L’ultima settimana di gennaio nella quale, a causa della sosta per le nazionali, l’attenzione è stata interamente dedicata alla conclusione del calciomercato, si è chiusa con un profondo rinnovamento in casa bianconera. E’ arrivato il botto fragoroso. Quello che accende l’entusiasmo dei tifosi e stordisce chi, da almeno un anno, ha la pretesa di raccontare la Juventus come una società in enorme difficoltà economica, quasi costretta a raccattare gli ultimi spiccioli tra le pieghe dei divani nell'elegante sede alla Continassa per continuare a sopravvivere. La società bianconera ha invece risposto ad una prima parte di stagione decisamente deludente con un atto di forza, andando a prendersi per circa ottanta milioni Dusan Vlahovic dalla Fiorentina. E’ dunque sbarcato a Torino il centravanti a lungo invocato da tifosi e addetti ai lavori. E’ arrivato il migliore possibile. A cominciare dalla conferenza stampa di presentazione, il nuovo attaccante juventino ha subito trasmesso una sensazione di grande consapevolezza e determinazione. Come sempre, toccherà al campo esprimere il suo verdetto definitivo ma è molto concreta la possibilità di avere in casa un giocatore destinato a segnare un’epoca. Pochi giorni dopo il serbo, ad un passo dalla conclusione del mercato, è arrivato dal Borussia Moenchengladbach anche Denis Zakaria. Lo svizzero corrisponde al profilo del mediano da piazzare davanti alla difesa che mancava ad Allegri. Giocatore di grande impatto fisico, può rappresentare quel perno centrale con il quale dare equilibrio all’intera squadra. Nell’ultima settimana di mercato dunque la Juventus, con gli innesti di Vlahovic e Zakaria, sembra aver posto le fondamenta sulle quali edificare un nuovo ciclo. 

In attesa di scoprire, già dalla partita contro il Verona, le intenzioni di Allegri per quanto riguarda le scelte di formazione, è doveroso rivolgere un saluto a due ragazzi che, in questa finestra di gennaio, hanno lasciato la Juventus. Se ne sono andati Kulusevski e Bentancur. Entrambi proseguiranno il loro percorso di calcio e di vita a Londra, nel Tottenham di Conte e Paratici. Salutati con qualche battuta di scherno di troppo da parte del solito popolo social che da sempre rappresenta motivo di imbarazzo e vergogna per l’anima della tifoseria bianconera, meritano invece, a parere di chi scrive, un ideale abbraccio e un sincero augurio per il prosieguo della loro carriera. Mai in discussione l’impegno, la serietà e il rispetto con i quali hanno sempre onorato la nostra maglia. Mai una parola fuori posto, mai una lamentela sulle scelte del tecnico, mai una polemica verso i fischi e le critiche, a volte ingenerose, sempre più spesso ricevute. Forse erano altri i giocatori di cui era più urgente liberarsi ma queste, in relazione alle opportunità offerte dal mercato, sono state le scelte della società. Insieme ai due centrocampisti, è partito, destinazione Rangers Glasgow, anche Ramsey. Lui purtroppo, a causa dei continui infortuni patiti in questi anni, è come se non lo avessimo mai avuto. Difficilmente ne sentiremo la mancanza.

Dopo la lunga settimana di attesa, la voglia di vedere in campo la nuova Juventus è tanta. Il tifoso attende con più impazienza del solito l’annuncio delle formazioni che si sfideranno sul prato dello Stadium. Due amici che non hanno resistito al desiderio di assistere dal vivo alla prima di Vlahovic in bianconero, accompagnano l’attesa inviando qualche foto scattata durante il riscaldamento. Sugli spalti insieme con loro c’è un bambino di undici anni. Anche per lui, in qualche modo, è arrivato il giorno del debutto. Il pensiero vola lontanissimo nel tempo, quando ormai trentuno anni fa, all’Olimpico di Roma, toccò a chi scrive questo pezzo provare l’emozione di vedere per la prima volta le maglie bianconere uscire dal tunnel degli spogliatoi. I canali di comunicazione della società riportano i pensieri al presente. Con il solito anticipo di circa mezz’ora sul fischio d’inizio arrivano le formazioni. Entrambi i nuovi acquisti partiranno dal primo minuto in uno schieramento che, almeno sulla carta, si presenta decisamente offensivo, con le tre punte in campo fin dal primo minuto. I bianconeri si presentano quindi con Szczesny tra i pali; Danilo, De Ligt, Chiellini e De Sciglio a  comporre la linea di difesa; Zakaria,  Arthur e Rabiot a centrocampo, mentre, in avanti, Dybala si muoverà alle spalle di Morata e Vlahovic. Sulla sponda gialloblù, il Verona del nostro amico Tudor si schiera in campo con il consueto 3421. Montipò; Ceccherini, Gunter, Casale; De Paoli, Ilic, Veloso, Lazovic; Tameze, Barak; Lasagna; sono gli undici uomini scelti dal tecnico croato per iniziare l’incontro.
Con un buon margine sull’orario di inizio della partita, il tifoso si piazza davanti alla tv per le necessarie verifiche alla linea e alla pessima app di Dazn che, tra rotelle di caricamento e frequenti cali di risoluzione, minaccia di disturbare la visione della partita almeno quanto la nebbia, per fortuna non particolarmente invadente, che incombe sopra uno stadio tornato ad ospitare pubblico per il cinquanta per cento della capienza. Alla fine non si è mai del tutto capito quale beneficio pratico abbia portato il provvedimento che per due settimane ha imposto un massimo di 5000 presenti negli impianti. Dalle tribune, fin dall’apertura del collegamento, si percepisce un entusiasmo maggiore rispetto agli ultimi tempi. Gli sguardi dei tifosi, sugli spalti e davanti alla tv, inutile negarlo, sono tutti per il nuovo centravanti bianconero. Le telecamere lo cercano già a partire dal momento dell’ingresso in campo. 

Sbrigate le solite formalità iniziali, l’arbitro Massimi può autorizzare l’inizio della partita. Dopo una breve fase di studio, la Juventus accelera. Prende possesso del pallone e della metà campo avversaria. Si muove fin da subito su linee verticali la squadra di Allegri, arrivando presto al tiro con Vlahovic, servito da Rabiot. Montipò è bravo nel respingere la prima conclusione in maglia bianconera da parte del serbo. Il trio offensivo sembra funzionare bene. I tre giocatori davanti si cercano e si trovano, mostrando un livello d’intesa già decisamente avanzato. Danno vita ad alcune interessanti combinazioni, non arrivando a concludere in porta per questione di pochi centimetri oppure per interventi al limite del regolamento da parte dei difensori  su cui l’arbitro Massimi decide di sorvolare. Ispirata dalla qualità del tocco di palla di Dybala, la Juventus manovra in velocità, spesso in verticale. Il numero dieci, come suo solito, arretra spesso per offrire un tocco di classe all’avvio dell’azione. A differenza di quanto visto nel corso della stagione, questa volta ad attaccare la porta avversaria ci sono altri due giocatori. Mentre l’argentino regala una regia pulita, illuminata, fatta di giocate rapide, eleganti ed efficaci, il fronte offensivo non rimane mai sguarnito. Dal piede di Dybala nascono quasi tutte le azioni più pericolose dei padroni di casa, come il lancio in profondità, nato da un disimpegno errato di Casale, con cui il numero dieci offre a Vlahovic la possibilità di realizzare il primo gol con la nuova maglia.
Il serbo non sbaglia. Lanciato in campo aperto, con un tocco di esterno sinistro scavalca il portiere veronese in uscita e porta la Juventus in vantaggio. Sotto la curva sud si celebra la prima esultanza del nostro nuovo centravanti. Lo Stadium festeggia la rete con un entusiasmo che da qualche tempo sembrava affievolito. In panchina, Perin sorride, Pinsoglio applaude con grande convinzione. Difficile immaginare un inizio migliore per questa nuova avventura. 

Risalta nella manovra bianconera la ricerca della verticalità anche nell’uscita dalla difesa. La Juventus pare consapevole di avere nei tre uomini dell’attacco il suo punto di forza e quasi mai indugia in quel giro palla lento, improduttivo, a tratti ristagnante ed esasperante che, nostro malgrado, abbiamo dovuto sopportare nelle ultime stagioni. La squadra di Allegri muove il pallone, quindi si appoggia sui suoi attaccanti. Vlahovic controlla una verticalizzazione di Chiellini e scarica su Morata. Lo spagnolo accelera e restituisce un’ottima palla per il serbo, lanciato nello spazio che si è aperto tra Gunter e Ceccherini. Nel contrasto con i due difensori veronesi, Vlahovic finisce a terra. Lo Stadium chiede il rigore, Vlahovic chiede il rigore. L’arbitro Massimi lascia proseguire. Il replay proposto dalla regia di Dazn, non evidenzia un tipo di contrasto su cui il Var possa intervenire per cambiare la decisione presa sul campo dal direttore di gara. Il consulto con l’arbitro Massimi dura pochi istanti.
Il gioco riparte. Vlahovic non sembra convinto della decisione. Rimane comunque l’ottima combinazione tra i due attaccanti juventini. 

Dopo un inizio quasi timido, in cui ha cercato di prendere confidenza con il nuovo stadio e i nuovi compagni, sale di livello anche Zakaria. Lo svizzero, pur in una posizione nella quale non è mai stato schierato in passato con particolare continuità e nella quale le sue caratteristiche non sembrano valorizzate al meglio, mette comunque in campo uno strapotere fisico e un passo che lo pongono in posizione di vantaggio in ogni duello, sia di contrasto che in allungo, con il diretto avversario. Già nel primo tempo si conta un buon numero di palloni recuperati dal nuovo centrocampista di Allegri. Gioca bene anche Rabiot, protagonista di una partita solida, fisicamente e tatticamente di alto livello. Il francese è bravo, con la sua presenza e la sua capacità di schermare le linee di passaggio avversarie, a cancellare dal campo Barak. La squadra di Tudor, vestita con una indecifrabile maglia verde che invita alla riflessione sulla necessità di adottare nel regolamento linee guida in grado di limitare gli scempi che i disegnatori di oggi propongono per le divise da trasferta, nell’intero arco della prima frazione di gioco non riesce mai a presentarsi in maniera concreta nell’area di Szczesny.

Sull’intesa tra Morata, Dybala e Vlahovic si sviluppano tutte le trame offensive bianconere. E’ da poco trascorsa la mezz’ora quando, sull’ennesima verticalizzazione dalla difesa, il nuovo arrivato vince il duello fisico con Ceccherini e offre il pallone a Dybala. L’argentino con un tocco di prima lancia Morata lungo la fascia sinistra che, con la sua presenza, smette di essere territorio desolato e diventa finalmente un fattore nel gioco della Juventus. Lo spagnolo accelera e dall’esterno crea una traccia perfetta nello spazio che si è creato al centro dell’area veronese. Vlahovic si presenta puntuale all’impatto con il pallone. Il tocco con il destro del centravanti serbo non inquadra la porta per una questione di centimetri. Non trova dunque la meritata conclusione un’azione molto bella e che sintetizza al meglio il potenziale tecnico di un trio d’attacco che, almeno sulla carta, non ha eguali nel campionato italiano.
Senza recupero, il primo tempo si chiude. La Juventus va al riposo in vantaggio, al termine di una frazione di gioco in cui la squadra di Allegri ha mostrato finalmente un volto diverso, meno attendista e più portato alla ricerca della rete. Ha tirato molto verso la porta, soprattutto con Vlahovic, e ha costruito azioni con quella continuità che a lungo era mancata in questa prima parte di stagione. Palla a terra oppure con immediate verticalizzazioni, la Juventus ha saputo tenere sotto pressione gli avversari praticamente per l’intero primo tempo, senza dare loro quasi la possibilità di respirare. Il vantaggio di un gol alla fine dei primi quarantacinque minuti, sembra anche un margine ristretto per quello che si è visto in campo.

Al rientro dagli spogliatoi, il Verona presenta una novità. Entra Bessa al posto di Veloso, sommerso dal centrocampo bianconero. La squadra di Tudor prova, in avvio di ripresa, ad alzare il baricentro e la pressione. Cerca di far sentire la sua presenza dentro un incontro nel quale, fino a quel momento, ha quasi solamente subìto l’iniziativa avversaria. Lazovic sulla sinistra è il più intraprendente dei suoi. Offre alcuni spunti e un paio di cross di buon livello sui quali però la linea di difesa della Juventus si mostra attenta, concentrata e solida. Nonostante un avvio di secondo tempo giocato con buona intensità e caratterizzato da una discreta pressione, per la squadra di Tudor non arrivano vere e proprie opportunità per creare pericoli alla porta di Szczesny. E’ invece la Juventus, intorno al quarto d’ora della ripresa, a trovare nuovamente la via della rete. Morata riceve palla largo sulla sinistra, appena dentro la sua metà campo. Con tre uomini addosso, controlla e sterza improvvisamente verso l’interno del campo aprendosi uno spazio nel quale sprigionare la sua progressione. La giocata taglia fuori l’intera fase difensiva veronese. Lo spagnolo rifinisce la sua iniziativa con un passaggio filtrante che libera Zakaria oltre le linee avversarie. Scattato in posizione regolare sul servizio di Morata, lo svizzero si presenta davanti a Montipò e lo batte con un diagonale preciso che si infila nell’angolo più lontano.
Dopo Vlahovic, segna al debutto anche l’altro nuovo acquisto. Difficile per entrambi immaginare un modo migliore di presentarsi davanti al nuovo pubblico.
Lo stadio esulta. Perin e Pinsoglio, aggrappati alla balaustra della panchina, celebrano insieme ai tifosi il gol che indirizza in maniera definitiva i tre punti.

Il Verona accusa il colpo. La Juventus continua a giocare bene. Dybala regala altri colpi di classe con i quali ispira la manovra offensiva dei bianconeri. Liberato da Danilo, al termine di una pregevole combinazione in velocità sulla destra con lo stesso terzino brasiliano, l’argentino calcia con potenza verso la porta, trovando Montipò pronto alla respinta. La Juventus continua a muoversi e a giocare con buona disinvoltura, aprendosi spazi tra le maglie avversarie nei quali affondare. Rabiot impegna Montipò con un sinistro dal limite dell’area, arrivato a conclusione di una percussione centrale. La partita sembra non esistere più. Intorno alla mezz’ora arrivano i primi cambi per Allegri. Lasciano il campo Chiellini, dolorante al collo per un contrasto con Lasagna, e Dybala. Lo Stadium si alza in piedi per omaggiare entrambi. Entrano in campo Rugani e Cuadrado.
La partita scivola verso la conclusione. Il Verona cerca senza particolare convinzione il gol che gli consentirebbe di riaprire la questione, ma la manovra degli uomini di Tudor continua ad infrangersi contro la solidità mostrata dalla difesa bianconera, nella quale risalta l’ottima prestazione offerta da Danilo. Allegri opera altri due cambi nel finale, regalando l’applauso del pubblico anche a Zakaria e Morata, sostituiti da McKennie e Kean. Particolarmente convinta l’ovazione che accompagna l'attaccante spagnolo, migliore in campo, verso la panchina. Trattato come un modesto giocatore da quella parte della critica che non perde occasione per dimostrare la propria incompetenza e dato per sicuro partente quando ancora nessuno nemmeno immaginava che la società potesse arrivare a Vlahovic, Morata, nel nuovo contesto tattico, ha tutte le qualità per rivelarsi un’arma preziosa e decisiva. Naturalmente, visto anche il legame del giocatore con la maglia che indossa, siamo ben contenti di averlo con noi. 
La partita non ha più nulla da dire. Rimane il tempo per un’ultima conclusione di Vlahovic, un tiro centrale contenuto agevolmente da Montipò, e un sinistro di McKennie che chiama il portiere veronese ad un intervento più impegnativo. Proprio in chiusura ha una buona occasione anche Kean che, dal limite dell’area, si libera al tiro mancando di poco la porta. La regia regala una rapida inquadratura del giovane attaccante, rammaricato per l’occasione mancata. Osservando la sua nuova acconciatura, il pensiero non può che volare al Presidente Boniperti che, dalla sua tribuna sospesa nel cielo, sicuramente avrà scosso la testa e rimpianto quegli anni lontani in cui per prima cosa invitava ogni nuovo arrivato a fare un salto dal barbiere.
I quattro minuti di recupero scorrono via senza particolari sussulti. L’arbitro Massimi fischia la fine della partita. La Juventus ottiene i tre punti necessari per superare in classifica l’Atalanta, che comunque ha ancora una gara da recuperare, in attesa dello scontro diretto di domenica prossima a Bergamo.
Per la prima volta in questa stagione, la squadra di Allegri aggancia la quarta posizione. Nonostante l’ottimo esordio dei due nuovi innesti, la bella prestazione complessiva offerta contro il Verona e i margini di crescita che la squadra lascia intravedere, al momento non sembrano però esserci grandi possibilità di colmare un distacco dalle prime posizioni che continua a restare importante. Inutile e controproducente lanciarsi in improbabili tabelle di rimonta. L'obiettivo immediato della Juventus deve rimanere il consolidamento del piazzamento che garantisce l’accesso alla prossima Champions League e l'inizio di un percorso di crescita ed evoluzione che deve riportare la squadra a recitare, nel più breve tempo possibile, il ruolo che le compete.
La rosa ha adesso un potenziale tecnico che non deve essere imbrigliato e represso in un calcio speculativo, mirato alla conservazione e alla gestione. Allegri dispone di giocatori di talento e forza fisica con i quali forgiare una squadra che, nel campionato italiano, potrebbe avere il potenziale per mettere sotto chiunque.

La società ha fatto ampiamente la sua parte, adesso tocca ad Allegri dare seguito alle indicazioni arrivate dall’ultimo mercato. Sotto certi aspetti anche il tecnico è chiamato a compiere un ultimo e definitivo salto di qualità.