Meglio tardi che mai, sembra un proverbio vecchio e bacucco, ma la vittoria sul Bologna mi ha aperto gli occhi (speriamo).
Dopo Conte, Allegri e Sarri, tre allenatori certamente impermeabili a qualsiasi  consiglio, il presidente ha scelto un allenatore non ancora allenatore per guidare la Juventus al fine di influenzare direttamente le decisioni inerenti alla prima squadra. 
Senza offesa alcuna: lo hanno già fatto anche G. Agnelli e soprattutto Boniperti, che assunse Trapattoni che fino ad allora non aveva mai guidato una prima squadra. Stanco di subire la volontà dei suoi allenatori: si fa per dire, perché i tre sopraccitati hanno deciso ben poco durante la loro militanza nella Juventus. Conte *desiderando* acquisti pesanti non certo quelli da dieci euro (ha continuato a richiederli nel Chelsea e recentemente nell`Inter). Allegri propose di cambiare diversi "senatori" col risultato di venir sostituito lui medesimo. A Sarri non hanno dato la possibilità di esprimere un parere. Il presidente, scusate ma a questo punto dobbiamo disambiguare il termine dato che questo titolo si riferisce a due tipologie di comando: una dicasi presidente-dipendente (Zoff nella Lazio, Boniperti nella Juventus e pochi altri) e l`altra chiamiamola presidente-padrone, definizione più esplicativa del solo titolo di presidente. Ecco perché spesso coloro che chiamano Berlusconi con il titolo di presidente l'accompagnano ad un sorrisetto compiacente, come per scusarsi del termine che ben sanno essere diminutivo in confronto alle possibilità di comando che ha Berlusconi, paragonato ad un presidente-dipendente.

Ora il nostro presidente-padrone, stanco di subire le *angherie* di allenatori che hanno comportamenti non consoni ad un dipendente, decide di formarsene uno in casa, a sua somiglianza. Ecco spiegato perché la "barba da barbone" che sfoggia Pirlo viene tollerata.
Non concepivo il perché di tante frasi senza senso distribuite nelle prime interviste a destra e a manca come fossero uscite dal Santo Gral, un principiante di solito è umile, inoltre ringrazia chi prima di lui ha fatto un buon lavoro (nel dopo Guardiola per esempio le sue squadre hanno sempre continuato a vincere). Il "maestro" declamava come un chierichetto o come un giovane compagno, se mi permettete il termine, sembrava leggesse dai* dieci comandamenti* o dal *libretto rosso* per chi conosce l`altra religione.
Ora i comandamenti-dogmi iniziali sono stati buttati a mare (per nostra fortuna: non c`erano i giocatori, forti a sufficienza, per quel tipo di gioco). Da oggi in poi vale solo un legge: VINCERE! Giocano i migliori, formazione sensata (tre centrali): un grazie ad Allegri (altrimenti Lidia mi sgrida). Strategia alla Iachini o alla Mazzarri se preferite. (Vi SCONSIGLIO  vivamente di assumere Mazzarri, perché tutte le squadre che ha allenato finora, hanno conseguito risultati umilianti dopo il suo esonero, dev`essere uno stregone voodoo in incognito.
Se non riuscite ad immaginarvi la vostra squadra senza Mazzarri non è un problema irrisolvibile: basta assumerlo a vita che, anche se non è un simpaticone, di calcio ne capisce certamente più di me ma anche più di tanti che  allenano o hanno allenato in serie A.).
Mea culpa, mia grandissima colpa: ho definito Chiellini uno Zombi (zombie per gli internazionali), per l`intervista rilasciata alla vigilia di Inter-Juventus, ma lo zombi ero io che non aveva capito nulla di nulla. Se l`unica legge che vale d`ora in poi è: VINCERE, diventa obbligatorio definire le priorità: non si possono giocare con il massimo sforzo due finali in tre giorni, per cui la supercoppa diventa automaticamente prioritaria perché vincere la Coppa Susy(definizione non mia)può rivoltare la stagione.
A Torino considerano l`Inter una *papabile* per lo scudetto solo davanti ai microfoni, a porte chiuse molto probabilmente sghignazzano (dimostrato a Milano giocando come se si trattasse di un allenamento disfaticante).

Porgo le mie più sentite scuse a Chiellini a Pirlo e al nostro Presidente-padrone-allenatore con la promessa che in futuro conterò fino a dieci prima di permettermi di criticare il loro operato.