Resta un ultimo trofeo ancora a disposizione della Juventus per non chiudere a mani vuote, per la prima volta dopo dieci anni, una stagione decisamente al di sotto delle aspettative. Dopo la vittoria ottenuta allo stadio “Franchi” nei minuti conclusivi della gara di andata, la squadra di Allegri ospita allo Stadium la Fiorentina. Va in scena l’atto decisivo dell’eliminatoria che mette in palio un posto per la Finale di Coppa Italia in programma l’undici maggio. L’Inter, superato di forza l’ostacolo Milan, sommerso con un pesante tre a zero, attende di conoscere la rivale che quel giorno le contenderà il trofeo allo stadio Olimpico di Roma.

A Torino, con adeguata tifoseria al seguito, si presenta una delle tante squadre che, senza particolari ragioni, nel corso degli anni si sono autoproclamate rivali storiche dei bianconeri. Loro ci credono veramente ma per noi valgono più o meno come un foruncolo. Sicuramente fastidioso, soprattutto le rarissime volte che si infetta, ma inevitabilmente destinato a sparire nel giro di poco tempo. Comunque reduce da un buon periodo di forma, durante il quale è riuscita a risalire la classifica fino ad avvicinare le posizioni che garantiscono l’accesso alle competizioni europee più importanti, la Fiorentina rappresenta un ostacolo insidioso sul cammino della Juventus verso l’atto conclusivo del torneo.

Allegri, alla caccia della sua quinta finale di coppa Italia sulla panchina bianconera, presenta la squadra schierando l’ormai abituale 442 che ha accompagnato la Juventus per gran parte di questa stagione. Perin in porta; De Sciglio, Bonucci, De Ligt, Alex Sandro formano la linea di difesa; a centrocampo, spazio per Bernardeschi, Zakaria, Danilo e Rabiot; mentre la coppia offensiva composta da Vlahovic e Morata chiude le scelte del tecnico bianconero. Restano fuori, almeno inizialmente, Cuadrado e Dybala, due dei giocatori più importanti della rosa. Il protrarsi di un periodo di forma non particolarmente brillante per entrambi, ha suggerito al tecnico di concedere loro un turno di riposo nonostante l’importanza della partita.
Italiano manda in campo la sua squadra allineandola nel classico 433. Dragowski; Venuti, Martinez Quarta, Igor, Biraghi; Ikonè, Torreira, Duncan; Gonzalez, Cabral, Saponara; sono gli uomini scelti dall’allenatore viola per tentare di ribaltare il risultato maturato nella gara di andata.
Nonostante qualche spazio rimasto vuoto nella costosa Tribuna Est, una buona cornice di pubblico accoglie le due squadre che scendono in campo vestite nei loro tradizionali colori. Viste le recenti trovate di marketing che hanno costretto i tifosi a sopportare maglie prive di tradizione, identità e fascino, vedere la Juventus indossare il bianconero è sicuramente la prima notizia rassicurante della serata.

Al fischio d’inizio dell’arbitro Doveri, è la formazione ospite ad approcciare la partita con maggiore determinazione. La squadra di Italiano prende per prima l’iniziativa e  prova ad impostare la sua gara nella metà campo bianconera. La Juventus per alcuni momenti sembra faticare a trovare il giusto assetto per affrontare i primi attacchi portati dai giocatori viola, che ottengono immediatamente due calci d’angolo al termine di insistite azioni a ridosso dell’area di Perin. La squadra di Allegri riesce comunque ad adeguarsi presto al ritmo sostenuto imposto alla partita dalla necessità della Fiorentina di ribaltare la sconfitta subita al Franchi. La Juventus trova il suo bilanciamento difendendosi su due linee da quattro uomini molto compatte ed efficaci nel chiudere gli spazi. Fin da subito la fase difensiva bianconera trasmette una sensazione di solidità anche di fronte al continuo movimento degli attaccanti di Italiano. Con il pallone tra i piedi, i giocatori di Allegri provano rapidamente a sfruttare gli spazi che una Fiorentina schierata con un baricentro piuttosto alto inevitabilmente concede. La Juventus questa volta non si perde in laboriose impostazioni che partono dalla difesa, ma cerca immediatamente la verticalizzazione verso Vlahovic che, attraverso un attacco continuo alla profondità, prova ad aprirsi un varco tra Martinez Quarta e Igor. Poco prima del quarto d’ora di gioco, il centravanti serbo, servito da Morata, impegna Dragowski con un diagonale di sinistro.
La prestazione della Juventus sale di livello con il passare dei minuti. La manovra della Fiorentina appare adesso meno fluida e poco efficace. Nella buona prova complessiva del centrocampo bianconero emerge Rabiot, che in diverse circostanze si sgancia dalla fascia sinistra di competenza per cercare zone di campo più centrali dove far valere al meglio le sue caratteristiche, soprattutto fisiche. Si nota molto il francese in fase di contrasto e ripartenza, aiutando la squadra ad alleggerire la pressione portata dai rivali. In generale la Juventus sembra fare bene quello che chiede il calcio del suo allenatore. Difende con ordine, lasciando alla Fiorentina l’illusione di gestire la partita e quindi cerca di colpire con ripartenze pericolose. Come troppo spesso abbiamo visto nel corso della stagione però la squadra difetta in fase di rifinitura e conclusione. Tante potenziali occasioni per passare in vantaggio sfumano per scelte di passaggio troppo affrettate, ingenui fuorigioco oppure tocchi sbagliati. Morata, a metà del primo tempo, riceve da Vlahovic un buon pallone in piena area di rigore ma ritarda un momento di troppo la conclusione, favorendo la chiusura in angolo da parte della difesa viola. 
La sfida scorre su toni agonistici piuttosto elevati nonostante le frequenti interruzioni. Tra problemi tecnici ai sistemi di comunicazione della terna arbitrale e interventi che rendono necessario l’intervento dei sanitari, si perde qualche minuto. La regia approfitta di una pausa dal gioco per offrire un’immagine di Agnelli e Nedved che seguono la partita in piedi dall’ultima fila della Tribuna, una scena che sta diventando sempre più frequente in occasione degli incontri disputati allo Stadium.
E’ da poco trascorsa la mezz’ora quando la Juventus si propone nuovamente dalle parti di Dragowski. Morata dalla sinistra cerca il secondo palo. Il cross dello spagnolo sembra cadere in una zona priva di maglie bianconere, ma l’uscita fuori tempo del portiere viola crea grande difficoltà a Biraghi che rinvia verso Bernardeschi, libero nel cuore dell’area. L’esterno controlla di petto e con il sinistro scavalca il portiere polacco. La Juventus è avanti. Esulta Bernardeschi tornato al gol con una giocata pregevole. Esulta Pinsoglio assieme allo Stadium. La finale adesso è più vicina.

Incassata la rete la Fiorentina prova a riprendere in mano la partita e a riversarsi nella metà campo avversaria. Venuti impegna Perin con una conclusione dalla distanza contenuta dal portiere con relativa tranquillità. Qualche minuto più tardi, Cabral aggira un ingenuo De Sciglio sulla linea di fondo, si accentra e calcia con forza in porta trovando sulla strada verso il pareggio la pronta risposta di Perin, reattivo nel mettere riparo al grossolano errore del terzino. Va comunque riconosciuto a De Sciglio di avere un rapporto invidiabile con la buona sorte. Raramente dai frequenti strafalcioni del terzino la Juventus subisce reti. Dopo l’errore, De Sciglio perde lucidità nei minuti finali del tempo, rimediando un cartellino giallo che gli costerà la squalifica per la prossima partita.
Esauriti i quattro minuti di recupero concessi da Doveri, il primo tempo si chiude con la Juventus avanti di una rete. Tutto sommato una buona prova per la formazione di Allegri, soprattutto se paragonata alla prestazione pessima offerta soltanto pochi giorni prima contro il Bologna. Sul prato dello Stadium si è vista una squadra presente nella partita sia dal punto di vista mentale che fisico. Pur non incantando, la Juventus ha gestito con buona padronanza l’incontro, trovando con Bernardeschi la rete che indirizza in maniera pesante la qualificazione. Messaggi di prudente apprezzamento, per quanto visto in campo nel corso dei primi quarantacinque minuti, arrivano dai soliti gruppi di whatsapp che accompagnano l’intervallo. Forse è ancora presto per iniziare a pianificare un viaggio a Roma ma la squadra tutto sommato è piaciuta. 

La solita scomoda sedia attende il tifoso che riprende posto davanti alla tv mentre le squadre rientrano dagli spogliatoi. Italiano propone subito la sua prima sostituzione. Amrabat rileva Torreira, infortunato nel finale di primo tempo. Come ad inizio partita, anche nella ripresa è la Fiorentina ad approcciare con maggiore determinazione. Martinez Quarta, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, di testa impegna Perin in una difficile deviazione. La Fiorentina prende fiducia e prova a spingere alla ricerca del gol che potrebbe riaccendere qualche speranza di qualificazione. Nonostante la pressione esercitata, la squadra di Italiano non riesce però a creare particolari problemi alla difesa bianconera. E’ anzi la Juventus, con una veloce ripartenza, ad andare vicina alla seconda rete con Zakaria. Lanciato da Vlahovic in area di rigore, il centrocampista svizzero calcia di potenza colpendo l’esterno del palo. La partita scorre su buoni ritmi, favorita anche dal metro arbitrale adottato da Doveri, poco incline a premiare le cadute per contatti leggeri. La Juventus, pur continuando a non correre rischi, rispetto alla prima frazione di gara, cerca in misura minore la profondità con i palloni verticali su Vlahovic. Tolta l’occasione di Zakaria, non si vedono quasi mai le maglie bianconere dalle parti dell’area viola. Nonostante la minore pericolosità della squadra di Allegri in questa prima fase del secondo tempo, il maggior possesso palla esercitato dalla squadra di Italiano si risolve in uno sterile palleggio, prevalentemente all’altezza della trequarti offensiva, che non produce occasioni da gol. Il piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv segue la partita con relativa tranquillità, leggermente impensierito soltanto da un calcio di punizione di Biraghi che termina sul fondo passando non troppo distante dal palo.
Allegri capisce che è necessario aumentare il tasso tecnico della squadra per facilitare il controllo del pallone e quindi della partita. E’ da poco trascorsa la metà della ripresa quando il tecnico richiama in panchina Morata, autore questa volta di una prova non particolarmente brillante, e manda in campo Dybala. Lo Stadium applaude con grande convinzione l’ingresso dell’argentino. Sulla sponda viola, Italiano interviene in maniera più radicale proponendo altri due cambi. Il tecnico prova ad alzare il livello offensivo della sua formazione inserendo Sottil e Callejon al posto di Saponara, lentamente scivolato ai margini della partita dopo un buon primo tempo,  e di Venuti, indimenticato eroe della partita d’andata.
Dybala regala fin da subito piccoli momenti di qualità che consentono alla squadra di giocare il pallone più avanti. Dopo uno scambio con l’argentino, Bernardeschi dalla trequarti, con un cross preciso, libera Rabiot solo davanti a Dragowski. Il francese controlla, batte il portiere polacco ed esulta con i compagni per un gol che avvicina notevolmente la finale. Il primo replay proposto dalla regia insinua però, nel piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv che, in maniera incauta, aveva troppo presto celebrato il due a zero, più di qualche dubbio circa la regolarità della rete. Rabiot, seppur di poco, appare più avanti rispetto a Biraghi, ultimo difensore viola. Il fuorigioco non sfugge alla revisione del Var. Il gol viene annullato. Per Rabiot sfuma la possibilità di coronare con la rete una prestazione da migliore in campo.

Allegri interviene ancora sulla sua squadra. Toglie De Sciglio, gravato dal cartellino giallo e apparso in difficoltà prima contro Saponara poi anche contro Sottil, inserendo Cuadrado al suo posto. Il tecnico, come secolare abitudine, decide inoltre di blindare la difesa mandando in campo Chiellini al posto di Bernardeschi, quasi scomparso nel secondo tempo. Infine, concede qualche minuto di riposo a Vlahovic, sostituito da Kean. Per Italiano arriva invece il momento di rischiare il tutto per tutto. Il tecnico viola cerca di forzare il destino della partita inserendo Piatek e Maleh al posto di un evanescente Ikonè e del modesto Duncan. Nonostante le quattro punte viola in campo contemporaneamente, il mondo rimane come era prima. Gli ultimi minuti scorrono con relativa tranquillità per i tifosi juventini, preoccupati più che altro dalla possibilità di un imprevisto che possa portare alla concessione di un calcio di rigore in favore dei nostri avversari. 
Un colpo di testa di Cabral termina sul fondo controllato da Perin. 
La finale di Roma si avvicina. 
Dagli spalti si alzano i primi cori contro l’Inter, comodamente in attesa di conoscere la sfidante. Inutile negarlo, il fatto che saranno proprio quelli lì a contendere la coppa alla Juventus, alza il significato di quella partita anche oltre la conquista di un trofeo.
Amrabat chiude una lunga azione della Fiorentina con un passaggio a Perin. Infine ancora il portiere bianconero si oppone ad un diagonale di Sottil, agevolato da un disimpegno sbagliato da parte di Zakaria.
La partita scorre velocemente verso la conclusione. Partono i cinque minuti di recupero concessi da Doveri. La Fiorentina sembra non avere più nulla da dire. Ha messo in campo tutto quello che aveva senza essere riuscita a scalfire la Juventus che, adesso, controlla in serenità i momenti finali dell’incontro e ad un soffio dal fischio di chiusura affonda ancora. Cuadrado entra in area dalla destra, punta e salta Martinez Quarta, quindi dalla linea di fondo serve un pallone arretrato per Danilo. Il terzino, reinventato centrocampista per via dell’emergenza infortuni, accarezza la palla nell’angolo più lontano, arricchendo una buona prestazione con il gol che sigilla la qualificazione. Inizia la festa allo Stadium mentre in campo la squadra celebra l’imminente conquista di un traguardo importante. 

Il recupero si esaurisce. Doveri fischia la fine. La Juventus, per l’ottava volta in undici stagioni, raggiunge la finale di Coppa Italia.
“Dopo novanta minuti di sofferenza”, dice Calegari in telecronaca.
“Ma questo che partita ha visto?”, risponde qualcuno seduto davanti alla tv.

Il destino offre dunque ai bianconeri un nuovo scontro diretto contro i più acerrimi rivali per riscattare, seppur parzialmente, una stagione avara di soddisfazioni.
La Juventus adesso deve, nelle prossime tre giornate di campionato contro Sassuolo, Venezia e Genoa, mettersi al riparo da qualsiasi possibile imprevisto circa il raggiungimento di una posizione utile per accedere alla prossima Champions League prima di concentrarsi sulla sfida di Roma. La squadra determinata e solida vista contro la Fiorentina sarà sufficiente per portare a compimento la missione. 
Dopo toccherà all’Inter…