immaginato dall’allenatore. L’Udinese riparte con una determinazione maggiore, alzando il baricentro e l’intensità del suo gioco. Per alcuni momenti, in avvio di ripresa, trasmette la sensazione di poter arrivare a creare problemi alla porta difesa da Szczesny sfruttando la maggiore fisicità dei suoi elementi. Si rivedono, in fase di contrasto, le stesse difficoltà già evidenziate dai bianconeri mercoledì a Milano. I duelli si risolvono per la maggior parte in favore dei giocatori di Cioffi. La Juventus fatica a riassestarsi anche se non corre mai veri pericoli. La difesa, guidata da De Ligt, si mostra sufficientemente solida e la poca qualità tecnica degli avversari impedisce conseguenze severe. Il buon momento friulano si risolve quindi con un paio di calci d’angolo e un altro tiro dalla distanza tentato da Beto e terminato senza affanno tra le braccia di Szczesny. Pellegrini prosegue nella sua serata negativa. Colleziona una serie di errori capaci di far rimpiangere anche l’Alex Sandro di questo ultimo periodo. Ritardi nelle chiusure, superficialità negli appoggi. Un lancio facile, completamente sballato, costa al terzino la sostituzione. La sua brutta prestazione finisce al decimo minuto della ripresa, quando un Allegri visibilmente spazientito lo toglie dal campo, sostituendolo con De Sciglio. La Juventus supera il momento più critico della serata e riprende il controllo della partita attraverso una lunga fase di gestione del pallone. Pochi minuti dopo l’ingresso di De Sciglio, finisce anche la partita di Moise Kean. Entra Morata. Questa squadra non può fare a meno di lui. Unico elemento del reparto avanzato capace di offrire un punto di riferimento verticale in grado di favorire un’accelerazione alla manovra che altrimenti non arriva mai. L’ingresso del centravanti spagnolo è accolto con un grande applauso da parte del poco pubblico presente sugli spalti. Allegri modifica anche la posizione di McKennie. Spostato adesso al centro del campo, l’americano alza il livello della sua prestazione. Sul centrodestra, nella zona più consona alle sue caratteristiche, il centrocampista offre alla squadra un importante contributo in termini di dinamismo, energia ed inserimenti. E’ proprio il texano a dar vita, assieme a Dybala, ad una combinazione veloce, fatta di scambi stretti tra i due, che porta l'argentino alla conclusione dal limite dell’area. Il pallone passa a lato del palo difeso da Padelli.

Dybala parla un linguaggio calcistico differente rispetto a tutti gli altri. E’ il solo in grado di regalare alcune giocate di alta qualità tecnica in una partita tutto sommato povera e, come abbiamo visto nel primo tempo, se la squadra riesce ad offrirgli l’opportunità di concludere verso la porta, difficilmente sbaglia. Il tifoso davanti alla tv, dopo un colpo di tacco di prima intenzione, si ritrova a pensare che quella con il numero 10 sia una delle poche maglie finite sulle spalle giuste in questa squadra. Dybala conferma di suonare una musica differente pochi minuti più tardi, in occasione del gol del raddoppio, nato da una sua iniziativa. L’argentino apre il campo con un lancio di sinistro che libera De Sciglio. Il terzino controlla e calibra un cross perfetto che scavalca Zeegelaar e trova pronto McKennie alla deviazione in rete. L’americano esulta e con lui tutto l’ambiente bianconero che vede il risultato assumere una dimensione più rassicurante. Il doppio vantaggio indirizza in maniera definitiva la partita e i tre punti verso Torino. Gli ultimi minuti sono una semplice gestione del tempo e delle energie rimaste. Allegri nel finale inserisce Rabiot al posto di Bentancur, protagonista di una buona prima parte di gara, nella quale ha offerto alla squadra un buon contributo in termini di intensità e palloni recuperati. Il rendimento dell’uruguaiano è calato dopo essere stato spostato a sinistra, nel posto occupato fino a quel momento da McKennie. In quella posizione ibrida, a metà strada tra l’esterno e la mezz’ala, è parso comprensibilmente meno a suo agio. Al momento di lasciare il campo, riceve comunque un applauso da parte del pubblico. I dieci minuti finali trascorrono con la Juventus che cerca di condurre in porto il risultato attraverso un palleggio semplice, senza mai forzare le giocate per provare a segnare ancora. Nonostante ciò, i bianconeri riescono a complicarsi la vita con alcuni svarioni tecnici e di concentrazione che scatenano la rabbia di Allegri ma fortunatamente non provocano danni. 

Si arriva dunque alla conclusione, dopo tre minuti di recupero, di una gara sicuramente non bella, sulla quale potrebbero aver influito in maniera importante i 120 minuti disputati contro l’Inter appena tre giorni prima. Non è stata una partita che ricorderemo anche tra qualche anno e probabilmente ce ne saremo dimenticati già nelle prossime settimane. E’ stato un incontro però che ha portato una vittoria, sicuramente prevedibile alla vigilia ma comunque indispensabile.
In questo momento e in questa condizione si tratta davvero della sola cosa che conta.