Non è mai stata una partita come le altre. Due squadre divise da sempre da una fortissima rivalità, ulteriormente inasprita nel 2006 da quella farsa chiamata calciopoli. Inter - Juventus comincia molto prima del fischio d’inizio. L’attesa accompagna la giornata fino al momento in cui le due squadre scenderanno in campo. Pirlo da una parte, Antonio Conte, ex juventino rinnegato, dall’altra. Ha compiuto una scelta di non ritorno l’allenatore di Lecce sposando la causa nerazzurra. Una scelta che lo ha reso inviso alla quasi totalità del popolo bianconero. Perdere contro l’Inter non è mai stata una possibilità accettabile per un tifoso juventino, perdere contro l’Inter di Conte rappresenta un'eventualità che non può neppure essere presa in considerazione. Servirà la migliore Juventus possibile per superare la prova e per rilanciare la corsa alla vetta della classifica, più vicina dopo i risultati positivi di inizio anno.

Covid e infortuni privano Pirlo della possibilità di impiegare Cuadrado, Alex Sandro, De Ligt e Dybala. L’allenatore bianconero si trova quindi a riscoprire l’antica coppia centrale Bonucci - Chiellini, con Danilo e Frabotta a completare la linea difensiva davanti a Szczesny. A centrocampo Bentancur viene affiancato da Rabiot, che si lascia preferire al rientrante McKennie e all’ancora indecifrabile Arthur. Chiesa sembra finalmente essersi preso quella fascia destra dove riesce ad evidenziare al meglio le sue qualità, mentre a sinistra, nella solita posizione ibrida tra la fascia e la trequarti che tanto piace a Pirlo, il posto è ancora una volta di Ramsey. In attacco giocano gli unici due disponibili, Ronaldo e Morata, con lo spagnolo chiamato ad un’altra prova molto impegnativa dopo i centoventi minuti disputati contro il Genoa mercoledì sera. Conte risponde con il suo immutabile 352 che, dopo l’iniziale panchina di coppa Italia a Firenze, ritrova la consueta verticalità con Lukaku, al centro dell’attacco in coppia con Lautaro Martinez. Il trio difensivo titolare, Skriniar, De Vrij, Bastoni, a proteggere Handanovic, mentre Vidal, Brozovic e Barella agiranno sulla linea mediana, sostenuti sulle due fasce da Hakimi e Young. 
Un San Siro vuoto, silenzioso e spettrale, alleggerisce un minimo la tensione provocata dall’imminente fischio d’inizio. Il solito brutto spot dello sponsor del campionato anticipa l’ingresso in campo delle squadre. L’altoparlante diffonde il solito inascoltabile inno della Lega, poi la partita può avere inizio tra il rumore dei fuochi d’artificio che esplodono fuori lo stadio.

L’avvio del gioco è piuttosto lento da entrambe le parti. I primi dieci minuti somigliano molto ad una fase di studio, con l’Inter ben raccolta dietro e la Juventus a gestire il pallone senza però mai trovare un varco o un’accelerazione. Dopo un tiro di Rabiot parato da Handanovic, al dodicesimo minuto la partita si sblocca. L’Inter passa in vantaggio alla prima occasione. Hakimi dalla fascia destra si accentra portandosi dietro Frabotta e scarica su Vidal al limite dell’area. Il cileno si libera di Chiesa e apre nuovamente a destra dove liberissimo, con la Juventus risucchiata al centro dell’area, si è inserito Barella. Il centrocampista ha tutto il tempo per controllare e rientrare sul sinistro. Il cross è perfetto, taglia tutta l’area e cade sul secondo palo dove arriva Vidal che di testa brucia Danilo. L’Inter è in vantaggio. Un’altra batteria di fuochi d’artificio esplode fuori lo stadio per celebrare la rete. 
Il gol non scuote la Juventus come invece sarebbe lecito attendersi. La manovra è troppo lenta. Totalmente priva di movimenti tra le linee risulta a tratti stagnante. Il tentativo di muovere il pallone da una fascia all’altra del campo richiede ogni volta almeno quattro passaggi in orizzontale tra i difensori, dando modo alla difesa avversaria di schierarsi e costringere il portatore di palla a tornare al punto di partenza con un inevitabile passaggio all’indietro. La Juventus sembra vuota, fragile e senza idee. Soffre in maniera eccessiva l’intensità e la fisicità degli avversari. Conte ha preparato la partita perfettamente. L’Inter ha il controllo del campo e la netta superiorità numerica in ogni situazione di gioco. Pirlo invece chissà se ha mai preparato una partita in vita sua. Innamorato del suo calcio liquido, vede la Juventus evaporare sul campo, nell’appuntamento più importante, senza riuscire ad intervenire. Frabotta è stato preso costantemente in mezzo da Hakimi e Barella senza che l’allenatore tentasse di porre rimedio al problema. Dalla panchina si sentivano solo inviti a far girare la palla più velocemente. 

Ottenuto il vantaggio l’Inter si trova a poter affrontare la partita nella situazione più congeniale al suo gioco. Difesa compatta e verticalizzazioni immediate su Lukaku. La squadra di Conte sfrutta alla perfezione anche l’ampiezza del campo, costringendo la Juventus ad affannose rincorse sugli esterni nerazzurri sempre liberi di ricevere il pallone e puntare il diretto avversario. Il primo tempo è totalmente di marca interista. Lukaku lanciato in contropiede costringe Szczesny ad una parata impegnativa. Sulla ribattuta Lautaro Martinez calcia alto a porta praticamente vuota. Ancora Lukaku, qualche minuto più tardi, in ripartenza aggira Chiellini e punta la porta, rallentato da Bonucci viene chiuso in tackle dal recupero di Chiellini. Il pallone uscito dal contrasto finisce nuovamente a Lautaro che, da buona posizione, calcia a lato. La Juventus non sembra neppure essere entrata in partita. L’Inter esce sempre agevolmente dal flebile e disorganizzato pressing dei giocatori bianconeri, continuando a costruire palle gol. Vidal e Barella danno ritmo e intensità al centrocampo interista. In particolare il giocatore cagliaritano, già autore del cross in occasione del gol, si rende protagonista di una serie di duelli fisici con Rabiot tutti risolti in suo favore. Da uno di questi confeziona un assist per Lukaku, lasciato libero al centro dell’area. Il destro incerto del centravanti belga è bloccato da Szczesny. 
Tutta la produzione offensiva della Juventus consiste in due conclusioni di Ronaldo, entrambe arrivate intorno alla mezz’ora di gioco. Due conclusioni da molto lontano che non spaventano Handanovic. Pirlo in panchina da l’idea di capire poco di quello che sta accadendo in campo. Rabiot per tutto il primo tempo parte inspiegabilmente largo sulla  destra, con l’unico risultato di pestarsi i piedi con Chiesa e di abbandonare ulteriormente Bentancur al suo destino. Frabotta si ritrova sempre isolato, mai sostenuto da Ramsey in fase difensiva e mai con un compagno vicino cui scaricare il pallone. Inevitabile per lui tornare sempre indietro da Bonucci e Chiellini. 
In fase di possesso palla, la Juventus insiste ad allineare cinque uomini sul fronte offensivo, schiacciandosi di fatto sulla folta retroguardia interista e facilitando il compito del trio di centrocampo di chiudere i varchi e rilanciare l’azione di contropiede che a quel punto non trova ostacoli. Conte ha colpito la Juventus nella situazione tattica che presenta le maggiori criticità fin da inizio stagione, sfruttando la lenta fase di transizione tra le due manovre per isolare il portatore di palla dal resto della squadra e, appena recuperato il possesso del pallone, colpire immediatamente in contropiede una squadra sbilanciata.

Il primo tempo si conclude su un punteggio di 1-0 che addirittura va stretto alla squadra in vantaggio. I cambi, che sembrano urgenti e necessari, rimangono nei pensieri di Pirlo. Dagli spogliatoi le squadre rientrano in campo con gli stessi uomini con cui hanno iniziato l’incontro. Sorprende la scelta di ripresentare Rabiot e Ramsey, entrambi completamente fuori partita. In particolare il centrocampista francese è stato autore di una prova impalpabile, a tratti imbarazzante per la facilità con cui perdeva duelli fisici con chiunque. Comincio a perdere le speranze in questo centrocampista che con tanta fiducia avevo accolto al suo arrivo a Torino. E’ un giocatore che ha grandi mezzi fisici e tecnici, come sostenuto di recente anche da Paratici, ma temo che ancora non abbia capito neppure lui che tipo di giocatore sia. Sfrutta poco un fisico impressionante con il quale potrebbe dominare il campo, vederlo perdere contrasti contro chiunque inizia a diventare irritante. 
Il tempo di riprendere a giocare e arriva subito il gol del 2-0. Con la Juventus in avanti, Bastoni recupera palla e trova un corridoio incredibile e inspiegabile per Barella, lanciato in campo aperto in completa libertà. Il centrocampista si presenta davanti a Szczesny e lo batte con un destro preciso sotto la traversa. Un gol che fatico anche a commentare. Una cosa che non avevo mai visto neppure su un campo amatoriale. Manca quasi un tempo intero ma la sensazione è che sia già finita. 

Il raddoppio interista risveglia Pirlo dal suo sereno letargo. Il tecnico interviene quando ormai sembra troppo tardi. Vanno fuori Ramsey e Rabiot, entrano Kulusevski e McKennie. Esce anche Frabotta, leggermente infortunato, rilevato da Bernardeschi, chiamato a ricoprire l’ennesimo nuovo ruolo della sua carriera juventina. L’inerzia della partita però non cambia. L’Inter, forte anche dell’entusiasmo per una partita che sta dominando, corre di più, appare fisicamente più solida e tatticamente molto meglio organizzata. Continua ad avere gioco facile nel venir fuori in tre passaggi dal flebile pressing juventino, ammesso che si possa chiamare pressing un giocatore che corre incontro agli avversari con il resto della squadra diviso tra chi guarda e chi scappa all’indietro, e a trovare sempre un uomo libero, principalmente Lukaku e Barella, oltre la linea del centrocampo bianconero. Le azioni da gol della squadra di Conte sono numerose. Per nostra fortuna, l’eccellente condizione atletica dei giocatori interisti non è accompagnata da altrettanta lucidità al tiro. Gli errori di mira soprattutto di Lautaro Martinez impediscono al risultato di assumere contorni imbarazzanti. Il passivo rimane tutto sommato contenuto e, a cinque minuti dal termine, la Juventus potrebbe riaprire la partita con l’unica vera palla gol costruita in tutto l’incontro. Un bello scambio tra Bentancur e McKennie libera alla conclusione, da posizione favorevole, Chiesa il cui tiro chiama Handanovic all’unico grande intervento della sua partita. Se arrivi al tiro una sola volta in novanta minuti è giusto perdere. Stasera non ci sono scuse. Il possesso palla leggermente più convinto della Juventus nella parte conclusiva dell’incontro non produce nulla. La partita finisce. Vince l’Inter 2-0 e purtroppo abbiamo poco da recriminare. La prestazione della squadra non è stata all’altezza dell’importanza che la partita rivestiva per i tifosi e soprattutto per una classifica che a questo punto non autorizza particolari sogni di gloria. La Juventus è apparsa fin da subito molle, disordinata, spenta.
Subìto il gol dello svantaggio non ha mai dato la sensazione di poter rimontare. E’ mancato completamente Ronaldo che, in questo momento, non ha nelle gambe l’intensità richiesta da un incontro del genere. E’ mancato Pirlo, uscito nettamente battuto dal confronto con Conte. Troppo legato alla sua idea di gioco, ha costantemente ignorato oppure non è stato in grado di porre rimedio alle difficoltà che la squadra stava affrontando. Il pressing isolato, lo spazio eccessivo concesso alle giocate degli avversari, l’incapacità di intervenire tempestivamente sulla partita con quei cambi arrivati quando ormai era chiaro che l’incontro e con esso forse il campionato erano già scivolati via.